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Venerdì, 16 Aprile 2010 13:46

Caritas Italiana sulle Banche Armate

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Il direttore della Caritas ritiene che la faccenda “Banche armate” chiami in causa ogni cristiano. Anche la sua organizzazione sta facendo alcuni passi in quella direzione

Per le 220 Caritas diocesane la promozione della carità e l’educazione alla pace sono due pilastri del loro agire quotidiano. Lavorano a stretto contatto con le comunità ecclesiali. Ma, soprattutto, a braccetto con gli emarginati della società dell’opulenza. Mons. Vittorio Nozza, direttore dal gennaio del 2001 di Caritas Italiana, ci è parso, dunque, un testimone eccellente della chiesa più sensibile, non solo alle vite imbrattate da un destino avverso, ma anche ai temi dell’eticità nelle scelte finanziarie. È a lui, pertanto, che abbiamo girato alcuni interrogativi. Ai quali è stata data una risposta scritta. 

 

 

 

 

Mons. Nozza, conosce la Campagna di pressione alle “Banche armate”?

Sì, la conosciamo. La crescente sensibilità verso i temi dell’utilizzo etico delle risorse ha rappresentato una preoccupazione costante di Caritas Italiana, sia per quanto riguarda le prassi gestionali interne, sia per accompagnare la crescita di questa attenzione nella comunità cristiana e civile del nostro paese.

 

Quindi, ne condivide l’impianto? Ne avete mai discusso con qualche diocesi?

Diciamo che è condivisibile il senso complessivo, cioè la sottolineatura dei criteri di trasparenza, coerenza, stili di vita, scelte etiche. Tutto questo rientra in una riflessione più ampia, che si sta portando avanti da anni sui criteri etici di gestione e si declina anche attraverso le tematiche e le progettualità legate alla pace e alla risoluzione dei conflitti, al rapporto tra etica e finanza, agli stili di vita, all’educazione alla mondialità in senso lato, trattata anche nei percorsi formativi, dall’obiezione di coscienza fino al servizio civile.

 

A vostro avviso, quello trattato dalla Campagna è un tema ecclesiale?

Certamente. È un tema toccato in molti dei messaggi annuali per la Giornata della pace. Inoltre, basti pensare alla Sollicitudo rei socialis, la grande enciclica sociale di Giovanni Paolo II, del 1987, dove si afferma: «È necessario adoperarsi per costruire stili di vita nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune, siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti ».

Lo è ancor di più alla luce dell’enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI, dove si dice che «l’esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà» .

 

Il vostro impegno in un percorso etico vi ha portato a scartare delle banche che compaiono nella lista della Presidenza del Consiglio e legate all’export armiero?

Abbiamo compiuto diversi passi importanti. Ad esempio, ci sono stati un confronto e il tentativo di elaborare un documento sui criteri etici; abbiamo esercitato un’azione di stimolo, nei confronti del mondo bancario profit, ad assumere atteggiamenti di sempre

maggiore responsabilità sociale. Da parte nostra c’è grande attenzione, e abbiamo contribuito alla nascita di esperienze di economia alternativa nel nostro paese. È in atto, infine, una riflessione avviata e proposta alle Caritas diocesane su etica/finanza/economia/ stili di vita, anche alla luce degli effetti della crisi.

Ci resta un dubbio inevaso: ma la Caritas si serve o no delle “Banche armate”?.

Dossier Nigrizia

Letto 1948 volte Ultima modifica il Lunedì, 14 Febbraio 2011 15:29

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