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Venerdì, 26 Febbraio 2016 14:49

Comunità di Bose. Enzo Bianchi e il Libro blu della preghiera ecumenica

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Comunità di Bose. Enzo Bianchi e il Libro blu della preghiera ecumenica

di Marco Galloni

Prima del Concilio Vaticano II un’avventura come quella della comunità di Bose sarebbe stata impensabile: lo ha detto Enzo Bianchi, priore di Bose, martedì 1 dicembre 2015 durante una conferenza sulla vita monastica interconfessionale organizzata dal centro “Alberto Hurtado” della Pontificia Università Gregoriana.

L’unico esperimento preconciliare di vita comunitaria tra cristiani di confessioni diverse, ha aggiunto Bianchi, è quello realizzato da Maria di Campello, una missionaria francescana che negli anni ’20 del secolo scorso costituì, insieme ad alcune sorelle tra cui due anglicane, una fraternità di vita semplice in un piccolo convento vicino alle fonti del Clitunno. Il vescovo di Spoleto si oppose, condizionando pesantemente la vita della comunità. Una comunità peraltro dotata di straordinarie capacità profetiche e di dialogo: Maria riuscì a tessere relazioni con Albert Schweitzer, George Tyrrell, Ernesto Bonaiuti, don Primo Mazzolari, padre Balducci e perfino con il Mahatma Gandhi. Nei suoi scritti si scopre un notevole spessore spirituale. Non c’è nulla di devozionale, nessuna traccia di proselitismo camuffato da ecumenismo. Maria afferma che ognuno deve restare fedele alla via in cui lo ha posto il Signore, ma che è possibile camminare insieme per «cercare Dio e vivere sulle tracce di Gesù».

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Letto 3206 volte Ultima modifica il Venerdì, 26 Febbraio 2016 14:59

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