Vita nello Spirito

Martedì, 01 Agosto 2006 01:52

Piccolo grande Fratello (Mons. Claude Rault)

Vota questo articolo
(0 Voti)

La beatificazione di Charles de Fou cauld ha avuto luogo a San Pietro domenica 13 novembre 2005.

Piccolo grande Fratello

di Mons. Claude Rault *

 

La beatificazione di Charles de Fou­cauld ha avuto luogo a San Pietro domenica 13 novembre 2005.

Prevista per la festa di Pentecoste, era stata rinviata a causa della morte di Gio­vanni Paolo II. Anche se Benedetto XVI ha de­ciso ora di dare un carattere più discreto e più locale alle beatificazioni, Roma è stata ritenuta più adatta per meglio rimarcare la vocazione di "fratello universale" di Charles de Foucauld. E’ proprio in questo senso che egli ha voluto condurre la sua vita seguendo Gesù.

Ci sono voluti tempo ed esitazioni perché alla fine abbia visto la luce questo riconosci­mento da parte della Chiesa universale. Sarà stato perché egli ha scritto troppo o è stato troppo legato alla colonizzazione? Tutto ciò non è estraneo a questi ritardi. La Nostra Chiesa d'Algeria non era certo ansiosa di vede­re questo figlio della Francia coloniale promos­so "beato". Occorreva che la sua figura si allon­tanasse e si situasse "altrimenti" che come residuo e prolungamento di una Chiesa coloniale.

Il decennio di violenza è stata l'occasione di questo cambiamento, e la manifestazione della volontà di questa Chiesa di essere più in­carnata nel cuore del popolo algerino. Essa ha unito il suo sangue a quello delle vittime del terrorismo, rifiutandosi di abbandonare il Pae­se malgrado le minacce dei gruppi armati e cer­te pressioni dall'estero. Ha acquisito, attraver­so questa solidarietà vissuta, una certa cittadi­nanza? Ad ogni modo essa è ora impegnata in un nuovo percorso che non potrà portare a ter­mine se non in collaborazione e in mezzo al popolo algerino, in nome della sua vocazione: esprimere la fratellanza universale al di là dell'appartenenza religiosa e nazionale.

Ecco la nostra Chiesa d'Algeria liberata dal­la gogna post-coloniale: la nuova ondata dei suoi membri è di origine planetaria, alcuni sto­rici algerini rivisitano la sua storia antica contrassegnata dall'irraggiamento di sant'Agosti­no, figlio di questo Paese. Questa Chiesa ha meno beni di un tempo, sopravvive fragilmen­te data la sua esiguità. Ma e in questo contesto che ha potuto «rianimare» il processo di beati­ficazione senza temere troppo le inevitabili ricadute intorno alla complessa figura di Charles de Foucauld, uomo dal percorso vario e dagli aspetti contrastati, perfino disorientanti, che agli occhi di alcuni rimane una figura controversa.

Ufficiale pigro e scadente, tuttavia capace di coraggio, avventuriero scientifico in grado di lavorare sedici ore al giorno per preparare la sua esplorazione in Marocco, elegante visconte vestito da ebreo errante per le necessità della causa, tornato alla fede della sua infanzia gra­zie all'esempio dei musulmani devoti, missio­nario pieno di zelo che vive nel rispetto dei musulmani, mistico e pratico, eremita alla ri­cerca di relazioni, francese convinto divenuto amico intimo di una popolazione che gli salva la vita, amico dei militari a cui arriva a fare da consigliere per una buona amministrazione, fa­miliare con i Tuareg di cui sollecitava l'evoluzione, esperto della loro lingua, vagheggiante il martirio ed assassinato da un giovane guardiano in preda al panico… Quante contraddizio­ni! Saranno troppe per superare "l'esame di promozione" alla santità?

Si può comprendere l'accanimento di alcu­ni a demolire questa statua appena edificata! I sostenitori della nonviolenza gli fanno un pro­cesso senza attenuanti, certi cristiani pronti a mettere il sacro-cuore sullo stendardo della Re­pubblica sono pronti a farne il loro porta bandiera, e suoi discepoli più fedeli sono talvolta infastiditi di vederlo «beato»; la loro modestia non chiede tanto... Ecco una beatificazione che fa agitare molta gente e provoca diversi turba­menti!

E se questo ci dicesse qualcosa in più sulla santità? La santità è troppo spesso assimilata alla perfezione, così sublime, soprattutto per la nostra scala umana. La perfezione è solo in Dio. Nell'uomo non è che il bruciore del desi­derio di avvicinarsi a quella di Dio, non il suo compimento. Si tratta di una tensione, spesso dolorosa, verso l'impossibile. Si tratta di voler il più grande bene dell'altro senza poterlo vera­mente compiere.

Charles de Foucauld non era un uomo "perfetto", ben lungi da questo. Deploriamo le sue scappatelle giovanili e i suoi passi falsi d'uomo maturo, perfino di convertito. E se egli avesse donato un volto più umano, perfino più fragile alla santità? Non gli è riuscito tutto nel­la vita, nemmeno nelle sue vette più alte. Non ha saputo sempre liberarsi dei suoi lati militari­stici, ha visto l'avvenire della zona dell'Hoggar e del Sud algerino solo nella cornice del colo­nialismo, fosse pure dal volto umano. Possia­mo rimproveragli di esser stato un uomo del suo tempo? A un eminente interlocutore che tacciava Charles de Foucauld di "cantore della colonizzazione”, mons. Teissier, arcivescovo di Algeri, rispondeva: "No, è stato il cantore della fratellanza universale nel contesto della colo­nizzazione”.

Ciò non impedisce che il fondo dell'uomo, la sue scelte radicali al servizio di Dio e del suo "ben amato Gesù", il suo impegno a raggiun­gere i più lontani e i più poveri, le sue ore pas­sate in preghiera e in adorazione, le sue giorna­te trascorse ad accogliere tutti come fratelli, il suo vagabondaggio spirituale in cerca della sua vocazione, e tanti altri aspetti della sua personalità ce lo rendono vicino e accessibile. Final­mente un santo alla nostra portata, anche se lui resta… inimitabile!

"L'albero si riconosce dai suoi frutti", dice­va Gesù. E questi frutti sono qui famiglie reli­giose di uomini e di donne nate dall'intuizione profonda di Charles, i "piccoli fratelli e le "piccole sorelle" sparsi per il mondo negli an­goli più lontani, nei luoghi meno accessibili, nelle zone urbane meno frequentate dalla Chiesa stessa. Questi figli spirituali del "fratello universale" scelgono prioritariamente le po­polazioni più povere, le più abbandonate, le più escluse, talvolta al limite del possibile. Questi frutti sono anche migliaia di preti e di laici che hanno scoperto attraverso il suo mes­saggio un modo di vivere il Vangelo dal basso, nella condivisione fraterna, nella cura dei più piccoli e nell'adorazione silenziosa. Questi frutti sono infine tutti quegli uomini e quelle donne che, senza appartenere alla sua famiglia spirituale e neppure alla sua religione, hanno scoperto la grandezza di questa personalità e la sua dimensione spirituale.

Beato Charles, che attraverso i suoi tenten­namenti, la sua sete di solitudine e di relazio­ni, il suo grande amore per Dio e per il prossi­mo, mostra ancora oggi il cammino della fra­tellanza universale! Ci invita ad uscire dalle nostre rigidità, dalle nostre frontiere rassicu­ranti, dal nostro piccolo comfort spirituale, a ri­levare le numerose sfide che egli ha affrontato senza riuscire sempre. Sta a noi continuare il cammino tracciato.

* L'autore di questo articolo è vescovo di Laghouat (Sahara algerino). L'articolo è stato pubblicato sul quotidiano francese La Croix il 9/11/2005 con il titolo originale "L'univers beatifiè".

(da Adista, n. 82, 29/11/2005)

Letto 1025 volte Ultima modifica il Giovedì, 23 Settembre 2010 23:09
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search