Ecumene

Sabato, 05 Febbraio 2005 15:01

L’assunzione di Maria (Renzo Bertalot)

Vota questo articolo
(0 Voti)

Dobbiamo essere grati ai teologi di Dombes per aver pazientemente e accuratamente lavorato sulla figura di Maria prendendo in esame il contenzioso secolare che esaltava le contrapposizioni confessionali senza intravederne le convergenze.

CAPITOLO UNDICESIMO *

Premessa

Il Gruppo di Dombes è composto da una quarantina di teologi cattolici e protestanti che da oltre mezzo secolo si propongono di indagare i punti controversi che incidono fortemente sul dialogo ecumenico e costituiscono un ostacolo alla comunione delle chiese. Non sono ufficialmente incaricati dalle chiese e quindi sotto quest'aspetto non possono avere l'autorità necessaria per inserirsi nel moltiplicarsi dei dialoghi interconfessionali. Tuttavia, pur non avendo un mandato, la loro ricerca spontanea è di per sé autorevole e vale la pena di seguirla con la dovuta attenzione.
Ci soffermeremo sulla loro ultima proposta: Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi (1).
Dobbiamo essere grati ai teologi di Dombes per aver pazientemente e accuratamente lavorato sulla figura di Maria prendendo in esame il contenzioso secolare che esaltava le contrapposizioni confessionali senza intravederne le convergenze. Non è stata una fatica facile perché la storia cristiana del secondo millennio si era mossa alternativamente con dei sì e dei no.

Chi era preoccupato di un eccessivo parallelismo con l'Ascensione di Cristo temeva uno slittamento a danno della cristologia (Lutero). Altri s'interrogavano se l'Assunzione comportasse la risurrezione del corpo oppure no. Altri ancora (gli ortodossi) privilegiavano il termine «Dormizione» (2). «Nessuno è mai stato in cielo; soltanto il Figlio dell'uomo. Egli infatti è venuto dal cielo» (Gv 3,13). Infine rimaneva incerto il problema della morte di Maria almeno fino alle ultime precisazioni dell'attuale pontefice: «Alcuni teologi, in verità, hanno sostenuto l'esenzione della Vergine dalla morte e il suo passaggio diretto dalla vita terrena alla gloria celeste. Tuttavia questa opinione è sconosciuta fino al XVII secolo, mentre in realtà esiste una tradizione comune che vede nella morte di Maria la sua introduzione alla gloria celeste» (3).

Anche nel nostro tempo sono state adoperate delle parole molto forti polemicamente. K. Barth non ha esitato a parlar della mariologia come di una «eresia» e di un «ramo parassitario» da potare. Giancarlo Bruni, professore al «Marianum», ha messo recentemente in rilievo l'eco delle contrapposizioni dell'area protestante italiana alla mariologia cattolica (4).

Difficoltà

Il Gruppo di Dombes non si è nascosto le difficoltà inerenti al nostro tema. Nell'area anglicana, si è fatto notare che il dogma non è "sufficientemente" (5) sostenuto dalla Scrittura, non trova riscontro nei 'credo', risente dell'infallibilità papale e non è frutto di un concilio. Gli ortodossi, nonostante l'assonanza con la loro interpretazione della «Dormizione», ritengono "illegittimi" i termini dei dogmi mariani, perché sono stati formulati dopo la separazione del 1054 e all'ombra dell'infallibilità papale.

Metodo di lavoro

Per sfrondare il percorso ecumenico dalle difficoltà tradizionali i teologi di Dombes si propongono di approfondire la tematica richiamandosi contemporaneamente alla «gerarchia delle verità» indicata dal Concilio Vaticano II e alla «giustificazione per fede», pietra miliare della dogmatica luterana. Come per il dogma dell'Immacolata Concezione il punto di partenza è e rimane l'incondizionata grazia di Dio che sempre ci precede e ci coinvolge nelle nostre risposte. Dio crea la nostra libertà. La riflessione teologica assume allora la caratteristica della coerenza con il nesso cristologico centrale: proclamazione di un dono che diventa compito, riconoscenza e servizio. In tal senso va inteso ogni discorso sulla "cooperazione", sul nostro partecipare alla iniziativa divina: sola gratia. È il suo permesso che viene concesso sempre prima, mentre noi veniamo sempre dopo Dio (6). Le inclinazioni pelagiane, anche nella loro forma erasmiana più blanda, sembrano non adombrare ulteriormente la teologia cristiana.

Alla luce della risurrezione di Cristo e dell'inaugurazione del Regno di Dio anche l'Assunzione di Maria può essere intesa come un già anticipato del "non ancora", come la visione datata della fede cristiana nei confronti del nostro avvenire e come una predicazione del nostro destino con il Signore. Ancora una volta la riflessione sulla figura biblica di Maria viene inquadrata, secondo la ricerca dei teologi di Dombes, nella testimonianza della sola grazia, come pegno, promessa e descrizione del futuro.

Altre vie

Il metodo di Dombes si pone come eco di altri tentativi di interrompere le contrapposizioni tradizionali sui dogmi mariani.

Il pastore luterano W. Borowsky si avvaleva del richiamo ecumenico alla unità nella diversità, così poco applicato nella storia del cristianesimo del secondo millennio. Allora l"'unità" era intesa come "uniformità" e favoriva il formarsi di ecclesiologie alternative ed esclusiviste. Oggi invece, una volta assicurata la comune fede in Cristo, è possibile aprirsi fraternamente al dialogo, senza mai perdere di vista la riconciliazione. Vi sono, infatti, diversità interpretative (condizionate dal tempo e dallo spazio) che legittimamente intendono testimoniare con coerenza la stessa fede cristiana nel Signore (7).
La recente Dichiarazione comune sulla giustificazione per fede (firmata il 31 ottobre 1999 e descritta come «un consenso differenziato», ma anche come «interpretazione autentica» del Concilio di Trento sull'argomento specifico) propone, a sua volta, di distinguere tra «forma» e «fondamento». Al di là delle «forme» confessionali delle varie dichiarazioni di fede v'è un saldo «fondamento» comune che deve essere riportato alla ribalta per stimolare ulteriori studi e approfondimenti. È necessario evidenziare sempre meglio la ricchezza inesauribile della grazia incondizionata elargitaci dal Signore. La comune prospettiva consolida nel frattempo il rispetto reciproco delle diversità, non sempre componibili e condivisibili, purché non attentino alla comunione in Cristo (8).

Il cammino ecumenico

Occorre evitare la tentazione di buttarsi a capo fitto nel proporre facili passi avanti. Bisogna adeguarsi alla marcia del popolo di Dio per camminare tutti insieme verso i tempi del Signore e per superare le lentezze e le resistenze che purtroppo ancora persistono negli ambiti ecclesiali (mea culpa). Comunque ci sono voci autorevoli che incoraggiano l'impegno ecumenico. Karl Barth già si chiedeva se il cardinale Ratzinger avesse in mente di suggerire una lettura non soltanto dei titoli ma anche dei dogmi mariani nel contesto della sola pia devozione (9). È tuttavia chiaro, sempre per il cardinale Ratzinger, che Roma non potrà esigere dall'oriente la stessa formulazione dei dogmi mariani e la stessa pietà popolare. Il problema si pone anche per il primato del papa nella sua evoluzione oltre il primo millennio (10).

Conclusione

L'esigenza prioritaria per tutte le chiese rimane sempre la conversione non degli uni verso gli altri, ma di tutti verso il Signore. Al di là dell'aspetto individuale è necessario tener presente la comunione dei santi che, a causa della risurrezione di Cristo, sono già vincitori della morte e quindi sono sempre da onorare e da prendere come esempio; la loro testimonianza è infatti un'occasione per lodare Dio che ce li ha dati. A maggior ragione la nostra attenzione dev'essere rivolta a Maria, proclamata beata di generazione in generazione per quel che Dio le ha detto rivolgendole il suo sguardo.

Il Gruppo di Dombes termina il suo lavoro con un duplice appello rivolto ai protestanti e ai cattolici. Ai protestanti si ricorda che tacere su Maria (lo si è fatto soprattutto nel XIX secolo di fronte all'affermazione crescente della mariologia cattolica) rischia seriamente di diventare un tacere su Cristo.

Ai cattolici si ricorda che le esagerazioni della pietà popolare, dei pellegrinaggi e della devozione mariana possono a loro volta diventare un tacere su Cristo.

Con queste premesse si può coraggiosamente concludere, secondo il Gruppo di Dombes, che l’Assunzione di Maria e i dogmi mariani «non ingenerano divergenze separanti», «non attentano alla nostra comunione in una stessa fede in Cristo» (11).

Ricordiamo che già Ignazio M. Calabuig nel 1988 presentava l'assunzione di Maria come «icona della nostra futura condizione religiosa» (12).

Infine va segnalata un'intervista televisiva al Prof. René Laurentin, noto esponente della ricerca mariologica cattolica. A proposito dei molti fenomeni miracolistici, che si registrano specialmente in Italia, va detto che «si tratta dell'aria che respira la fede». Chi guarda dall'esterno non può che aggiungere: molto interessante!

Renzo Bertalot

Note

* R. BERTALOT, Posizione del Gruppo di Dombes riguardo al dogma dell'Assunzione di Maria , in AA. vv., L’Assunzione di Maria Madre di Dio. Significato storico-salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica, a cura di G. Calvo Moralejo - S. Cecchin, PAMI, Città del Vaticano 2001, p. 433-437.
1) GRUPPO DI DOMBES, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (Biella) 1998.
2) Cf Ibid., p. 40, nota 34.
3) GIOVANNI PAOLO II, La Dormizione della Madre di Dio, Udienza generale (25 giugno 1997), in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XX/1 (1997) p. 1608. Il testo è ripreso dai GRUPPO DI DOMBES, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, cit., p. 130, nota 50.
4) G.M. BRUNI, Maria nel dialogo ecumenico, in AA.vv., La Vergine Maria dal Rinascimento ad oggi, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1999, p. 275-324.
5) COMMISSIONE INTERNAZIONALE ANGLICANA - CATTOLICA ROMANA, Dichiarazione concordata sull’autorità nella Chiesa, II, Windsor, settembre 1981, n. 30, in Enchiridion Oecumenicum, vol. 1, EDB, Bologna 1986, p. 83.
6) GRUPPO DI DOMBES, o.c., p. 134 e 137.
7) W. BOROWSKY, Incontro delle confessioni in Maria, in Maria ancora un ostacolo insormontabile all'unione dei cristiani?, Centro di Studi Mariologici Ecumenici, Torino 1970; LUTHERAN WORLD FEDERATION AND PONTIFICAL COUNCIL FOR PROMOTING CHRISTIAN UNITY, Joint Declaration on the Doctrine of Justification, FLM, Ginevra 1997 (Trad. italiana: PONTIFICIO CONSIGLIO PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI - FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE, Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione , in Il Regno-documenti 43 [1998] n. 7, p. 250-256); T. VETRALI, Ad Harare come è stato vissuto e affrontato il tema: 'Unità e diversità'?, in Studi Ecumenici 18 (2000) p. 33-38; A. BIRMELÉ, Uniti sulla giustificazione , in Il Regno-documenti 45 (2000) n. 3, p. 127-136.
8) GRUPPO DI DOMBES, o. c., p. 139.
9) K. BARTH, Domande a Roma, Claudiana, Torino 1967, p. 34.
10) Cf GRUPPO DI DOMBES, o. c. , p. 148-149, nota 6.
11) GRUPPO DI DOMBES, o.c. , p.139 e 193.
12) I. M. CALABUIG, Maria e la speranza cristiana. Prospettiva liturgica , in Maria icona viva della chiesa futura , Edizioni Monfortane, Roma 1998, p. 327.

Letto 2994 volte Ultima modifica il Sabato, 12 Novembre 2011 22:58
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search