Dopo la Prima Guerra Mondiale varie Chiese Ortodosse, tra cui il Patriarcato di Costantinopoli, cominciarono ad abbandonare il calendario giuliano per varie ragioni e ad adottare quello gregoriano (conosciuto nell’est come il Nuovo Calendario Giuliano), che è 13 giorni avanti rispetto a quello giuliano.
Attualmente la maggioranza delle Chiese Ortodosse (eccetto quella di Gerusalemme, Russia, Serbia, monte Athos) usa il nuovo calendario per le feste fisse, quello giuliano per la Pasqua e per le feste mobili dipendenti dalla Pasqua. Stessa diversità esiste tra i Cattolici dell’est dove, per esempio, la grande maggioranza dei Cattolici greci ukraini usa il calendario giuliano.
Quando, nel 1924, questa riforma fu introdotta dal Santo Sinodo nella Chiesa greca, con l’appoggio del governo, sorse immediatamente una forte opposizione, specie tra il basso clero e i laici. Essi sostenevano che tale decisione poteva essere presa solo da un Concilio ecumenico con il coinvolgimento di tutte le Chiese ortodosse.
Giunta a conclusione la questione del calendario, l’opposizione interpretò l’adozione del nuovo calendario come il solo risultato di adeguarsi al movimento ecumenico e all’influsso delle altre Chiese, il che, secondo loro, comprometteva la purezza della fede ortodossa.
Nel maggio 1935 tre Vescovi della Chiesa greca ritornarono al vecchio calendario e assunsero il comando del movimento. Presto essi consacrarono altri quattro Vescovi. Uno dei tre Vescovi e due dei nuovi, rientrarono nella Chiesa greca. Il Santo Sinodo della Chiesa greca depose immediatamente gli altri quattro Vescovi privandoli dei poteri episcopali e decretarono fossero esiliati in monasteri periferici. Il Santo Sinodo chiese inoltre al governo sia di adottare misure drastiche per sopprimere l’opposizione o aderire al ristabilimento del calendario giuliano. Le autorità tuttavia rifiutarono d’intervenire, in parte perché molti di quelli contrari alle riforme sostenevano la monarchia che a quel tempo era debole. I quattro Vescovi deposti ritornarono ad Atene pochi mesi dopo.
Quelli contrari al nuovo calendario vennero designati come i ‘Vecchi Calendaristi’, o la ‘Chiesa dei veri cristiani ortodossi di Grecia’. Nei primi anni essi furono guidati dal Metropolita Crisostomo di Florina. Presto la comunità soffrì divisioni, soprattutto sulla questione della validità dei sacramenti della Chiesa ortodossa greca. Un gruppo più piccolo sosteneva che i sacramenti della Chiesa ufficiale non comunicavno la grazia. Dopo la morte di Crisostomo (1955), i vecchi Calendaristi furono lasciati senza Vescovo. Ma nel 1960 un nuovo Vescovo fu consacrato per loro dai Vescovi della Chiesa ortodossa Russa fuori patria. Altre divisioni si verificarono negli Anni Settanta e portarono alla divisione dei Vescovi in due Sinodi ostili, guidati dall’Arcivescovo Auxentios di Gardikia e dal Metropolita Kallistos di Corinto. Kallistos si ritirò nel 1983 e gli succedette il Metropolita Antonios di Megara. Il Sinodo di Auxentios del 1984 si divise; i dissidenti erano guidati dal Metropolita Gerontios di Pireo. Più tardi, nello stesso anno, il Sinodo di Antonios si sciolse e aderì al Sinodo del Metropolita Gerontios, ma allineandosi con coloro che avevano rigettato la validità dei sacramenti della Chiesa greca. Essi elessero l’Arcivescovo Crisostomo II come capo del Sinodo. A questo punto il Metropolita Cipriano di Oropos e Gili, e Giovanni di Sardinia, rimasero i soli Vescovi del Vecchio Calendario a riconoscere i sacramenti della Chiesa greca. Essi ordinarono nuovi Vescovi nel 1985 e si unirono a loro la Chiesa del Vecchio Calendario di Romania e Bulgaria. L’Arcivescovo Auxentios morì nel 1994 e a metà del 1998 non era ancora stato eletto il nuovo capo di quel Sinodo di Vescovi.
Oggi il Sinodo capitanato dall’Arcivescovo Crisostomo II è il gruppo più numeroso dei Vecchi Calendaristi di Grecia. Il secondo gruppo più importante è guidato dal Metropolita Cipriano. Il Sinodo un tempo guidato dall’Arcivescovo Auxentios si è numericamente molto ridotto in Grecia, ma è forte all’estero, specie negli Usa.
Ancora, una minoranza ultra-estremista, conosciuta come ‘Matthewites’, conta circa 40 preti in Grecia e una forte tradizione monastica che ha il suo centro nel convento dell’Entrata della Theotokos, in Keratea (300 monache), e nel convento della Trasfigurazione (60 monaci). I loro 10.000 fedeli credono di essere i soli ortodossi rimasti al mondo.
A dispetto delle tre divisioni, i Vecchi Calendaristi greci si considerano parte di un solo movimento. Anche se furono perseguitati in Grecia, specialmente durante gli Anni Cinquanta, oggi godono di maggiore libertà. Essi sostengono di avere centinaia di migliaia di fedeli, oltre 200 preti a servizio di circa 120 parrocchie, incluse le 38 nella sola area di Atene, dove vi sono quasi 100 comunità monastiche del Vecchio Calendario. Le loro chiese sono riconoscibili per l’assenza dell’elettricità e dei banchi e per certe pratiche che comprendono i canti tradizionali bizantini e frequenti vigilie che durano tutta la notte.
Nell’America del nord vi sono 27 parrocchie che appartengono al Sinodo dell’Arcivescovo Auxentios e hanno il loro centro nel monastero della Santa Trasfigurazione in Brooklin (Massachusetts). Il gerarca-capo è il Vescovo Efraim. 12 parrocchie sono legate al Sinodo dell’Arcivescovo Crisostomo II. 9 parrocchie sono associate al Metropolita Cipriano, incluso il Centro di Studi Tradizionalisti Ortodossi in Etna (California), sotto la giurisdizione dell’Arciv. Crisostomo. I Matthewites hanno 4 parrocchie e due cappellanie sotto la direzione del Vescovo Crisostomo.
Nel maggio 1998 il monastero di S. Irene Chrysovalantou, un importante centro del Vecchio Calendario del Sinodo dell’Arciv. Crisostomo in Astoria, Queens (N.Y.), fu ricevuto dal Patriarcato Ecumenico come monastero stavropegial , insieme ad altri due monasteri e sei parrocchie associati ad esso. I suoi due fondatori furono riconsacrati Vescovi dal Patriarcato Ecumenico e ricevettero il titolo di Metropolita Paisios di Tyana e Vescovo Vikentios di Apameia. Il monastero e quelli associati continuano ad usare il calendario giuliano.
Un movimento parallelo di Vecchi Calendaristi è nato in Romania dopo che il Patriarca Miron Cristea introdusse il calendario nel 1924. L’opposizione è partita dall’abate ieromonaco Glicherie, di Pokrov Skete in Moldavia. Il governo rumeno adottò misure severe contro il movimento, così che all’inizio della Seconda Guerra Mondiale tutte le chiese del Vecchio Calendario furono chiuse; ma dopo la guerra Glicherie si diede molto da fare e nel 1950 quasi tutte le chiese erano state riaperte.
I comunisti tollerarono il movimento, anche se lo sottoposero a persecuzioni periodiche. Nel 1955 un Vescovo rumeno in pensione, il Metropolita Galaction Cordun, si unì ai Vecchi Calendaristi e cominciò ad ordinare preti per essi. Ordinò pure tre nuovi Vescovi consentendo una continuazione gerarchica, La comunità non ha vissuto le divisioni che hanno funestato la Chiesa del Vecchio Calendario in Grecia.
Oggi la Chiesa rumena del Vecchio Calendario afferma di avere 500.000 credenti. Nel 1998 contava 6 Vescovi, 119 preti, 30 diaconi, 218 monaci, 427 monache, 110 parrocchie e 13 grandi comunità monastiche (6 maschili e 7 femminili). Il primo gerarca, Metropolita Vlasie (eletto nel 1992), risiede al monastero della Santa Trasfigurazione a Slatioara, centro spirituale e amministrativo della Chiesa.
Esiste una Chiesa Ortodossa del Vecchio Calendario anche in Bulgaria, dove il Patriarcato ha adottato il nuovo calendario negli Anni Sessanta. I Vecchi Calendaristi bulgari sono diretti dal Vescovo Fozio di Triaditsa (nato nel 1956, consacrato nel 1993), e sono diventati una comunità alquanto viva dopo il crollo del comunismo. In totale conta 19 preti, 3 diaconi, 17 parrocchie, 9 cappelle, 1 convento con 25 monache e un altro con 20 monaci. Il centro amministrativo si trova a Sofia.
Le Chiese ortodosse del Vecchio Calendario di Romania-Bulgaria, il gruppo moderato di Grecia guidato dal Metropolita Cipriano e la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia, sono tutte in piena comunione tra loro.
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