Ecumene

Mercoledì, 29 Settembre 2004 01:32

Israele - Maria - Chiesa (Renzo Bertalot)

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Al trinomio che abbiamo preso in esame manca un filo rosso che lo congiunga con evidenza. Questo filo rosso per tutti i cristiani è Gesù Cristo. È la promessa irrevocabile fatta ad Abramo e ai suoi discendenti futuri.

CAPITOLO SETTIMO

1. ISRAELE

È certo che tutta la Scrittura ebraica, che noi cristiani abbiamo in comune con gli ebrei, parla di Israele. Si tratta quindi di scegliere alcune indicazioni che servano da richiamo per il nostro tema.

Innanzitutto dobbiamo accennare ad Abramo. Terach il padre di Abramo, era un nomade. Lasciò la terra di Ur dei Caldei per recarsi in Canaan. Prese con sé i suoi familiari e si mise in cammino. Insieme arrivarono alla città di Canaan dove si stabilirono. Nel frattempo Terach, molto anziano, morì. In seguito Dio chiamò Abramo affinché si mettesse in cammino verso la terra che il Signore stesso gli avrebbe indicato.

La prima osservazione che va messa in rilievo è che la destinazione è ancora Canaan. In altre parole Dio "ridà" ad Abramo la stessa meta che fu quella di suo padre Terach. La destinazione quindi è identica. A questo punto quella che era la professione di un nomade viene trasformata in vocazione e in promessa di benedizione non solo in vista di un grande popolo, ma anche di "tutti i popoli della terra" (Gn 11-12). Val la pena sottolineare che Dio "ridà" l'antica destinazione lievitandola con la vocazione, la promessa e la benedizione. La vita di Abramo non è un successo; anzi egli conosce fin dall'inizio un'esistenza molto tormentata.

Tuttavia in quell'atto di Dio troviamo inclusi noi stessi così come Maria vi trova se stessa nel canto del Magnificat. È un punto significativo della storia mondiale!

Da quel momento in poi il senso della vita va ricercato non nella zona cara ai filosofi, ma in quella gestita dal Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe. Giacobbe per volontà del Signore si chiamerà Israele (Gn 32,28). Si dirà del popolo di Israele che Dio lo ha "scelto per suo possesso" (Sal 135,4), che gli "appartiene" (Is 19,25), che è il suo "servo" (Is 41,8) attraverso il quale manifesterà e comunicherà la sua "gloria" (Is 46,13 e 49,3). "Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo" (Dt 6,4).

Israele ha "qualcosa" da trasmettere all'umanità. La vocazione, la promessa e la benedizione trasfigurano la sua condizione di nomade: ha ricevuto un dono per sé e per gli altri, un dono che diventa un compito di testimonianza e un impegno per tutti. Noi ne siamo investiti. Lasciamo che la missione d'Israele si compia nella nostra esistenza quotidiana e quindi nella nostra piccola storia personale come nella grande storia che Dio solo gestisce in vista del suo Regno.

Come Maria siamo presenti passivamente nell'iniziativa di Dio, nel suo dare, ma siamo presenti attivamente nell'impegno che ne deriva perché nell'incontro conosciamo la libertà, la sola che regga di fronte alla morte. È una libertà che trasforma la nostra cosiddetta libertà così come ha cambiato la vita del nomade Abramo in vocazione, promessa e benedizione.

2. ISRAELE E MARIA

Dovendo presentare la posizione protestante su questo tema è doveroso richiamare le indicazioni di Karl Barth (considerato il massimo teologo riformato del nostro tempo) che hanno inciso profondamente su tutte le denominazioni e confessioni cristiane. Dio solo agisce. Israele e Maria sono stati "ammessi" e "accolti" per essere uniti al Figlio di Dio. Si tratta di una "nuova creazione" che Maria ha confermato senza concorrervi. Barth afferma, con Lutero, che Maria partorisce nel tempo (Theotokos: secondo Luca 1,43) colui che il Padre ha generato nell'eternità (1).

In quanto "colmata di grazia" (in questo senso soltanto si può dire "piena di grazia") Maria crede (2). La sua risposta non viene dalla natura, ma dalla grazia che la rende capace di aprirsi alla presenza e all'agire di Dio (3). Quando la gente interrogò Gesù sulla salvezza il Signore rispose: "Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio" (Lc 18,27).

È il discorso che Lutero riprende con Erasmo. Se vi è negli uomini anche la minima capacità basta coltivarla e portarla a maturazione. Non sarebbero necessari né l'incarnazione, né lo Spirito Santo (4)! Saremmo forse più vicini all'introspezione interiore così cara al buddismo!

Maria è beata non a causa della sua fede, ma a causa di quel che Dio le ha detto. Colui al quale la Parola del Signore è diretta la può e la deve udire e custodire. Chi ascolta e custodisce è beato (5). Chi è oggetto dello "sguardo" di Dio è finalmente libero! Vive della liberazione, della promessa, della benedizione e della guarigione (6). La cooperazione alla grazia può essere intesa solo come "riconoscenza" per il dono di Dio mai come una lenta e travagliata conquista che sminuirebbe i meriti di Cristo.

L'esistenza d'Israele e quella di Maria sono "privilegiate": che lo sappiano o no, che gli altri lo riconoscano o no. Si tratta infatti del loro "essere" illuminati dal Regno di Dio e determinati in modo preciso verso questo Regno (7). Si può finalmente parlare di ontologia senza cedere a categorie filosofiche abituali.

3. MARIA E LA CHIESA

Al trinomio che abbiamo preso in esame manca un filo rosso che lo congiunga con evidenza. Questo filo rosso per tutti i cristiani è Gesù Cristo. È la promessa irrevocabile fatta ad Abramo e ai suoi discendenti futuri (Lc 1,55). È una promessa che da Abramo si estende ora a tutti i pagani mentre lo Spirito Santo viene elargito a tutti i credenti (Gal 3,14).

Ora il discorso su Maria non avrebbe senso se non fosse centrato in Cristo e se Maria non fosse la Theotokos. Si sente a volte dire che in quel tempo Maria è stata l'ultima ebrea, non battezzata con acqua, e non solo la prima cristiana. Evidentemente si tratta soltanto di una battuta che di tanto in tanto circola negli incontri interreligiosi.

Inoltre la chiesa, che si manifesta ed emerge il giorno della Pentecoste, manca di qualsiasi riferimento biblico a Maria (le allusioni che se ne possono trarre appartengono alla tradizione, ma non direttamente al testo biblico). Per questo i protestanti si sono spesso abbandonati a lunghi periodi di silenzio, stupefatti come erano (in parte anche con gli ortodossi) del contemporaneo progredire mariologico del cattolicesimo.

4. LA CHIESA

Durante la prima assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese si manifestarono due correnti ecclesiologiche. Una di tipo istituzionale caldeggiata soprattutto dagli ortodossi (allora i cattolici non partecipavano ancora come osservatori ai lavori dell'assemblea) e un'altra centrata sull'evento. La chiesa va dunque considerata come istituzione o come evento? La risposta si perde nei lunghi dialoghi bilaterali e multilaterali e non si può dire che si sia raggiunta la chiarezza desiderata. Si tratta di realtà complementari oppure alternative oppure compatibili? Vanno riconsiderate nel contesto dell'unità nella diversità riconciliate? In che misura determinano la "comunione" già reale, ma reciprocamente imperfetta? V'è una gerarchia delle verità da rispettare in un senso o nell'altro? V'è un criterio o un punto di partenza ineliminabile, per esempio la giustificazione per fede o il primato del pontefice romano? Non è forse l'annuncio del Natale un elemento fondamentale, una prospettiva che illumina le discussioni del nostro presente?

Sono tutte domande che resteranno aperte - a mio parere - ancora per molto tempo. Dovremmo chiederci se la Chiesa è un ambasciatore (che non porta pena) o un plenipotenziario. È mediatrice o testimone. E Maria?

Intanto diciamo che nella sensibilità della teologia protestante l'elemento caratterizzante è la "sorpresa" per l'intervento di Dio. È significativo che il Signore rivolgendosi alle persone, da lui interpellate, aggiunga spesso l'esortazione a non temere. Siamo di fronte all'inatteso, a ciò che è impossibile agli uomini. Nulla dai nostri cuori pelagiani può condizionare il momento stabilito da Dio. La "cooperazione", nell'ambito protestante, può essere solo la logica risposta di chi è coinvolto dalla grazia e conosce quindi la vera libertà come vittoria sulla nostra anarchia.

Alla quarta assemblea ecumenica di Uppsala, nel 1968, si parlò del "dono" di Dio (allora si trattava della cattolicità inclusiva) che diventa "compito". Anche questa intuizione si prospetta ricca di conseguenze per il dialogo. Infine ci è offerto un criterio per verificare i "doni" di Dio: la Sacra Scrittura. Se oggi siamo invitati a considerare i doni dello Spirito Santo al di là della tradizione ebraico-cristiana è pur vero che è necessario non ricadere nelle distorsioni della luce "interiore" (così importante nella riflessione filosofica del secolo scorso) che ci metterebbero maggiormente in assonanza sincretistica con altre religioni (vocabolario a parte) anziché con il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Tutto potrebbe essere detto. Lutero ci ricorda che tutta la sostanza della chiesa è nella Parola di Dio.

5. MARIA

Nel contesto che abbiamo cercato di mettere in evidenza - e in quel contesto soltanto - la teologia protestante può riprendere ad affermare il rapporto di Maria con la Chiesa. Nell'evento dell'annunciazione Maria è beata per quel che il Signore le dice. Maria nasce alla fede e alla libertà; diventa l'umile ancella con il compito specifico di Theotokos per tutta la storia dell'umanità. È una testimone dell'evento dell'incarnazione; ci ha fatto conoscere la sua gioia con il canto del Magnifica!. Coinvolta nell'evento, ella ha lasciato fare a Dio. Per questo è un'immagine, una "parabola", un esempio di quanto accade nel formarsi del credente davanti a Dio e nel costituirsi della comunità cristiana. Ogni vocazione singola o comunitaria può vedere in Maria il marchio dell'agire di Dio e i parametri della gestione della storia umana. Maria è madre di Cristo, nostro fratello, e quindi anche madre nostra, diceva Lutero. È "madre" e "maestra", aggiungeva Calvino da parte sua. Nel mistero divino del Natale Maria ci ha dato il Cristo, lo ha predicato e ha ubbidito alla sua parola.

Quello che accade sul piano sociale, nella gestione divina della storia, annuncia il compiersi di nuovi tempi non certo dovuti alla saggezza umana, ma solo alla volontà di Dio.

Abramo e Maria non avranno una vita facile. Non molto tempo dopo l'incontro con il Signore devono lasciare la loro terra, la "terra promessa", per fuggire in Egitto. Il progettato sacrificio di Isacco e la spada che trafigge la madre di Gesù anticipano il dolore della croce. Non ci è promessa una vita di successo, esente da sofferenze.

Nella prospettiva del canto di Maria vanno letti oggi gli impegni delle chiese per "l'opzione per i poveri", la "remissione del debito al Terzo Mondo", la lotta per i "diritti umani", la contestazione del potere inappellabile dei potenti e l'affermazione della libertà e della dignità umane. La pace, la giustizia e la salvaguardia del creato sono all'orizzonte dell'impegno non solo dei cristiani, ma di intere nazioni.

Il canto di Maria rimane la motivazione segreta e profonda di quanti ubbidiscono con riconoscenza alla Parola di Dio. È questa motivazione segreta che li salva dal cadere nel mero secolarismo spesso vuoto, narcisistico o idolatra. E ancora questa motivazione, viva e segreta come il Regno di Dio, che mette a nudo le furbizie degli approfittatori che vorrebbero salire sempre più in alto nella conquista del potere. Occorre ricordare loro, con Maria e secondo l'interpretazione di Lutero, che Dio li lascia crescere come bolle fino al momento di essere punti; poi tutto è finito: questa è anche la voce dei profeti del terzo millennio.

Renzo Bertalot

Note

1) K. BARTH, Dogmatique, vol. 3, Labor et Fides, Genève 1954, p. 128.
2) K. BARTH, Dogmatique, vol. 20, Labor et Fides, Genève 1968, p. 46. 199ss.
3) K. BARTH, Dogmatique, vol. 3, p. 182.
4) Erasmo: Il libero arbitrio - Lutero: Il servo arbitrio, Claudiana, Torino, 1969, p. 245.
5) K. BARTH, Dogmatique, vol. 20, o.c., p. 199.
6) R. BERTALOT, Il Magnificat di Lutero, in Theotokos, 5 (1997), p. 543.
7) K. BARTH, Dogmatique, vol. 20, o. c., p. l98ss.

 

Letto 2849 volte Ultima modifica il Sabato, 12 Novembre 2011 22:14
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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