Ecumene

Giovedì, 04 Aprile 2013 14:37

Papa Francesco e l'Ortodossia (Vladimir Zelinskij)

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Il cambiamento del clima non è cominciato solo con il Papa, scelto “quasi dalla fine del mondo”. Ormai da decenni tale cambiamento compie i propri passi.

Il primo messaggio che il mondo ha ricevuto dal nuovo Papa è stato quello della sua semplicità ed umiltà. Il nome stesso, da lui scelto, non esprime solo il desiderio di imitare il poverello d’Assisi, ma rivela anche la sua natura: eccomi, sono così, non faccio il gioco del gran capo seduto su di un Monte Bianco spirituale. Ma, a parte la personalità del Papa, segnata dal santo nome Francesco, il modo in cui egli si presenta al mondo ha un suo profondo senso teologico. Soprattutto per gli ortodossi.

Da mille anni, dopo la rottura del 1054 (ma già da prima, in verità), la Chiesa d’Oriente ripete più o meno lo stesso rimprovero nei confronti dell’Occidente: riconosciamo il primato d’onore del vescovo di Roma, veneriamo tutti i santi papi del primo millennio come nostri santi, ma non accettiamo il papismo. Nel vocabolario ortodosso cosa significa questo? Il dogma dell’infallibilità del Papa, il Papa come capo dello Stato, la giurisdizione immediata su ogni fedele e tante altre cose che riguardano anche il modo di esercitare il potere del Papa. Ma lo stile fa uomo e uomo ed anche, senza toccare il marmo del tempio romano, può cambiare.

Il cambiamento del clima non è cominciato solo con il Papa, scelto “quasi dalla fine del mondo”. Ormai da decenni tale cambiamento compie i propri passi, quasi impercettibili, ma molto significativi per l’immagine del papato. Ricordiamo le braccia aperte di Pio XII alla popolazione bombardata di Roma, la paternità e la tenerezza di Giovanni XXIII, i gesti d’apertura di Paolo VI (il suo abbraccio con il Patriarca Atenagora e la prostrazione davanti al metropolita Meliton nel 1976 sono rimasti nella nostra memoria), il sorriso indimenticabile di Giovanni Paolo I, la capacità di incontrare la gente a faccia a faccia senza cerimoniale e senza troppe distanze di Giovanni Paolo II (cosa di cui l’autore di queste righe più di una volta è stato testimone personale), l’ombra dell’imbarazzo disarmante sul viso di Benedetto XVI… E poi, tutta quella fila di rinunce, iniziata già dai predecessori di papa Francesco: la tiara, la sedia gestatoria… e, poi, la limousine, il trono, la pompa magma; perfino le scarpe rosse… Anche i segni di fraternità hanno una loro storia. Naturalmente, non c’è stato nessun programma premeditato in tutti questi gesti, tranne quello – chi lo sa? – dello Spirito Santo che guida gli uomini della Chiesa. Non si può predire esattamente dove e come ci porterà, ma le Sue tracce ci mostrano anche il senso e lo scopo di questo cammino che si apre improvvisamente all’Oriente. Al centro della spiritualità ortodossa si trova il Cristo “kenotico”, che si umiliò, soffrì volontariamente ed è divenuto servo per sacrificarsi agli altri… A dire il vero, non siamo sempre fedeli alla nostra icona, ma la santità ortodossa vive proprio con questa immagine del Servitore umiliato. Ed una tale immagine, entrando nel cuore, può vincere – anzi, sciogliere – le vecchie pietre della divisione. L’Oriente e l’Occidente potranno così riconoscersi e riconciliarsi innanzi tutto nella comune maniera di vivere la propria fede e, a seguire, anche nei concetti condivisi.

San Francesco ha vissuto in un’epoca in cui tanti movimenti eroici e pauperisti insorgevano contro gli abusi, evidenti per tutti, dei principi della Chiesa. Ma lui non protestava; lui ha offerto al mondo la propria immagine di vita in Cristo, mite e povero. Ed il Cristo che si è formato in lui ha prodotto molto più di tutti gli scontri ideologici. Mi sembra che il pontificato di papa Francesco stia per cominciare in modo simile. In un tempo molto diverso, ma con lo stesso spirito profetico.

Vladimir Zelinskij

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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