Ecumene

Sabato, 01 Aprile 2017 01:46

I cestini di Pasqua nella tradizione ortodossa

Vota questo articolo
(1 Vota)

Una famiglia che porta a benedire in chiesa un cestino di Pasqua scoprirà di avere ricevuto una grazia particolare, che va al di là della semplice preghiera di benedizione del cibo...

La Liturgia ortodossa della Risurrezione di Cristo si officia nella notte della Pasqua, ed è seguita dalla benedizione dei cibi. Ogni famiglia porta in chiesa un cestino pieno di cibi, selezionati per il loro valore simbolico. Dopo la benedizione (in cui i fedeli e i loro cestini sono aspersi con acqua benedetta), ogni famiglia riprende il proprio cestino per consumare i cibi a casa, oppure in un pranzo comunitario presso la chiesa, o anche per condividerli con gli amici o con le persone più bisognose. La preparazione dei cestini di Pasqua è una occasione per una famiglia di vivere insieme (e in modo simpatico e attraente) un momento intenso di focalizzazione sul mistero pasquale, e per conservare le tradizioni dei propri antenati e delle proprie terre di origine.

Il cibo dei cestini è il segno della chiusura della Grande Quaresima, il più lungo periodo di digiuno dell'anno: si tratta quindi di sostanze piuttosto nutrienti, che vengono rese attraenti anche alla vista mediante speciali processi di preparazione. Il risultato è quindi festivo sotto ogni aspetto, sia come rottura del digiuno, sia come occasione di incontro sociale e di fraternizzazione, sia come puro e semplice piacere dei sensi.

Pane  pasquale:  Con  una  pasta  a base di uovo, spesso arricchito da uvette e da altri frutti, il pane pasquale rappresenta Cristo come "pane di vita". In molte tradizioni locali, prende il nome di "Pascha", quasi come se bastasse da solo a simbolizzare la festa (non sempre il nome "Pascha" è dato al pane: gli ortodossi russi, per esempio, che chiamano il pane "kulìch", danno il nome di Pascha al loro dolce pasquale). Talvolta nel pane vengono inglobate, prima della cottura, uova intere e decorate: così si uniscono il simbolismo del pane e quello dell'uovo.

Uova pasquali: L'uovo, come esempio di vita che si sprigiona da una roccia, ricorda la sepoltura vivifica di Cristo, ed è fin da tempi antichi il principale simbolo della risurrezione. Le uova dei cestini pasquali sono invariabilmente sode e quasi sempre decorate: la decorazione varia dalla semplice colorazione con una tinta unita (per lo più il rosso, che aggiunge il simbolismo del sangue di Cristo versato per la nostra salvezza), a particolari disegni (croci, emblemi pasquali, ecc), fino ai più intricati e fantasiosi modelli di decorazione geometrica, che spesso trasformano le uova in oggetti d'arte. Le sostanze coloranti devono essere naturali (per esempio, per la tintura rossa si usa la buccia polverizzata delle cipolle rosse), o quanto meno non tossiche, per poter permettere di consumare le uova senza effetti dannosi. Talvolta si dà la forma di uovo anche ad altri cibi (è così che sono nate, per esempio, le moderne uova di cioccolato). Non si mettono invece nei cestini le forme non commestibili di uova (come i gusci vuoti decorati da esposizione, oppure le uova di legno o di porcellana), perché il contenuto dei cestini deve poter essere mangiato!

Dolci: Anch'essi a base di pasta all'uovo, mettono insieme il simbolismo dell'uovo con quello del pane della vita. Possono essere dei tipi più diversi, dai biscotti decorati con glassa e con motivi simbolici (come le croci), fino alle ricette più elaborate. La Pascha russa, per esempio, è fatta di uova, formaggi, panna, zucchero o miele, noci e frutta candita in una composizione tanto altamente nutritiva quanto altamente decorata e simbolica.

Carne: Cibi a base di carne (come salumi e prosciutti, o vari tipi di polpette speziate) possono essere aggiunti a un cestino pasquale per simbolizzare i sacrifici fatti prima del sacrificio perfetto di Cristo (in tal caso stanno nel cestino come un'allusione all'Antico Testamento). C'è anche un riferimento simbolico al vitello grasso offerto al figliol prodigo, come segno del nostro ritorno a Cristo. Ma proprio per il legame con i sacrifici cruenti, le regole più rigorose della Chiesa ortodossa permettono la benedizione della carne, ma chiedono che NON si porti carne all'interno della chiesa vera e propria, dove si celebra il sacrificio incruento dell'Altare: pertanto, i cestini che contengono carne si dovrebbero benedire al di fuori del tempio (per esempio, nel vestibolo, sul sagrato, in una sala parrocchiale, e così via).

Sale, spezie,  erbe: in alcuni usi, spezie e condimenti hanno un particolare valore simbolico. Il sale, tradizionale mezzo di conservazione dei cibi, rappresenta la verità della Parola di Dio. La senape ricorda l'aceto e il fiele offerti a Cristo alla crocifissione. Entrambe le sostanze hanno pure un posto importante nelle parabole del Signore. In ricordo della Pasqua del Vecchio Testamento, ma anche delle sofferenze di Cristo, si includono pure erbe amare (come il radicchio, talora colorato con le barbabietole a simbolizzare il sangue redentore di Cristo).

Burro: Di solito aromatizzato con le mandorle, si include nel cestino come simbolo dell'Agnello di Dio, immolato per la salvezza del mondo (esistono anche stampi per burro e per altri dolci a forma di agnello, che rendono ancora più immediato il simbolismo).

Questa è una serie approssimativa dei cibi che si possono trovare in un cestino pasquale, ma non ha alcuna pretesa di descriverli tutti. Con enfasi diverse a seconda delle tradizioni locali, anche altri cibi hanno il loro posto nei cestini. Si pensi ai tanti tipi di formaggio, usati per arricchire e decorare i pani e i dolci pasquali (i latticini ricordano la terra promessa, in cui scorrono latte e miele che sono una figura del nuovo regno inaugurato della risurrezione), oppure al vino, intimamente legato al sangue di Cristo. Anche cibi che di per sé sono di digiuno possono arricchire un cestino pasquale: per esempio, vari tipi di frutta, fresca o secca, che ricordano il giardino dell'Eden e l'abbondanza dei doni di Dio.

Nulla vieta di integrare nel cestino i cibi atipici della cucina locale: in Italia, per esempio, panettoni e colombe sono t ottimi modelli di pane pasquale, e si trovano ovunque con facilità.

I cibi preparati a casa vanno avvolti in modo leggero (in modo da potere essere facilmente aperti una volta arrivati in chiesa), e messi assieme in modo compatto in un cestino robusto (così che tutto possa essere toccato dall'acqua santa aspersa durante la benedizione Un cestino può essere decorato da una o più candele, che tipicamente si inseriscono sulla sommità dei pani o dei dolci pasquali, e che si accendono prima della benedizione, conferendo al cibo un'immagine di sacralità.

Anche il telo con cui si copre un cestino pasquale può avere un valore simbolico, e molte donne di casa preparano un proprio telo ricamato e ornato con bande colorate, croci o icone.

Una famiglia che porta a benedire in chiesa un cestino di Pasqua scoprirà di avere ricevuto una grazia particolare, che va al di là della semplice preghiera di benedizione del cibo: per alcuni giorni, i componenti della famiglia si concentreranno sulle immagini che ci parlano del mistero della Pasqua, mantenendo le usanze dei propri avi, e dando a tutti un'occasione di partecipare: dalla cucina, alla decorazione, fino al momento di mangiare.

(tratto da ECO. Evangelici Cattolici Ortodossi, n. 2/26, p. 2)

 

 

Letto 3187 volte Ultima modifica il Sabato, 01 Aprile 2017 14:35
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search