Perché un presepe di belle statuine sono capaci tutti ad allestirlo, ma accogliere Dio che viene con il volto sconosciuto del prossimo inatteso – questo è solo di chi apre il proprio cuore all’imprevisto.
Il credente che vive coram Deo, se è veramente credente, non è schiacciato dall’incombere di una presenza invasiva, ma si sente pervaso dall’amore di Dio.
Forse molti saranno portati a ritenerlo un documento minore. Mi sembra che la forza del testo stia proprio nella sua consistente dimensione spirituale.
Facebook non è uno strumento neutro che presenta con continuità quanto viene postato, ma segue ben precisi criteri...
In realtà, il pericolo è in noi. Dentro di noi. È il nostro modo di guardare il mondo e la realtà. Sono le paure che lasciamo prosperare in noi ed intorno a noi.
La speranza non abita più qui. Ha abbandonato le nostre contrade, ormai colme di individualismo e di egoismi.
Non ci rendiamo conto di quanto questo modo di fare e di comprendere sia scandaloso per un cristiano...
Tutti connessi. E tutti, mi sembra, un po’ più soli. Poiché ci viene meno la prossimità. Ci sfugge tutto ciò che ci accade intorno. Non abbiamo uno sguardo per vedere chi ci è prossimo. La metafora del navigare mi rimanda all’immagine del naufragio.
Il fondamentalismo è un problema che c’investe quotidianamente, capillarmente, in ogni ambito ed in ogni istante. Nasce da un modo di pensare – un modo di vedere il mondo che ci circonda.
Sapremo noi tornare ad accogliere il peso di queste sofferenze? Saremo capaci di distoglierci dalle immagini televisive per farci attenti all’imprevisto che cammina sulle nostre strade? Già, l’imprevisto...