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Martedì, 09 Settembre 2008 01:27

“A te grido Signore, non restare in silenzio, mio Dio. - da IMPARIAMO A PREGARE ”

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B) IMPARIAMO A PREGARE - IV

 

B) A te grido Signore,

non restare in silenzio,

mio Dio

 


Questa supplica accorata del salmo 27 è una delle tante preghiere di domanda di cui è intessuto il libro dei salmi. In diverse forme, lungo tutta la Bibbia noi troviamo questo grido di supplica che, in mille situazioni di estremo bisogno, si innalza Dio.

Possiamo citare qualche esempio:

> Genesi 32 - Giacobbe grida a Dio per la paura di Esau

> Esodo 32,7-14 - Mosè supplica il perdono per il popolo

> 1 Samuele 1 - Anna piange e prega per poter avere un figlio

> Ester 4,1 7ss - Mardocheo ed Ester pregano nella loro angoscia.

A volte è tutto il popolo che, nella prova, implora l’intervento di Dio, altre volte è un profeta... o un re a nome del popolo, altre ancora è un uomo, una donna senza particolari missioni. Ma sempre la supplica nasce da situazioni concrete di dolore, possiamo dire da cuori che sanguinano o che tremano di paura.

Quando poi... si sperimenta l’intervento di Dio, allora sgorga il canto di ringraziamento. Tipica un’espressione che incontriamo più volte nella Bibbia:

Mia forza il mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza” (Es 15; Is 12; Sal 118).

Ci fermeremo a riflettere sulla preghiera di ringraziamento nei prossimi incontri. Oggi invece consideriamo la preghiera di domanda e di supplica.

Alla scuola di Gesù

Se tutto l’Antico Testamento, e in modo speciale il libro dei salmi, è una ricca scuola di preghiera, il vero maestro di preghiera è Gesù,

In lui, il Padre gioisce nel trovare finalmente la preghiera che sgorga da un cuore perfetto di figlio. Ed è lui, Gesù, che ci insegna la preghiera da figli, non più una preghiera da schiavi che vivono di obblighi e di paura. Gesù ci insegna e ci comunica la vera preghiera dei figli: lo fa nel dono dello Spirito Santo e della sua Parola.

È impressionante questa sintesi della preghiera di supplica vissuta da Gesù, che troviamo nella lettera agli Ebrei:

Cristo nei giorni della sua vita terrena offri preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà” (Eb 5,7).

Gesù, il Figlio Eterno del Padre, nella sua vita realmente umana ha fatto esperienza del dolore e delle lacrime e si è rivolto al Padre col grido della supplica. Per questo è il maestro autorevole anche della preghiera di domanda.

Teniamo presente che Gesù fa scuola di preghiera a tre livelli profondamente collegati tra loro:

> Anzitutto con la sua stessa preghiera. In particolare è San Luca che ci parla ripetutamente di Gesù in preghiera.

> In secondo luogo attraverso gli incontri che vive con i malati, con persone nel dolore, con i peccatori. Gesù di fronte all’atteggiamento di fede, accoglie sempre ed esaudisce.

> Gesù poi ci ha lasciato insegnamenti espliciti sulla preghiera attraverso parabole e indicazioni preziose e precise.

In questa riflessione di oggi, non è possibile e non è il caso di allargare il discorso a tutti questi aspetti; ci fermiamo in particolare su alcuni insegnamenti espliciti di Gesù. Saranno sufficienti per cominciare ad orientare meglio la nostra preghiera di domanda.

Atteggiamenti essenziali del cuore

Ecco alcuni atteggiamenti che Gesù ci insegna per educare il nostro cuore a pregare da figli. “Il Signore è vicino al cuore ferito” (SaI 34), è vicino anche a chi non sa e non può gridare a lui.., e tuttavia è una grande grazia poter pregare, e supplicare nella prova. Non si tratta di regole da imparare e applicare in modo meccanico. Non sarebbe dignitoso né per Dio, né per noi. Si tratta invece di atteggiamenti profondamente ricchi e veri.., che lo Spirito vuole plasmare con pazienza in noi.

La fede

Dopo avere guarito un ragazzo malato di epilessia per il grido di fede del padre, Gesù risponde ai discepoli, che, umiliati per non essere riusciti loro a guarire ragazzo chiesero al Maestro: “Perché noi non abbiamo potuto...?. “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se aveste fede pari a un granellino di senape, potreste dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile” (Mt 17,14-21). E lo stesso miracolo riportato in Marco sottolinea il ruolo della fede nel dialogo (potremmo dire: nella preghiera) tra il papà del ragazzo e Gesù. Ad un certo momento questo papà si rivolge a Gesù dicendo: “... Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”.

Gesù ha un fremito di protesta: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”.

Come dire: il vero problema non è nella possibilità di Dio ma nella tua capacità di fidarti e affidarti a Lui.

Questo è l’atteggiamento fondamentale che il Signore si attende da noi, quando ci rivolgiamo a lui: la fiducia, il dargli credito! Quante volte Gesù dice, dopo aver guarito: “Va la tua fede ti ha salvato!”:

È la mancanza di fede che ci chiude tante volte a poter sperimentare l’azione di Dio su di noi. Dio non accetta di distribuire miracoli in qualunque modo, non accetta di essere trattato come un mago. Dio è Padre che desidera appassionatamente comunicare con dei figli. Dona fiducia e attende dalla loro libertà, fiducia. Questa comunione, accolta con fiducia è il vero miracolo della preghiera, che rende possibili e riconoscibili tanti altri miracoli.

Il perdono, cioè l’amore

Gesù, dopo avere compiuto un gesto profetico nei pressi di Betania, dà questo insegnamento solenne:

In verità vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati(Mc 11,20-26).

E, lo sappiamo, anche dopo aver insegnato il Padre Nostro, Gesù si ferma a ribadire il bisogno di perdonare (Mt 6,9-15).

Anche il perdono è un atteggiamento da figli, ecco perché è essenziale per una preghiera autentica nella fede e nell’amore. Noi viviamo del perdono di Dio, e questo perdono siamo chiamati a estenderlo nei rapporti fraterni. Nella misura in cui viviamo questa esperienza di misericordia, ricevuta e donata, il nostro rapporto col Signore è un rapporto vero, da figli. Allora sarà possibile sperimentare e riconoscere l’azione di Dio nella nostra vita. Quanto più accogliamo il miracolo del perdono nella nostra vita, tanto più il nostro cuore si apre alla fiducia nel chiedere e affidare al Padre le nostre necessità..

Sempre, senza stancarsi

E cioè, l’insistenza, la costanza... Tutti ricordiamo la parabola di Gesù sull’amico importuno che va, nel cuore della notte, a chiedere in prestito alcuni pani. E la lezione di Gesù:

Vi dico che, se anche non si alzerà a dargli i pani per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene accorrono almeno per la sua insistenza. Perciò... vi dico: chiedete, bussate, cercate.., perché chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto(Lc 11,5-13).

E ricordiamo anche questo passo del Vangelo di Luca:

Gesù disse una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 18,1ss). E racconta la parabola della vedova che insiste fino a stancare quel giudice corrotto per ottenere giustizia...

Ci chiediamo perché sia così importante l’insistenza nel chiedere. Forse che Dio ha bisogno di essere convinto dalla nostra insistenza? Certamente no, Dio è già convinto di prendersi cura di noi e lo fa. Ma quella insistenza convince noi... mette a fuoco il nostro desiderio più vero e approfondisce la nostra fede. In una parola, forma in noi un rapporto più vero con Dio, un rapporto in cui non deleghiamo Dio a sostituirci nelle nostre responsabilità. E così tiriamo fuori i talenti, le risorse che sono già suo dono e impariamo a vivere un’alleanza di figli.

Sarebbe necessario fermare ancora l’attenzione sul pregare nel nome d Gesù (Gv 16,23-27), sul pregare uniti nel suo nome (Mt 18,19-2t)), ma non corriamo troppo. Diciamo ancora invece una parola sui silenzi di Dio.

Dio mio, Dio mio... perché...?

Quando si riflette sulla preghiera di domanda i perché si moltiplicano:

> perché tante volte Dio tace?

> perché dopo avere gridato a Dio tutta la mia fede... mia madre non è guarita?

> perché le promesse di Gesù sembrano smentite in troppe situazioni?

> perché... perché?

Quando queste domande sono a livello di semplice discussione teorica, non è il caso di perdere tempo a parlarne; ma quando sono domande che bruciano perché emergono da situazioni di sofferenza grave è un’altra cosa. Allora vanno ascoltate con una partecipazione sacra. Non c’è bisogno di dare risposte, c’è invece sempre bisogno di vicinanza silenziosa di rispetto, di solidarietà concreta.

E ricordiamo anche questo passo del Vangelo di Luca:

Tante domande.., restano veramente senza risposte immediate, non senza ascolto da parte di Dio.

Dio, in Gesù, si è rivelato realmente vicino e interessato alla nostra vita. L’ha condivisa fino in fondo in tutti i suoi aspetti, anche quelli più dolorosi, compresa la morte. Gesù ha vissuto preghiere e suppliche tra grida e lacrime.., e sulla croce ha gridato: “Dio mio, Dio mio.., perché mi hai abbandonato?”. Quel “perché”... è rimasto circondato da uno scandaloso silenzio. Scandaloso anche per i discepoli. Solo Maria e Giovanni sono rimasti vicini con una totale partecipazione a quella morte del figlio di Dio. Ma sappiamo che il Padre ha risposto al grido e alle lacrime di Gesù con la risposta più radicale, più nuova e sorprendente: facendolo risorgere da morte.

Dio dona Io Spirito senza misura

Proviamo allora a tirare qualche conclusione, senza la pretesa di chiarire ogni cosa. Il vangelo, ricordiamolo, ci apre una via per vivere la verità della nostra esistenza... sulle orme di Gesù... non ha lo scopo di sciogliere tutti gli interrogativi, pur seri, che sorgono in noi.

> Facciamo memoria della cura continua che Dio ha per la nostra vita, della sua continua benedizione su di noi. Troppo spesso non la vediamo e non la consideriamo, come se tutto fosse ovvio e dovuto e come se Dio non c’entrasse.

> Molto spesso Dio compie miracoli attraverso la solidarietà, la carità vissuta.., proprio perché agisce in alleanza con noi.

> E molti miracoli restano incompiuti a causa dell’egoismo umano. Quando diciamo: “Perché Dio non ferma la guerra?” Dovremmo piuttosto dire: “Perché l’uomo usa in modo così assurdo e disumano la sua libertà?”.

> Certe “risposte mancate” di Dio (ma sono veramente tali?), forse non le comprenderemo in questa vita. Alcune si, magari molti anni dopo. Ma... chi vive una fede coltivata e consapevole, sa che Dio non è sordo e che ci prende sempre sul serio. Abbiamo esempi straordinari tra i poveri delle nostre missioni che con una fede grande si esprimono così nei momenti di prova: “Dio sa...”.

> Nel capitolo 11 di Luca, Gesù ci consegna un chiarimento decisivo sulla preghiera di domanda:
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra?... Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,11-13).

Ecco ciò che Dio dona sempre, sicuramente, a quelli che lo chiedono: lo Spirito Santo! Dio comunica se stesso! E questo cambia veramente tutto nella nostra vita. Non fa scomparire il dolore, non risolve i problemi e le situazioni angoscianti... ma mette in grado di vivere ogni cosa con la sua presenza. Tutto può essere vissuto.., affidandolo a lui. Grazie allo Spirito Santo la nostra vita può essere vissuti in alleanza, da figli. I martiri, i santi ce lo proclamano a fatti!

Mi sembra stupendo quello che un giorno ha scritto un uomo di profonda preghiera, che proprio un anno fa chiudeva gli occhi a questo mondo per aprirli su Dio:

“Tutto quello che possiamo ottenere nella preghiera è molto inferiore a quello che abbiamo già ottenuto per il fatto stesso di poter pregare, di poter stare in comunione con Dio” (don Divo Barsotti).

Il più grande miracolo della preghiera è l’essere trasformati fino a desiderare come Gesù, pensare come Gesù, parlare e agire come Gesù. E’ il miracolo di vivere da figli, grazie al dono dello Spirito Santo.

Indicazioni pratiche

> Impara a non lasciare fuori dalla tua preghiera nessun problema, nessuna situazione della tua vita. Tutto, ma proprio tutto della tua vita.., interessa a Dio. In particolare, ciò che ti crea turbamento, paura, vergogna e ha bisogno di salvezza... dispiegalo davanti al Signore e davanti ai tuoi occhi.

> Affidati allo Spirito Santo per sapere chiamare per nome le situazioni che vivi dentro di te e fuori di te. Chiedi luce per vederle nella giusta proporzione, senza ingrandirle e senza minimizzarle.

> Aggrappati a una Parola di Dio che ti provochi nella fede:
  • - “Tutto è possibile a chi crede... “(Mc 9,23).
  • - “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).
  • - “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Fil 4,13).
  • - “Dio ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,2Q).

E affida il tuo problema al Signore con la fiducia e la semplicità di un bambino.

  • Ora... poni una domanda precisa e concreta al Signore e mettiti in ascolto: “Signore... qual è il primo passo che posso fare con la tua forza in questo problema?”. E molto importante questa domanda perché ci allena a lavorare in alleanza con Dio. In questo momento di ascolto chiedi anche: “Signore, devo chiedere perdono a qualcuno? Ho da perdonare a qualcuno?”.
  • Sii costante nella tua richiesta: ricordati che l’insistenza è il segno di un desiderio autentico. Sii costante nel chiedere al di sopra di ogni cosa il dono dello Spirito; è già presente in te, ma chiedi che sia libero di agire, che si manifesti in quella precisa situazione.
  • Quando sperimenti la risposta di Dio, non essere ingrato. Tuffati nel ringraziamento.

Domande per la revisione di vita

  • Qual è nella tua giornata il momento migliore per la tua preghiera? Quale il luogo che ti aiuta di più a concentrarti?
  • Hai già capito qual è il punto debole che minaccia la tua costanza della preghiera?
  • Prova a ricordare qualche esperienza forte della tua vita in cui hai gridato al Signore e hai sentito il suo aiuto.

 

Letto 4944 volte Ultima modifica il Sabato, 09 Gennaio 2010 15:23

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