Dal primo punto di vista il deserto è una terra che Dio non ha benedetto; fare di un paese un deserto significa renderlo simile al caos originario (Ger 2,6; 4,20-26), cosa che meritano i peccati d'Israele (Ez 6,14; Lam 5,18; Mt 23,38). In breve in questa prospettiva, il deserto si oppone alla terra abitata come la maledizione alla benedizione.
Ora, è questo è il punto di vista biblico dominante, Dio ha voluto far passare il suo popolo per questa "terra spaventosa" (Deut 1 , 19), per farlo entrare nella terra in cui scorrono latte e miele. Questo avvenimento trasformerà il simbolismo precedente. II deserto, pur conservando sempre il suo carattere di luogo desolato, evoca innanzitutto un'epoca della storia sacra: la nascita del popolo di Dio.
II simbolismo biblico del deserto non può quindi confondersi con una qualche mistica della solitudine o della fuga dalla civiltà; non ha di mira un ritorno al deserto ideale, ma un passaggio attraverso il tempo del deserto analogo a quello d'Israele.
1 - Il disegno di Dio -
Una duplice intenzione domina la traversata del deserto.
E' una via scelta espressamente da Dio, pur non essendo la più breve (Es 13, 17), perché Dio voleva essere la guida del suo popolo (13,21). Poi nel deserto del Sinai, gli Ebrei devono adorare Dio (Es 3,17 s=5, 1 ss); di fatto vi ricevono la legge e concludono l'alleanza che fa di questi uomini erranti un vero popolo di Dio: lo si può perfino censire (Num 1,1 ss). Dio ha quindi voluto che il suo popolo nascesse nel deserto; tuttavia gli ha promesso una terra, facendo cosi del soggiorno nel deserto un'epoca privilegiata, ma provvisoria.
2 - L'infedeltà del popolo -
La via di Dio non aveva nulla che potesse essere paragonata alla buona terra d'Egitto, dove non mancavano cibo e sicurezza; era la via della fede pura in colui che guidava Israele. Ora, fin dalle prime tappe gli Ebrei mormorano contro la disposizione del Signore; non c'è sicurezza, non c'è acqua, non c'è carne! Questo mormorio si ritrova in tutti i racconti (Es 14,11; 16,2 s.; 17,2 s.; Num. I4,2ss.; 16,13 s.; 20,4 s.; 21,5), ed è sollevato sia dalla prima che dalla seconda generazione del deserto. La ragione ne è chiara; si rimpiange la vita ordinaria; per quanto essa in Egitto fosse penosa, la si preferirebbe a questa vita straordinaria, affidata alla sola cura di Dio; val meglio una vita di schiavi che la morte incombente, il pane e la carne che la manna insipida. Il deserto rivela in tal modo il cuore dell'uomo, incapace di trionfare sulla prova cui è stato sottoposto.
II deserto è anche il luogo della tentazione; Dio tenta il suo popolo.
II deserto è un luogo arido, difficile, di privazione, di rinuncia, di scomodità. Jahvé assoggetta il popolo a questa peregrinazione, dura per lui, per vedere se risponde nella fede e se mette la sua fiducia solo in Jahvé, per sapere se il popolo si lascia guidare per le vie di Dio, che ordinariamente non sono né le più brevi né le più comode.
Il popolo, da parte sua, tenta Dio. La sua infedeltà, le sue continue mormorazioni, le sue ribellioni, mettono a prova la pazienza di Dio, la sua misericordia, la sua fedeltà.
A ogni beneficio di Dio, il popolo risponde con una protesta o una mormorazione;
i benefici di Dio sarebbero un secreto disegno di Jahvé per distruggerlo.
3 - Il trionfo della misericordia divina -
Ma Dio, se lancia perire nel deserto tutti coloro che si sono ostinati (cfr. Indurimento) nella loro infedeltà e nella loro mancanza di fiducia, non abbandona tuttavia il suo disegno, e trae il bene dal male. Al popolo che mormora da un cibo ed un 'acqua meravigliosi; si deve castigare i peccatori, egli offre loro mezzi inattesi di salvezza, come il serpente di bronzo (Num. 21,9). E questo perché Dio manifesta sempre la sua santità e la sua gloria (20, 13). Quest'ultima si mostrerà soprattutto quando con Giosué, un vero popolo entrerà nella terra promessa. Questo trionfo finale permette di vedere nel deserto non tanto l'epoca dell'infedeltà del popolo, quanto piuttosto il tempo della fedeltà misericordiosa di Dio, che previene sempre i ribelli e porta a termine il suo disegno.
II deserto è dunque una rivelazione di quel che è il cuore di Dio, un Dio fedele nonostante il suo popolo mettesse a prova la sua pazienza, e al tempo stesso rivela e manifesta, senza dar luogo a dubbi, il cuore dell'uomo, che non capisce, che è di dura cervice, incapace di trionfare nella prova.
Nel deserto, dunque, la fedeltà del popolo di Dio e la sua. misericordia hanno trionfato sulla infedeltà e la miseria dell'uomo. In esso Dio ha fatto risplendere nuovamente la sua salvezza a favore di un popolo indegno.
4 - Invito alla conversione -
Mediante il tema della memoria il Deuteronomio attualizza gli avvenimenti del deserto (Deut 8,2 ss.; 15-18); tempi meravigliosi della sollecitudine paterna di Dio; in essi il popolo non è perito, ma è stato messo alla prova, affinché riconoscesse che 1'uomo non vive soltanto di pane, ma di tutto ciò che esce dalla bocca di Dio.
Viceversa, il ricordo della disobbedienza è un appello alla conversione ed alla fiducia in Dio solo, a non aver più la cervice dura, né a tentare Dio (Sal 78,17 e ss.40; Att 7,51), a pazientare il ritmodi Dio (Sal 106,13 ss.), a contemplare il trionfo della misericordia. (Sal 78; 106; Ez 20)
5 - Il deserto ideale -
Se il tempo del deserto è un tempo ideale, perché non prolungarlo senza sosta? Questa mistica della fuga nel deserto ha la sua grandezza, ma, nella misura in cui si isolasse dall'avvenimento concreto che l'ha fatta nascere, tenderebbe a degenerare in una evasione: Dio non ci ha chiamati a vivere nel deserto, ma ad attraversare il deserto per vivere nella terra promessa.
D'altronde il deserto conserva il suo valore figurativo.
6 - Cristo nel deserto -
Con Cristo, il possesso della "nuova terra" è divenuto possibile e si è fatta realtà. "Beati i miti perché possederanno la terra" (Mt 5, 4), quella terra che non è altro che il "regno dei cieli" (Mt 5,3), che non è se non una nuova edizione più sublime del paradiso: "oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,43), in cui il bene supremo è questo: "stare con me", bene che tuttavia inizia già qui sulla terra.
Una gioia che costituisce il "riposo" definitivo, in cui tuttavia non si può entrare senza passare attraverso il timore, l'amore e 1'obbedienza alla parola di Dio; il deserto è momento di riflessione, di puntualizzazione per una nascita "in avani". Il deserto è un momento privilegiato, ma provvisorio di crescita. Il deserto è un momento di uscita dalla vita ordinaria per giocare a carte scoperte a tu per tu con Dio»
Il deserto è il luogo della rivelazione del cuore di Dio.
RIFERIMENTI BIBLICI DA LEGGERE
Deuteronomio: I, 30-32
II, 25-40
Geremia: II, 1-3
Osea: II, 13
Ezechiele: XX, 10-20
DOMANDE
Hai mai fatto l'esperienza del deserto?
Se , si quando e come?
E il deserto come tempo di silenzio?
Faresti volentieri un'esperienza del deserto?
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