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Martedì, 23 Dicembre 2014 09:08

Anno B: Mc 1, 1-13

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"Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio":

qui inizia il racconto della buona notizia (evangelo) per la nostra salvezza, che ha per protagonista Gesù di Nazaret.

Giovanni Battista ha la funzione di precursore, annunciato già in Isaia (40, 3), ed il suo annuncio riguarda la necessità di cambiare mentalità, cambiare vita, in preparazione e in attesa di uno che sarà più grande di lui, che sarà lo sposo di Israele, nella bibbia raffigurato come la sposa di Dio. Il suo battesimo però non sarà di acqua, ma di Spirito, che può dare la pienezza di vita.

Il battesimo per immersione è simbolo di morte: per il peccatore è morte al "passato scorretto" che deve essere cancellato in funzione di una nuova vita.

Gesù arriva al Giordano, ed accetta il battesimo non come purificazione dei peccati, che non ha, ma come simbolo della sua futura morte, perché per essere fedele alla sua missione, ed a Dio Padre, sa già che dovrà morire. Non per niente Marco usa le stesse parole qui nel racconto del battesimo e poi in seguito per la crocifissione e morte.

Marco dice poi che Gesù è "sale" dall'acqua, come simbolo della sua resurrezione dopo la morte, ed i cieli si squarciano e lo Spirito discende su di lui.

I cieli non solo si aprono, cioè con la possibilità che si richiudano, ma si squarciano in modo tale che non è più possibile chiuderli: il rapporto tra Dio (nei cieli) e l'uomo (sulla terra) è quindi garantito per sempre, non ci sarà più separazione tra Dio e l'uomo come pensavano i sacerdoti ebrei di quei tempi. Ed il verbo squarciare lo troveremo al capitolo 15, al momento della morte di Gesù.

Lo Spirito discende come colomba: già nella Genesi, alla creazione del mondo, lo Spirito "aleggiava sulle acque": questo riferimento vuol dire che con Gesù inizia una nuova creazione, e la voce svela la sua provenienza divina. L'evangelista fonde nella frase proveniente dal cielo alcuni versetti di Genesi 22, del Salmo 2 e di Isaia 42.

Poi Gesù viene spinto dallo Spirito nel deserto per quaranta giorni, tentato da Satana, che in Marco è l'immagine del potere e della ricchezza, quello che rende refrattari e ostili al messaggio di Gesù. Marco però non presenta le tre tipologie di tentazione come Matteo e Luca (avere sempre di più, salire e comandare, sostituiti da Gesù con il condividere, scendere e servire)

Il deserto nella bibbia è contemporaneamente luogo di intimità con Dio e luogo di tentazione, luogo di pace e luogo di lotta: Marco fa comprendere che il battesimo è collegato alla tentazione ed alla prova, ma anche alla serenità ed alla pace.

La permanenza di Gesù nel deserto viene indicata dalla cifra "quaranta" con la quale nella Bibbia si rappresenta una generazione, perché l'evangelista intende riassumere e presentare al lettore tutta l'esistenza di Gesù, la cui attività ricorderà il cammino dell'esodo compiuto in quaranta anni dal popolo di Israele, dall'uscita dalla schiavitù dell'Egitto (peccato) fino alla libertà nella terra promessa (vita eterna).

Filippo Giovanelli

Parrocchia di San Giacomo
– Sala

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"Il Vangelo di Marco: ANNO B"

in "La Messa, occasione di ... catechesi della Parola"

 
Letto 2128 volte Ultima modifica il Martedì, 23 Dicembre 2014 09:40

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