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Venerdì, 09 Settembre 2016 16:10

– XXIV Domenica del Tempo Ordinario -

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- 11 Settembre 2016 -

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,


Prima lettura: Es 32,7-11.13-14

7Allora il Signore disse a Mosè: «Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. 8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: «Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto»». 9Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. 10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».

11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente?

13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: «Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre»».

14Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

 

Salmo: 50

 

Rit.: Ricordati di me, Signore, nel tuo amore.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

3 Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

4 Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro. Rit.


12 Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

13 Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.


17 Signore, apri le mie labbra

e la mia bocca proclami la tua lode.

19 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;

un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. Rit.


Seconda lettura: 1Tm 1,12-17

12Rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, 13che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, 14e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.

15Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. 16Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.

17Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Canto del Vangelo: 2Cor 5,19

Alleluia, alleluia!

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,

affidando a noi la parola della riconciliazione.

Alleluia!



Vangelo: Lc 15,1-32

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

Parabola della moneta perduta

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Parabola del padre misericordioso

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». 31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».

 

OMELIA

Tutto il Vangelo è giocato su una sorta di principio di contraddizione.

Un esempio eclatante, sono proprio le tre parabole dette 'della misericordia' del Vangelo di oggi: è salvato solo chi è perduto, è perdonato solo chi ha peccato, la festa è riservata solo al reprobo fuggitivo.

Ma a questo punto è legittima una domanda: e le novantanove pecore lasciate dal pastore a favore di quella smarrita, le altre monete trascurate dalla donna in favore dell'unica moneta scomparsa, il figlio maggiore che non ha mai disobbedito ad un comando del padre, che fine hanno fatto?

In altre parole, la cosiddetta virtù, l'impegno a 'fare bene', la morale, l'obbedienza a comandi, precetti e dettami divini ed ecclesiastici... hanno ancora un senso, sono ben accetti a Dio? È possibile che Dio preferisca alla fine un disgraziato, un ingiusto, un perduto, rispetto a coloro che per tutta la vita si son sforzati ad essere moralmente ineccepibili?

Stando al Vangelo, la risposta pare essere negativa: lo sforzo morale, l'essere virtuosi, comportarsi 'come Dio comanda', pare non essere assolutamente sufficiente e necessario per 'essere salvati'.

Il Vangelo è chiarissimo su questo punto: l'essere virtuosi, irreprensibili, buoni, se diventa fine a se stesso, non conta nulla. Tutto ciò deve essere segnato dall'amore, produrre fecondità, deve mettere in moto la vita, la propria e di chi ci sta accanto.

La cosiddetta virtù – come il bene per il bene – è pericolosissima se diventa fine a se stessa, può trasformarsi in prigione, in un assoluto, a meno che non sia fecondata dall'amore.

Ogni bene se diventa un assoluto, può rivelarsi a lungo andare, il peggiore dei mali, e la storia –anzitutto la nostra – ci ricorda quanto male si può perpetrare a fin di bene!

È molto facile, ad esempio, che una irreprensibile persona di fede, si erga a giudice inflessibile dall'alto della sua moralità.

E poi quanto male può fare un genitore influenzando scelte, impedendo percorsi, limitando la libertà dei propri figli, ovviamente tutto fatto "a fin di bene".

Quante guerre, ieri e oggi, combattute 'a fin di bene', lasciando sul terreno milioni e milioni di innocenti?

Quanto male possiamo fare dicendo la verità ad una persona, di fatto uccidendola, giustificandoci  poi con l'averlo fatto solo "a fin di bene"?

È cronaca che ritorna periodicamente quella riguardante attivisti di sedicenti gruppi 'pro vita' – quale valore più alto può esserci della vita? – che fuori dai consultori e cliniche compiono stragi di donne che vi si son recate per abortire.

Occorrerebbe guardarsi dagli uomini e dalle istituzioni che si ritengono paladini e depositari dei sani e sacri valori dell'umanità – la Chiesa li chiama 'valori non negoziabili' – perché se al tempo stesso non testimoniano un amore folle per la persona, diventano armi, provocando molta sofferenza, in quanto il valore assoluto verrà sempre prima dell'uomo in carne ed ossa.

Dato che i 'panni sporchi si lavano in casa', domandiamoci quanta violenza nella storia della Chiesa in nome dei valori: rappresaglie contro i peccatori, «il magistero usato contro gli erranti e roghi contro gli eretici; quanti fulmini sui miserabili lanciati dagli spalti del potere in nome di Dio» (Balducci).

Gesù nel Vangelo non ha mai posto il valore prima dell'uomo: per lui viene sempre prima l'uomo e poi il sabato, mentre la religiosità ebraica poneva come valore assoluto e indiscutibile il sabato, accettando azioni e comportamenti disumani nei confronti dei disgraziati purché il sabato venisse osservato.

Per questo forse che Gesù spedisce al primo posto nel Regno di Dio prostitute e disgraziati! Per questo che nella casa di Dio si fa festa sempre per le persone più improbabili, come ci ricorda in maniera inequivocabile il Vangelo di oggi.

Perché Gesù ha solo fatto un bene segnato dall'amore (perché il bene e l'amore non coincidono!), ossia quello che mette in conto la propria ferita e addirittura la propria morte, pur di vedere l'altro compiersi in umanità e vivere in pienezza.

Allora non c'è che sperare che un domani, il cristianesimo ci riveli la possibilità di congiungere la virtù all'amore, all'umiltà, alla fraternità. Ma se ciò non dovesse accadere, di chi sarà la colpa se non di questa scissione radicale dell'amore per cui per essere virtuosi bisogna essere duri e per far festa bisogna essere peccatori?

Quando avverrà che potremo unire la virtù e la festa?

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Durante la messa della Domenica memorizziamo alcuni passi, per noi personalmente coinvolgenti, e meditiamoli durante tutta la settimana.

A livello di esempio ne alleghiamo 2, qui di seguito, ma le più importanti sono quelli che durante la Messa vi sono rimasti nel cuore.

  • «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo»

  • nella casa di Dio si fa festa sempre per le persone più improbabili

Buon cammino!!

Clicca qui per andare all'INDICE di questo TEMA: "Commento ai Vangeli della domenica"

 

 

 

 

Letto 3277 volte Ultima modifica il Martedì, 11 Ottobre 2016 19:17

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