Prima lettura: Dt 18,15-210
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto.
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”.
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».
Salmo: 94
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Rit.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit.
Alleluia, Alleluia, Alleluia.
Seconda lettura: 1Cor 7,32-35
Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 4, 16)
Alleluia, alleluia.
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta.
Alleluia
Vangelo: Mc 1,21-28
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Parola del Signore
OMELIA
«Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (v. 24), domanda l’uomo posseduto da uno Spirito impuro. Questo tale pare essere un habitué della sinagoga dove Gesù sta insegnando, uno che da una vita si lascia cadere addosso fiumi di parole ‘sacre’ dalle quali non si è mai lasciato provocare. Ora son proprio le parole di Gesù a destabilizzarlo, a disturbarlo sino ad urlare tutto il suo disappunto.
Detto con altre parole: «Sei venuto a distruggere il nostro perbenismo religioso Gesù? Il nostro poterci dirci cristiani perché praticanti? Sei venuto a dirci che non basta dire «Signore, Signore» (cfr. Mt 7, 21) per essere dei tuoi, ma che occorre magari anche prenderci cura della vita di chi ci sta accanto? Vorrai mica dirci che non basta frequentare i sacramenti per essere dei tuoi? Che non è sufficiente far battezzare i figli, fare un po’ di elemosina, comunicarsi la domenica e credere al pacco di dogmi consegnatoci da Madre Chiesa per essere salvati?».
«Taci! Esci da lui!» (v. 25).
Ma come, io che ‘non ho mai disobbedito a un tuo comando’ (cfr. Lc 15, 29), adesso passo come un indemoniato? Vorrai mica dirmi che adesso nella logica del Regno, noi ‘cristiani puri e duri’, ineccepibili quanto la retta dottrina, assidui frequentatori di chiese, sacramenti e sacrestie siamo considerati ‘spiriti impuri’?
«Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, e come segno di contraddizione» (Lc 2, 34; versione 1974). Sì, Gesù è ciò che ci rovina. Egli è qui per risvegliarci da una religione che addormenta, per farci uscire dalla consuetudine della ritualità, egli continua ad inquietarci facendo crollare da noi ogni sicurezza dogmatica a cui ci appigliamo con tanta protervia. Sì, Gesù ‘non è venuto a portare la pace’ (cfr. Mt 10, 34), quella serena e paciosa incoscienza dinanzi al dolore del mondo perché si ritiene sufficiente il dirsi cristiani. Egli è venuto a portare la spada, a separare l’antico dal nuovo, la sterile consuetudine dalla vitalità del Vangelo, a far uscire dalle chiese e dalle sue ‘verità’ considerate polizze assicurative, per cominciare finalmente a prendersi cura degli ultimi, a staccare magari i crocifissi di plastica dai muri, ritenuti amuleti porta fortuna, per occuparsi dei crocifissi agonizzanti nelle strade e nei nostri mari. Gesù ci ha lasciato l’esempio, perché imparassimo che nel perdere la vita a favore del bene degli altri, risiede l’unico modo per viverla in pienezza e senza fine. E per dirci che chi si sente sicuro e a casa nella propria religione, tutto intento a coccolarsi il proprio piccolo dio, in realtà la vita l’ha già perduta e irrimediabilmente (cfr. Mt 10, 39).
«Sfasciami il cuore, Dio di tre persone,
che finora hai bussato, bisbigliato,
fatto luce e cercato di correggermi:
se vuoi che m’alzi e resti in piedi, abbattimi,
spezzami, bruciami, e rifammi nuovo.
Come città usurpata, a un altro debita,
brigo per farti entrare, inutilmente:
la ragione, che in me è il tuo vicerè,
e dovrebbe aiutarmi, è prigioniera,
e si dimostra debole e fallace.
Eppure t’amo, e vorrei esser riamato,
ma son promesso sposo al tuo nemico:
sciogli, separa, e spezza quel legame di nuovo.
Rapiscimi, imprigionami, perché
o mi fai schiavo o non sarò mai libero,
o mi violenti o non sarò mai casto» (John Donne, Preghiere teologiche)
CAMMINO DELLA SETTIMANA
Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:
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«Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. ….”
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Gesù ci ha lasciato l’esempio, perché imparassimo che nel perdere la vita a favore del bene degli altri, risiede l’unico modo per viverla in pienezza e senza fine.
Buon cammino!
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"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola”
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