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Venerdì, 23 Febbraio 2018 10:45

II Domenica di Quaresima

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– Domenica 25 Febbraio 2018 -

Anno B

- don Paolo Squizzato 

Prima lettura: Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18


In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».

Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.

L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Amen

Salmo: 115

Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Alleluia, Alleluia, Alleluia.

Ho creduto anche quando dicevo:

«Sono troppo infelice».

Agli occhi del Signore è preziosa

la morte dei suoi fedeli. Rit.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;

io sono tuo servo, figlio della tua schiava:

tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento

e invocherò il nome del Signore. Rit.

Adempirò i miei voti al Signore

davanti a tutto il suo popolo,

negli atri della casa del Signore,

in mezzo a te, Gerusalemme. Rit.

Seconda lettura: Rm 8, 31B-34

Dio non ha risparmiato il proprio Figlio.

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?

Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Mc 9,7)

Alleluia, alleluia.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:

«Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Alleluia

Vangelo: Mc 9,2-10

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.

Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Parola del Signore

OMELIA

Nella fiaba di Cenerentola, la giovane donna al ballo (della vita) può recarvisi solo se indosserà splendidi abiti. Il racconto dice che questi abiti li riceverà da un uccello nel suo giardino. Ora il simbolo dell’uccello nei miti, rappresenta l’anima. È importante questo: non è questione di cambiare i propri abiti, per partecipare alla festa della vita, è sufficiente trasfigurarli. Fuori di metafora, la propria vita non va cambiata, ma accettata, amata e lentamente trasfigurata.

Non dobbiamo sognarci diversi, essere ‘altro’ per essere felici, ma accettare di compiere la lenta metamorfosi della nostra personalissima storia. Non c’è nulla di noi che meriti di essere gettato via. Neanche il peccato.

Il tutto avviene ‘sei giorni dopo’. Chiaro riferimento al sesto giorno della creazione, quando – secondo il mito di Genesi – l’uomo è stato messo al mondo. Creati al ‘sesto’, numero imperfetto per antonomasia nella Bibbia, per entrare nel ‘settimo’, il compimento, la pienezza dell’essere.

La vita è solo un cammino di trasfigurazione, di compimento del proprio essere: «La nascita non è la vita; è solo un’opportunità che ti viene data per creare la tua vita» (Osho).

L’esistenza è un interminabile processo di metamorfosi, di trasformazione come il bruco che giunto al termine della vita non conosce la morte, ma l’estasi di poter volare perché mutatosi in farfalla. Attraverso il principio dell’amore, divengo sempre più me stesso in un rinnovamento dell’uomo interiore, anche se il corpo biologico pare andare dalla parte opposta: «Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno» (2Cor 4, 16).

La nostra vita non sta precipitando verso il buio della tomba, ma verso l’illuminazione di sé. La vita ci è data per poterci illuminare! “Sia la luce…”. Diventare luce, è questa la grande sfida che ci attende ogni mattino. Illuminarci per diventare uomini e donne completi.

Partecipe di questa avventura straordinaria, Pietro prende la parola dicendo: “È bello” (v. 5). È bello ‘essere qui’ (non stare qui), vivere questa vita che va espandendosi, dilatandosi , che è vera, perché profondamente mia!

«Questi è il figlio mio, ascoltatelo». Nella concezione semitica, figlio non è da intendersi tanto come ‘colui che è generato da’, ma ‘colui che assomiglia a’. Non si nasce figli di Dio, e non lo si diventa neppure col battesimo (con buona pace del Catechismo). Ci si costruisce come figli assomigliando sempre più a Dio Padre che è amore, misericordia e perdono (cfr. Lc 6, 35).

Gesù è il figlio in quanto rassomiglianza assoluta con Dio. È l’uomo che per via d’amore si è lentamente trasfigurato, e perciò conformato sempre più al Padre, tanto da essere riconosciuto come suo stesso figlio, e tanto da poter dire: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 12, 45). Ora, questa vocazione altissima spetta pure a ciascuno di noi.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»

  • Diventare luce, è questa la grande sfida che ci attende ogni mattino. Illuminarci per diventare uomini e donne completi.

Buon cammino!

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