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Venerdì, 06 Luglio 2018 12:34

XIV Domenica del Tempo Ordinario – Domenica 8 luglio 2018 -

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Prima lettura: (Ez 2,2-5)

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.

Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

Amen

Salmo: 122

Rit. I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,

a te che siedi nei cieli.

Ecco, come gli occhi dei servi

alla mano dei loro padroni. Rit.

Come gli occhi di una schiava

alla mano della sua padrona,

così i nostri occhi al Signore nostro Dio,

finché abbia pietà di noi. Rit.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,

siamo già troppo sazi di disprezzo,

troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,

del disprezzo dei superbi. Rit.

Seconda lettura: (2Cor 12,7-10)

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.

A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».

Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

Parola di Dio

Canto al Vangelo ( Cf Lc 4,18)

Alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è sopra di me:

mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio

Alleluia

Vangelo: (Mc 6,1-6)



In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore

OMELIA

Chi sono io? Il punto d’arrivo di sette milioni di anni di evoluzione; il mio carattere, la mia individualità, il mio modo di pormi, la mia personalità risentono di una storia precedente quasi infinita, di cui io non sono responsabile. Sono l’educazione ricevuta, il DNA che mi costituisce, le ferite subite, gli sbagli dei genitori, insegnanti, educatori impressi su di me, e compiuti da me stesso. Il risultato di amori falliti. Io sono in fondo ciò che non avrei voluto essere, avessi solo potuto scegliere.

Ma non ci si sceglie; è già molto potersi accettare.

Eppure so, che io non mi risolvo in tutto questo. Non sono solo il risultato di addizioni malate e inconsapevoli, ma anche una Presenza più profonda, che è mescolata nel mio essere più recondito. Sono l’Amore che si è mischiato al mio sangue, lo Spirito che circola nelle mie vene.

Il ‘Dio in me’ sposerà sempre le conseguenze delle mie erranze. Ama tutti gli esiti delle mie scelte sbagliate (senza per questo approvarle). Ciò significa che dopo il male compiuto, la scelta imperfetta, il peccato commesso, l’Amore non abbandonerà, ma si schiererà sempre dalla mia parte, insufflando in me un Vento di ricreazione, perché io possa rinascere dalle mie stesse ceneri.

Dio è alleato con me contro il potere devastante del male; non mi condannerà mai perché ho sbagliato, ma alla fine frantumerà il male da me compiuto recuperando me che l’ho commesso.

«Lì non poteva fare nessun prodigio…» (v. 5).

Certo, se non si crede al potere dell’Amore, questo non potrà mai manifestarsi.

Fede significa dar credito all’azione del bene in noi. Vuol dire lasciar libero Dio di essere l’insperato, l’amore folle che è. Significa accoglierlo nelle nostre storie malate, e credere che lui sta realizzando il suo sogno: farle diventare parte di sé.

Fede vuol dire che per quanto la nostra umanità possa essere malata, ferita, limitata e bacata, lui ha il potere non di cambiarla, ma di abitarla. E se il Vivente abita la mia vita così com’è, allora «anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23, 4).

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

  • Gesù venne nella sua patria e ….. era per loro motivo di scandalo.

  • “se il Vivente abita la mia vita così com’è, allora «anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me»”

Buon cammino!

Se hai bisogno di una scheda per guidare la "Liturgia della Parola", sulle letture di questa domenica, la troverai qui:

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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