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Sabato, 23 Marzo 2019 00:21

III Domenica di Quaresima - 24 marzo 2019

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Anno C -

di Don Paolo Scquizzato,

 

Prima lettura: Es 3,1-8a.13-15

1 Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. 2L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». 6E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
7Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele.

13Mosè13Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: «Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi». Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?». 14Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi»». 15Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: «Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi». Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione. disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: «Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi». Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?». 14Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi»». 15Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: «Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi». Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

Salmo: 102

Rit.: Il Signore abbia pietà del suo popolo.

 

2 Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.

3 Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,

4 salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia, Rit.

6 Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.

7 Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d'Israele. Rit.

8 Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.

11 Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; Rit.

Seconda lettura: 1Cor 10,1-6.10-12

1 Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. 6Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.

10Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. 11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. 12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Vangelo: Lc 13, 1-9

1 In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».

Parabola del fico sterile

6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».

OMELIA

Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”. Dio che premia i buoni e castiga i cattivi, fa purtroppo ancora parte di una certa mentalità cristiana.
Gesù manda in frantumi l’idea di un Dio “troppo umano”. Egli distrugge l’equazione peccato =
castigo, semplicemente perché Dio non può castigare. Mai, né ora e tanto meno dopo la nostra morte.
La verità cui Gesù vuole aprirci, è di non credere che l’umanità sia divisa tra buoni e cattivi, santi e peccatori. Il mondo è costituito da ‘ladroni sulla croce’, tremendamente amati perché figli, e non per le nostre opere buone. Se Dio ci amasse in base alla nostra morale, cesserebbe d’essere Dio, perché l’Amore non si dà per i meriti acquisiti (si chiamerebbe premio), ma perché non può farne a meno.
Dio, essendo solo Amore, non può non amare.
Paolo ha provato a balbettare qualcosa sull’essenza di Dio: l’Amore è magnanimo, buono; non invidioso. Egli non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13, 4-7). Questo è il Dio di
Gesù di Nazareth. Se la quaresima ha un senso, è quello di disintossicarci una falsa immagine di Dio.
Occorre convertirci, trasformare la nostra mentalità, smetterla di sbagliarci su Dio, perché, come diceva Turoldo: «Sbagliarsi su Dio è un dramma, è la cosa peggiore che possa capitarci, perché poi ci sbagliamo sul mondo, sulla storia, sull’uomo, su noi stessi. Sbagliamo la vita».
‘Convertirsi’, significa non credere ad un Dio terrorista che minaccia morte e condanna chi non cessa di compromettersi col male, ma piuttosto affidarsi ad un Dio-contadino-paziente-fedele che si
prende cura del mio ‘campo’ e in me scommette ad oltranza, povero terreno che per quanto incolto e infruttuoso, vuole rimanere aperto a ricevere quel seme nel quale risiede la potenza della vita.
E infine comprenderemo la vita perché consapevoli entrambi, io e Dio, che verrà il tempo in cui anche il mio albero porterà frutto e il mio deserto fiorirà.

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri:

• «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. ..."

Il mondo è costituito da ‘ladroni sulla croce’, tremendamente amati perché figli, e non per le nostre opere buone.

Buon cammino!

"Una guida sintetica per condurre la Liturgia della Parola"

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Letto 29084 volte Ultima modifica il Sabato, 23 Marzo 2019 00:35

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