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Sabato, 13 Aprile 2024 09:57

Terza Domenica di Pasqua. Anno B In evidenza

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Terza Domenica di Pasqua. Anno B

Omelia di Paolo Scquizzato

Prima Lettura  At 3,13-15.17-19

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

Salmo Responsoriale Dal Salmo 4

Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! 
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; 
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento, 
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

Seconda Lettura 1Gv 2,1-5a

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c'è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

Canto al Vangelo (Cf. Lc 24,32)

Alleluia, alleluia.

Signore Gesù, facci comprendere le Scritture;
arde il nostro cuore mentre ci parli.

Alleluia.

Vangelo Lc 24,35-48

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

OMELIA

«Quando penso alla mia morte mi trovo in uno stato di grande stupore. Mi chiedo dove andrà così tanto amore» (Marina Cvetaieva).
L’amore della poetessa, sappiamo noi ora dove è andato. È qui quando leggiamo i suoi versi, quando la sua luce illumina il buio dell’anima, quando le sue parole interpretano mondi.
L’amore delle persone amate non finisce. Cadrà tutto il resto, ma questo rimarrà. E circola nell’aria, e nell’anima. E lo si respira, lo si fa proprio, in un ininterrotto dialogo.
«Penso che il fondo di questa vita sia costituito da una conversazione incessante tra coloro che sono ancora qui e coloro che non ci sono più, tra ieri e oggi, e forse an che tra oggi e domani» (Ch. Bobin).
È bello che ‘l’unica cosa rimasta’ del Gesù precedente la sua morte, alla prova del riconoscimento dei suoi, siano le sue ferite, che mostra a questi, come trofei. Certo, perché sono le ferite procurategli dall’amore, le uniche destinate a rimanere. Neanche l’abisso del sepolcro le ha potute cancellare.
E mi piace pensare che l’invito del vangelo di oggi sia proprio quello di imparare l’arte d’offrire riparo e cura alle ferite che ci hanno segnato, affinché possano divenire materiale di risurrezione.
Le ferite impresseci nella carne e nell’anima ci rimandano forse agli schiaffi ricevuti da bambini, ai duri interventi degli adulti. Le ferite ai nostri piedi potranno farci memoria delle persone che ci hanno trattato come pezze da piedi; i nostri incubi notturni potranno farci memoria delle offese subite e del fatto che nessuno in quel momento fosse dalla nostra parte; le ferite del nostro costato ci riporteranno a quanto abbiamo sofferto per un amore fallito. Ma noi sappiamo che nel vangelo il materiale di scarto diviene ‘la pietra angolare’, fondamenta d’un nuovo edificio esistenziale, vita nuova dove sarà ancora tutto possibile.
Ogni ombra guardata in faccia può trasformarsi in esperienza di risurrezione, e i limiti accolti in luogo di comunione, come la ferita per l’ostrica è certo dolorosa ma anche unica possibilità perché si formi in essa una splendida perla.
 
Paolo Scquizzato
 
Letto 71 volte Ultima modifica il Sabato, 13 Aprile 2024 16:37
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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