Domenica di Pasqua - Anno C
Omelia di Paolo Scquizzato
Prima Lettura At 10, 34. 37-43
In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Salmo Responsoriale Sal 117
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Alleluia, Alleluia
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
facciamo festa nel Signore.
Alleluia, Alleluia
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
OMELIA
«La resurrezione di Gesù è l’annuncio, la proposta essenziale della fede cristiana. Essa si rende credibile non dalle parole di banditori evangelici, bensì dalla loro testimonianza di vita. Se Gesù è realmente risorto deve ridondare dalle operazioni di coloro che lo proclamano tale. La risurrezione non è una parola magica, ma un programma di vita nuova, spirituale, celeste che tende a farsi breccia nel tempo. Vi credono tutti coloro che fanno compiere un passo avanti alla storia avvicinandola all’eternità. Forse sono molti di più di quanti si pensi, indipendentemente dalle loro convinzioni e confessioni religiose» (Ortensio da Spinetoli).
«Un divino cui non corrisponda una fioritura dell’umano non merita che ad esso ci dedichiamo». (Dietrich Bonhoeffer).
Dal vangelo evinciamo come le donne e gli uomini che incontrarono Gesù, fecero esperienza in quel preciso istante di vita eterna, ovvero fiorita, piena, realizzata. Frequentandolo hanno sperimentato nella carne la sua capacità di far germogliare, sbocciare la vita, di far fiorire il deserto. Per questo credevano e testimoniavano la resurrezione.
In uno straordinario passo degli Atti degli Apostoli in cui, nel descrivere le azioni della prima comunità cristiana, si afferma che: «Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù […]. Nessuno infatti tra loro era bisognoso» (At 4,33-34). Il fatto che nessuno della comunità fosse indigente era chiara testimonianza della risurrezione di Gesù, perché una comunità che si prende cura degli ultimi grida coi fatti che Gesù è veramente risorto.
La resurrezione non è dunque questione di vedere uscire un morto da un sepolcro, toccare un cadavere tornato alla vita. La resurrezione è credere e sperimentare qui e adesso di poter uscire dai propri sepolcri esistenziali. Son certo che le donne e gli uomini del tempo di Gesù abbiano vissuto le ‘apparizioni’ del Risorto prima dell’evento della croce, nel loro quotidiano vivere, quando hanno incontrato un uomo talmente buono, giusto e umano, da sperimentare essi stessi la resurrezione. Questo vuol dire avere fede nella resurrezione, vivere la Pasqua: fare esperienza dell’amore e uscire dai propri sepolcri.
In questo un passo di Eugen Drewermann, approfondisce proprio questo: «Il suo entrare nella loro vita, deve aver avuto l’effetto di un ridestarsi dopo un lungo sonno, come un appello ad abbandonare la non vita per entrare nella realtà, come un lacerare sogni angosciosi, come un aprire gli occhi alla luce. Con Gesù accanto, quelle donne e quegli uomini percepirono che la vita merita di essere vissuta, perché colma di promessa d’infinito, perché finalmente amate, accolte, ridestate alla dignità, perché oggetto di amore da sempre. Ecco, chi a contatto con Gesù fece una tale esperienza di rinascita non poté pensare che Gesù potesse rimanere prigioniero della morte.