Il dibattito sugli "organismi geneticamente modificati" si condensa sempre più su motivazioni ideologiche e meno su questioni scientifiche e tecnologiche. Poca chiarezza sul loro impatto, lentezza nella ricerca e ingenti interessi economici in gioco ne oscurano la reale portata, e minacciano il rilancio di una "economia reale".
Mentre si va diffondendo la consapevolezza del ruolo decisivo della famiglia come soggetto di scelte economiche e come soggetto produttore di capitale sociale, non procede allo stesso ritmo la messa in cantiere di provvedimenti, legislativi e amministrativi, volti all'attuazione di una vera e propria politica della famiglia...
Nel 2002 Ermanno Gorrieri a conclusione di un'attenta riflessione sul significato e il valore del principio di uguaglianza, sottolineava la sostanziale iniquità di politiche sociali che considerassero gli individui come monadi isolate e non tenessero conto del contesto familiare all'interno del quale le persone operano.
Nell'orizzonte dell'esperienza di alleanza biblica, la famiglia costituisce l'elemento fondante sia del farsi dell'umanità che del popolo d'Israele chiamato ad essere il "popolo di Dio", il "popolo della promessa". Sono le famiglie dei patriarchi a custodire il "patto", sono le famiglie "liberate dall'Egitto" che arrivano nella "Terra promessa" dopo aver accolto al Sinai l'insegnamento divino rivelato, e sono sempre le famiglie a impegnarsi nella trasmissione della tradizione a favore delle nuove generazioni, affinché il progetto di salvezza del Dio d'Israele possa realizzarsi nella storia.
I genitori nutrono non poche difficoltà ad accettare tutte le amicizie che i figli intrecciano con i loro coetanei. Minacce e intrusioni sono all'ordine del giorno, come pure ribellione e incomprensioni.
Alcune indicazioni, semplici e incisive, suggeriscono come captare le esigenze di libertà nella scelta degli amici avanzate dai figli, e come trasformarle in occasioni di crescita.
Quali regole danno i genitori? Perché si sta accettando passivamente quanto accade? Quale dialogo c'è con i figli? Quale capacità c'è di pensare che il problema va affrontato mettendosi insieme perché ne va del futuro dei nostri ragazzi e giovani?
Pochi sono disposti ad accollarsi la fatica di ritrovare le antiche e limpide sorgenti, mentre cercare categorie e stili diversi da quelli dominanti costa molto. E così, con una crescente rassegnazione ed una colpevole omologazione, ricominciamo dopo l'estate gli anni sociali, ricominciano il lavoro, la scuola, la pastorale ... senza una vera riflessione, senza cercare di capire come collocarsi nel crinale della crisi, senza accogliere sollecitazioni e appelli della vita ferita.
...quella saggia nozione greca che non disgiungeva la felicità dal concetto di limite e di giusta misura...
L'appartenenza a un gruppo non è un male in sé. Ma lo diventa se il soggetto non esercita più il senso critico e non ricerca più la verità, bensì l'approvazione degli altri appartenenti.