Ecclesiologia degli Atti e giudeo-cristianesimo
di Don Filippo Morlacchi
Lo scopo della scrittura di Atti
- La scuola di Tubinga ha voluto vedere in At uno scopo ideologico: risanare la frattura tra cristianesimo petrino (giudeo-cristiano) e paolino (avverso alla legge mosaica).
- Altri vi hanno visto un’apologia del Cristianesimo di fronte all’autorità romana, al fine di ottenere lo statuto di "religio licita" al pari dell’ebraismo.
- Altri ancora vi hanno visto il "documento di difesa" di Paolo nel corso dell’inchiesta giudiziaria che lo portò alla condanna a morte.
- La posizione tradizionale vi vede la ricostruzione della storia e della missione della Chiesa primitiva, per mostrare ai cristiani il compimento del piano salvifico di Dio nella storia. In particolare:
- Il prologo di Lc (1,1-4) rimane valido anche per At: sono anch’essi un’opera di "storiografia kerygmatica", ossia una ricostruzione storica attenta a mostrare l’andamento complessivo della vicenda, sotto la guida dello Spirito Santo;
- Luca cerca di far emergere la continuità storica e teologica tra la Chiesa delle origini (apostolica), legata intimamente ad Israele e alle sue tradizioni, e le chiese formatesi in altri ambienti e culture;
- Sottolinea l’unità del disegno salvifico di Dio: la salvezza è promessa ad Israele nell’AT, si compie in Gesù e si prolunga nella Chiesa, senza alcuna soluzione di continuità. Ne è garante l’opera dello Spirito Santo, dono di Gesù ai credenti, e la tradizione viva della Chiesa.
- I destinatari sono dunque lettori cristiani (e non pagani, come nell’ipotesi del "libro di difesa" di Paolo) provenienti dal paganesimo, invitati a scoprire la fedeltà creativa di Dio.