Formazione Religiosa

Mercoledì, 01 Settembre 2010 16:28

L'Assunzione (P. François Varillon s.j.)

Vota questo articolo
(3 Voti)

Di Maria si deve parlare con sobrietà. L’esagerazione, l’intemperanza della parola riescono soltanto a svalutare ciò che si vorrebbe esaltare. Si può peccare per eccesso come per difetto. Con le migliori intenzioni del mondo si dà libero corso all’immaginazione, alla sensibilità,  alla curiosità stessa e si dimentica che il Vangelo ci impone di mortificare davanti al mistero di Dio la curiosità, l’immaginazione e la sensibilità...

L’Assunzione

 di P. François Varillon s.j.

Di Maria si deve parlare con sobrietà. L’esagerazione, l’intemperanza della parola riescono soltanto a svalutare ciò che si vorrebbe esaltare. Si può peccare per eccesso come per difetto. Con le migliori intenzioni del mondo si dà libero corso all’immaginazione, alla sensibilità,  alla curiosità stessa e si dimentica che il Vangelo - Pascal ne sottolineava ”l’ammirabile sobrietà” specie nei racconti della Passione - ci impone di mortificare davanti al mistero di Dio la curiosità, l’immaginazione e la sensibilità che si manifestano troppo spesso epidermicamente e a spese della profondità!

Non crediamo però che la sobrietà escluda il calore. È vero il contrario. La sobrietà nella vera amicizia non è mai aridità né freddezza. Sposi o amici non hanno bisogno di parole per dirsi che si vogliono bene e che sono felici di stare insieme. Il silenzio dell’amore è una meravigliosa lode poiché lodare qualcuno significa fargli sapere che è degno di essere amato. Per questo basta un semplice sguardo più eloquente che una quantità di parole.

Calore e sobrietà: ecco tutta la vita profonda della Chiesa. Pietà, devozione, preghiera spontanea e ininterrotta del popolo di Dio: ecco il calore. La sobrietà è prerogativa delle definizioni dogmatiche; quando la Chiesa lo giudica necessario formula brevemente e chiaramente ciò che deve essere affermato perché la luce, che da Cristo proviene, sia accolta come deve esserlo. Se la pietà non fosse guidata dal dogma difficilmente si potrebbe evitare l’eccesso e in conseguenza la deviazione. Ma se la formula dogmatica non è vivificata dallo slancio ardente del cuore sarebbe arida come un teorema, astratta e in conclusione sterile. Sarebbe offrire ad anime affamate pietre invece di pane, mentre il mondo ha bisogno più che mai di qualcosa che nutra lo spirito. Se il dogma dell’assunzione non ci fosse offerto come un potente nutrimento spirituale bisognerebbe riporlo nei granai dove a poco a poco muffirebbero tutti i folklori.

Facciamo attenzione, anche se di primo acchito ci sembra che l’assunzione di Maria non è una verità essenziale per la nostra vita. Non bisogna essere impazienti. L’impazienza è un forma abbastanza moderna d’infantilismo religioso: si considera volentieri come non accaduto o insignificante quello che non si può convertire immediatamente in azione pratica. È una brutta tendenza contro la quale credo che è importante reagire.

Dall’inizio della sua storia la Chiesa prega Cristo, prega e riflette sul suo mistero. Riflessione e preghiera sono indivisibili. il Cristo è Dio fatto uomo: vero Dio e vero uomo. La Chiesa sa, la Chiesa crede che l’incarnazione è il centro di tutto: è il cuore della realtà; è la realtà stessa. L’Incarnazione non è un mistero tra i misteri: è IL mistero. Il mistero è unico come unica è la Fede. La preghiera a Maria e la riflessione su Maria accompagnano sempre la preghiera e la meditazione che facciamo su Gesù che la Chiesa instancabilmente persegue lungo i secoli. Maria accompagna il Cristo col calore della preghiera della Chiesa e con la sobrietà della sua riflessione. Dico: “accompagna”. Un accompagnamento sobrio e ardente. La parola sembra sia stata pronunciata da Osservatori dell’Oriente cristiano nell‘ultimo Concilio. Non è luminosa ed espressiva? Esiste la melodia ed esiste il suo accompagnamento. Ciò che importa è la melodia; certo l’accompagnamento ha anch’esso la sua importanza, ma è subordinato in funzione della melodia. Un accompagnamento musicale non è mai indipendente dalla sua melodia, ma sempre in relazione con essa.

Così la Chiesa ha sempre compreso le cose: ha pregato Maria, ha formulato dogmaticamente la sua grandezza, ma sempre unicamente come accompagnamento della preghiera al Cristo, di riflessione e penetrazione sul Cristo. Un accompagnamento non arbitrario, ma necessario. Tra parentesi: è peccato che spesso, troppo spesso, in Occidente si è creduto di poter in pittura come in scultura rappresentare Maria da sola. Nelle icone orientali, Maria non è mai sola; ha in braccio il Bambino, mostra il Figlio, dà suo Figlio al mondo, il Figlio di Dio. Sotto l’aspetto artistico ha ragione l’Oriente.

La solenne definizione del dogma che Pio XII fece il 1 novembre del 1950 è di una sobrietà notevole. Ecco il testo:” L’immacolata Madre di Dio, Maria sempre vergine, dopo aver compiuto il corso della sua vita terrena, è stata assunta corpo e anima nella gloria celeste” Ecco tutto. È molto ed è poco.

È molto, per la fede; la relazione di Maria con il Mistero centrale del Cristo è nettamente sottolineata: è la Madre di Dio, come nettamente sottolineato il nesso logico tra assunzione e Immacolata Concezione: Maria infatti è stata preservata fin dall’origine dalla corruzione spirituale comune ai figli di Adamo, ed è stata ugualmente preservata al termine della sua vita terrena dalla corruzione della carne, che ne è la conseguenza.

È molto per la fede. Ma è poco per la sensibilità e per la curiosità puramente intellettuale. Pio XII non dice che Maria è morta; neppure lo nega. Neppure dice che sia stata seppellita o no; nulla. Soltanto il mistero, in quello che ha di essenziale, è dichiarato sobriamente, senza che nessuna porta sia chiusa per un’ulteriore riflessione, suscettibile forse di soddisfare un giorno la sensibilità, l’immaginazione e anche, perché no? la ragione.

È vero che l’assunzione ci stupisce quando cerchiamo di pensare come un corpo che era vivo sulla terra o cadavere in un sepolcro sia bruscamente sparito. Dire che “Maria è stata assunta in cielo”, rischia anche di lasciare divagare la nostra immaginazione. Il cielo non è al di là delle nubi, il cielo è Dio, e Dio non è circoscritto da nessuna parte. Il corpo di Maria non ha dunque avuto una via da percorrere, non ha dovuto subire un transito per entrare in Dio. E’ inutile pensare, come una certa pietà voleva una volta, che siano venuti degli angeli a portarla via. E vale poi la pena di scervellarsi per sapere se è morta o no? Se è morta, la sua morte fu il varcare tranquillo di una soglia senza quel panico che, per tutti gli altri uomini, è il salario del peccato. Maria è senza peccato: è entrata certo con calma nell’intimo delle cose: si è veduta accordata nella sua carne verginale con la carne trasfigurata di quel Gesù, cui aveva donato la sua, passibile e mortale.

Se tratto brevemente questi problemi è perché so bene, più esattamente lo sa la Chiesa, che nessuno li evita. Non si deve pensare che la Chiesa sorvoli puramente e semplicemente i problemi considerandoli quasi superflui. No, non sono superflui, ma sono secondari. È l’essenziale che si deve tener fermo. Ora, la Chiesa ha meditato l’essenziale lungo tutta la sua storia. E se io credo, con tutto il cuore e tutta la mente, all’assunzione di Maria è perché sento vibrare, ascolto vibrare nella sobria definizione di Pio XII tutto il calore, tutto il fervore della devozione popolare a Maria che, durante venti secoli, non ha cessato di unirsi all’adorazione del Dio fatto uomo.

Vi sono degli eccessi; vi sono state delle esagerazioni; ma I ‘essenziale è che il popolo di Dio ha sempre saputo chi è Maria: Maria è colei che a nome di tutti gli uomini ha detto “sì” a Dio. Dio desiderava questo “sì” della sua creatura; Dio ha troppo amore e rispetto per l’uomo per desiderare di salvarlo senza il suo consenso. Dio non vuole possederci come si possiedono delle cose per quanto siano belle, come una donna possiede un gioiello. Non vuole nemmeno che le possediamo come si possiede una preda. Vuole accoglierci nell’amore; questo suppone che prima lo accogliamo noi, Lui, consentendo liberamente al suo desiderio. Il consenso della libertà personale è necessario alla salvezza. Quel che è vero per la persona è vero anche dell’umanità considerata come un tutto; poiché la salvezza è collettiva quanto personale e non è delle persone se non all’interno di una comunità. Esiste forse una libertà personale che sia necessaria per la salvezza dell’umanità? Una sola: quella di Maria. Il taglio di un ramo che rifiuta la linfa non impedisce la vita e la crescita dell’albero; ma bisogna che sia l’albero stesso a consentire alla linfa. Maria è il consenso libero dell’albero dell’umanità. È l’umanità che dice “sì” alla vera vita, la vita di Dio che il Figlio ci offre diventando uno di noi. L’umanità che dice “sì” al dono di Dio è la Chiesa.

Maria ha conosciuto sul momento, in piena chiarezza, il mistero della nostra deificazione al quale l’associava per sempre il suo consenso? Non è necessario supporlo. E’ indubbiamente più sicuro e più bello contemplare Maria che scopre a poco a poco le meraviglie del disegno di Dio e riceve via via l’intelligenza della sua missione, dalle spade che la trafiggono lungo tutta la vita fino al giorno della sua presenza sul Calvario.

Maria è interamente riassunta nella parola Fiat, che vuoi dire: sì. Questa parola, la più sobria tra tutte le parole, grondante di fervore dice nello stesso tempo: preghiera, azione e passione.

Fiat dice preghiera: nel giardino di Getsemani, Gesù adopera la parola della sua mamma per dire sì a Dio. Ma prima ha voluto che questa parola fosse al centro della preghiera quotidiana dei cristiani. Fiat di Maria a Nazaret, Fiat di Gesù nel giardino dell’agonia, Fiat del Padre di tutti i cristiani: è la sintesi di ogni autentico rapporto con Dio.

Fiat dice anche azione, dire Fiat è obbedire, e l’obbedienza è l’azione che impegna la volontà dell’uomo fino alla radice.

Fiat infine dice passione: poiché non vi è amore vero senza distacco da sé. Dire si a Dio è sempre accettare di scomparire, è essere colui o colei che accompagna la melodia senza pretendere di sostituirsi ad essa o essere indipendenti.

Maria accompagna Gesù nella vita terrena. Lungo i secoli accompagna la Chiesa nell’adorazione del suo unico Signore. Come potrebbe la Chiesa non essere CERTA che, fin dalla fine della sua vita terrena, Maria ha accompagnato il Figlio nella gloria? Ne ha la certezza; l’ha comunicata al mondo. E anche noi ne godiamo.

Letto 5696 volte Ultima modifica il Lunedì, 05 Dicembre 2016 12:55
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search