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Martedì, 15 Novembre 2005 00:33

Educarsi al mondo, il granello che fa scuola (Italia Caritas)

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L’educazione alla mondialità è la capacità di cogliere i nessi, di leggere le interconnessioni, di svelare i legami tra il microlivello dell'azione quotidiana e il macrolivello planetario: un "pensare globalmente e agire localmente".

 

La mondialità è un approccio generale alla persona e alla storia di oggi, una consapevolezza comune a tutto il lavoro della Caritas. Che in questa dimensione globale è chiamata a promuovere la testimonianza della carità in vista dello sviluppo integrale dell'individuo, della pace e della salvaguardia dell'ambiente. Un impegno tale non si esaurisce nei confini di una comunità o di un territorio. Questo modo di operare è radicato nel messaggio cristiano che per sua stessa natura è universale: nostra responsabilità è declinarlo in forme consone ai tempi e ai bisogni dei nuovi scenari planetari.

L’educazione alla mondialità è la capacità di cogliere i nessi, di leggere le interconnessioni, di svelare i legami tra il microlivello dell'azione quotidiana e il macrolivello planetario: un "pensare globalmente e agire localmente" che parte dall'esperienza e dal vissuto delle persone e delle comunità per favorirne il cambiamento, a tutela dei più deboli, secondo lo spirito delle beatitudini. La mondialità non si identifica in un lavoro specifico: interventi per le emergenze all'estero, gemellaggi, ecc. Piuttosto, va considerata una dimensione trasversale del lavoro Caritas, strettamente correlata con la ricerca della pace e dell'interculturalità.

I giochi e i testimoni

Molte Caritas diocesane hanno avviato progetti di educazione alla mondialità, dedicati soprattutto al giovani in età scolare. Ma non solo. Una delle realtà più rappresentative di questo sforzo è il coordinamento Granello di senapa, attivo nella diocesi Reggio Emilia - Guastalla. Nel settembre 2001 diversi organismi ecclesiali di servizio e di volontariato missionario, tra cui la Caritas diocesana, il centro missionario diocesano e gli uffici di pastorale giovanile e scolastico, hanno avviato nella diocesi emiliana l'esperienza del Granello, ispirandosi, nella scelta del nome, alla parabola che ben rappresenta lo spirito del missionario: piantare un piccolo seme e lasciare che germogli e faccia frutto.

Negli ultimi tre anni, il Granello ha avviato una serie di progetti di varia natura, dai percorsi didattici agli incontri di formazione, dai cicli di lezioni alle esperienze comunitarie, tutti incentrati sui problemi creati dalla globalizzazione e sull'approfondimento dei temi del volontariato, della povertà, dell'intercultura. Lo scopo di queste diverse aree di intervento è stimolare la curiosità, promuovere una corretta informazione e presentare il ricco panorama di organizzazioni, associazioni e gruppi attivi nel campo della cooperazione allo sviluppo e dell'annuncio missionario, ma anche in settori come il commercio equo-solidale o la lotta al lavoro minorile, alla prostituzione e, in generale, alle violazioni dei diritti umani. L'idea è dare soprattutto ai ragazzi l'occasione di conoscere in maniera approfondita il significato di termini da cui sono costantemente bombardati attraverso tv e giornali, ma anche di sensibilizzarli a stili di vita consapevoli, a un consumo critico, alla necessità di documentarsi sulle contraddizioni del sistema produttivo e dei commerci su scala planetaria. Agli adulti e agli educatori viene invece offerta la possibilità di approfondire le proprie conoscenze: il Granello non vuole naturalmente sostituirsi agli insegnanti, ma piuttosto collaborare con loro e fornire le proprie competenze.

Così spesso il Granello entra nelle scuole, con una metodologia di lavoro che gli operatori sociali e gli animatori definiscono attiva: si cerca di coinvolgere i partecipanti in giochi che rappresentino i concetti che sono oggetto di discussione, per lasciare immagini più comprensibili e testimonianze più forti.

Normalmente, i formatori del Granello ricorrono a veri e propri role-playing game, cioè prove di simulazione quasi teatrale, in cui uno o più ragazzi si trovano a gestire, ad esempio, il mercato dell’acqua o del petrolio, dalla parte delle grandi potenze industriali ovvero dei paesi del sud del mondo. L’esperienza è illuminante, se è vero che una bambina, mentre venivano distribuite le dotazioni iniziali, non ha saputo trattenere un "Ma così non vale!".

Un'altra forma di coinvolgimento è l'utilizzo di testimonianze: storie di viaggio, di lavoro, di privazione raccontate da chi le ha vissute, capaci di trasmettere qualcosa di coinvolgente, oltre il semplice significato delle parole.

Un impegno contagioso

Nel Granello di senapa lavorano soprattutto volontari provenienti dai vari organismi della diocesi. Sono in tutto una cinquantina.. alcuni a tempo parziale, aiutano l'organizzazione compatibilmente con i propri impegni, dando la disponibilità per partecipare agli incontri. Altri, invece, sono "annuali"; operatori già dotati di un certo bagaglio di esperienza e fortemente motivati, che si mettono per dodici mesi a completo servizio del coordinamento, svolgendo anche lavori di segreteria e implementando il lavoro in aula. Molti sono studenti universitari, magari tornati di recente dai campi missionari oppure in procinto di partire per i campi di lavoro nell'Est Europa, nel Sud America o in America centrale.

Insieme a loro, un gruppo di formatori professionisti, provenienti in larga parte dagli organismi che hanno dato vita al progetto, e che costituiscono la base operativa degli interventi del coordinamento. Che sono andati crescendo fino al punto da raggiungere, nell'ultimo anno, quasi duemila ore complessive; di esse, un numero considerevole è stato passato con classi delle scuole superiori e medie, nelle parrocchie e persino negli asili. Come detto, le iniziative del Granello e dei suoi operatori si rivolgono principalmente agli istituti scolastici, ma non solo: finora sono stati utenti del progetto 143 enti nel territorio della diocesi, per un totale di 16 mila persone, tra giovani e adulti.

Nel prossimo futuro, visti i positivi risultati sin qui ottenuti, l'obiettivo è estendere ulteriormente il raggio d'azione, o contribuire a formare realtà analoghe in altre parti d'Italia. Interesse a confrontarsi con il modello reggiano hanno manifestato le Caritas di Piacenza, Bologna e Forlì, oltre alla diocesi di Ostuni. L'educazione alla mondialità può apparire un'impresa astratta. Ma è anche tremendamente contagiosa.

a cura dell'Area internazionale

(da Italia Caritas, ottobre 2004)

 

Letto 3012 volte Ultima modifica il Domenica, 31 Gennaio 2016 18:44
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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