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Domenica, 14 Aprile 2013 17:58

Verso la speranza (Primo Mazzolari)

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Se una povera speranza può avviarci verso la Speranza, vuol dire che in ogni speranza si nasconde la Speranza.

- Ora noi speravamo che fosse Lui che avrebbe riscattato Israele:
invece, con tutto ciò, ecco il giorno terzo da che queste cose sono avvenute...

Voglio bene ai Due che, confessando se stessi, m'aiutano a sopportare la povertà della mia anima nei confronti della speranza.

Essi avevano sperato...

L'"aver sperato" è un merito che neanche una susseguente "disperazione" cancella del tutto, se la Chiesa ci fa maternamente leggere, come motivo di assoluzione nel momento delle esequie: - quia in Te speravit... -

Lo sperare quasi non conta, tanto è difficile l'accorgersi e il goderne mentre si spera. Allor che tutto è passato e ci si domanda come abbiamo resistito ai duri colpi della giornata, la speranza prende volto nel nostro ricordo.

lo non so se oggi spero: so che ieri ho sperato, che ho gridato verso di Lui; che ho cercato la sua faccia, il suo cuore, la sua mano.

Aver sperato e non sperar più, mentre il dovere continua!

Una speranza che finisce e la strada che continua! Non conosco nulla di più pauroso.

I Discepoli avevano sperato che Gesù avrebbe riscattato Israele.

Per quanto poco illuminata e pochissimo spirituale, era una speranza messianica. Come Giudei, non avrebbero potuto immaginare diversamente la restaurazione, né sollevare la propria speranza oltre la grandezza temporale.

Invano il Maestro aveva martellato contro un pregiudizio che costituiva la caratteristica più spiccata della sua gente. Finì, nella sua carità, a prenderli com'erano, a sopportarli com'erano. La nostra indole non si muta al di là di certi limiti, e Gesù, benché vedesse quanto sarebbe costata ai suoi e a sé quella speranza terrena, sopportò che rimanessero attaccati a quella stretta concezione del Regno, rispettando, una volta di più, la nostra spirituale povertà.

Quantunque fosse una speranza sbagliata, era sempre una speranza, suscettibile quindi di purificazione e di elevazione verso la vera speranza.

Gesù fa come il Padre; non dispoglia un albero delle sue foglie se prima le nuove gemme non sono preparate.

Se una povera speranza può avviarci verso la Speranza, vuol dire che in ogni speranza si nasconde la Speranza.

C'è tanta e così pronta delusione in ognuno dei nostri piccoli sostegni, tanti motivi di pena, che tutto può venire purificato!

Qualche cosa di soprannaturale ci viene incontro da ogni dove così che ognuno di noi, da qualsiasi disperazione, quasi senza volerlo, si incammina verso la Speranza.

«Ricomporre l'Israele di Dio», cioè questa nostra povera umanità "disciolta" dal peccato, è l'ufficio della Chiesa.

Ma le speranze dei cristiani non combaciano sempre con la missione della Chiesa, a motivo dei nostri amori particolari o dei metodi che noi vorremmo imprestare alla Chiesa, i quali non si confanno con la libertà dello Spirito, che soffia ove vuole.

Dio restituisce l'unità per vie che l'uomo non immagina neanche. S'Egli le dichiarasse a principio, verrebbero da noi sdegnosamente respinte come sconvenienti alla stessa divina Maestà.

L'accanita difesa dei diritti di Dio, ha messo molte volte i cristiani attraverso i disegni di Dio. Come i Due, come gli Apostoli andati al Sepolcro o rimasti nel Cenacolo, come tanti cristiani di tutti i tempi, anche noi resistiamo allo Spirito, col pretesto d'imporgli "restituzioni" di grandezza o di potenza temporale per la sua Chiesa.

La nuova cristianità non può venire per vie già superate dalla storia. Dio vuole mano libera e chi spera in Lui, gli si deve abbandonare incondizionatamente.

- Speravamo... -

Dunque, un filo di speranza è rimasto nei Discepoli, sia durante la Passione come subito dopo la Morte.

E' sorprendente che la Croce non abbia tutto cancellato. Bisogna dire che il Maestro avesse scavato ben addentro nell'animo dei suoi! Più che la Morte, pesavano quelle tre giornate di silenzio.

Come costa una giornata eguale, il tragico quotidiano!

La morte non è il morire. Morire è ancora qualche cosa di vivo, un avvenimento che si può seguire, un'azione. La vera morte è dopo: il non veder più nulla, il non ritrovar più nulla: le acque che si eguagliano dopo che la nave è stata inghiottita.

Contro questa morte è difficile tener viva la speranza.

Intorno a Cristo in Croce c'era tale e tanto odio, che non si poteva dubitare che qualche cosa di Lui continuasse. L'offerta di un Sepolcro nuovo, fatta da un Capo; il ritrovarsi degli Apostoli durante la sepoltura, a poche ore da un avvenimento che aveva scosso cielo e terra, erano segni di una ripresa che poteva ancora contare sul consenso di molti seguaci, i quali, passato il breve sgomento, sarebbero scesi in piazza contro gli oppositori momentaneamente vittoriosi.

Ma occorreva far presto, perché gli uomini dimenticano presto, come presto si sbandano alla ricerca di un nuovo motivo di fiducia e di azione.

Attendere è il mestiere più difficile, mentre la fedeltà e la vittoria sono fatte di attesa.

Ricordiamo i Servi che attendono il ritorno del Padrone: le Vergini che attendono lo Sposo. Dio è pazienza. Il seme porta frutto "in patientia": nella pazienza s'arriva «a possedere anche la propria anima».

In questo momento, se la nostra speranza viene meno, non è perché manchino i segni della Presenza, ma perché non sappiamo attendere l'ora e il momento di Dio.

Vogliamo vedere subito: tutto deve compirsi entro un termine fissato dalla nostra brevità e dalla nostra poca fede.

«Chi crede non ha fretta».

Ci ha guastati l'educazione tecnica, il sintetismo chimico, che, staccandosi dal naturale, il quale ha un'andatura lenta, graduale ma sicura, ci ha portato verso l'artificioso e il violento.

Tutto rapido: treni rapidi, maturazione rapida, guerra rapida ... Un quadro non è ancora abbozzato, e vogliamo pronto il capolavoro: l'azione è ancora pensiero, e ne vogliamo gli effetti: non ci siamo ancora messi in strada e vogliamo essere arrivati.

Dio è l'Eterno e noi pretendiamo di costringerlo ad agire coi nostri criteri effimeri, mentre il tempo che si fa storia, gli obbedisce secondo un ritmo d'eternità.

La speranza è un credito fatto a Dio oltre ciò che l'uomo può vedere e capire.

La beatitudine incomincia dove finisce il vedere: - Beato chi crederà senza aver visto.

Che cosa vede l'uomo? Che cosa riesce a toccare?

Tomaso mette la sua mano nelle ferite del Signore. Una povera esperienza che da sola non l'avrebbe fatto inginocchiare: - Signore mio, Dio mio! -

La faccia di un'epoca o di un avvenimento muta ogni istante ed è sempre fuori di ogni nostra definizione, senza che il nostro sforzo di comprendere possa essere dichiarato stolto. Stolti lo si diventa se ci fermiamo a veder passare le trasformazioni del nostro tempo, invece di salire con ardimento sul convoglio ...

I pazienti e gli audaci, che son poi i veri "umili di cuore", preparano il Regno, rinunciando ai propri piani e sforzandosi di entrare nei piani divini.

Dio non vuole consiglieri, cioè gente che si mette a lavorare sol quando chi ha la responsabilità dell'opera eseguisce fedelmente i propri progetti, e che s'indignano e proclamano il fallimento dell’impresa appena gli avvenimenti mostrano di seguire un corso non previsto né da loro collaudato.

Le strade obbligate della divina carità non hanno nulla che richiami le strade obbligate della nostra frettolosa e corta sapienza.

Così le strade della Chiesa, che son fuori completamente da ogni previsione di umana saggezza. Il Papa non conduce la Chiesa con senso umano.

Egli è l'interprete sicuro di quello che lo Spirito viene preparando e attuando nella Chiesa, e ne segue le impronte.

Il "seguimi" è soprattutto per Lui.

C'è una rotta già tracciata da un timoniere invisibile, la quale si disvela man mano la nave veleggia.

Se vogliamo consolidarci nella speranza dei destini della Chiesa, il quotidiano della sua vita va accettato con umiltà paziente e virile anche da chi presiede.

Quante volte il Papa nella sua umanità sensibile e passionata al pari della nostra, sarebbe tentato di volgersi piuttosto a destra che a sinistra, risparmiarsi questa o quella prova!

Ma la strada è segnata: il Pastore precede il Pastore segue. La speranza più alta è nella fedeltà più piena.

- Tu, sequere me. -

Primo Mazzolari

(tratto da Tempo di credere, Vittorio Gatti editore in Brescia, 1941)

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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