Il compito della speranza è rendere inquieti i cuori
spargere semi in terreno sterile
smuovere i passi verso le stelle.
È un leggero soffiar della brezza
fra le fronde – nel meriggio più caldo
quando l’esistenza pare sospesa – immutabile.
Sono i colori dell’arcobaleno
stesi lungo le sponde del cielo
all’improvviso – dopo la tempesta.
È un raggio di luna che penetra
nell’angolo buio della tua stanza
disfacendo trame d’un travaglio angoscioso.
È una parola che giunge improvvisa
come una grazia – l’inattesa carezza
sul plumbeo deserto della tristezza.
Sono cammini da rinvenire insieme
e strade non ancora tracciate
– sentieri interrotti che sbucano
nei sobborghi dell’infinito.
Sono volti – sono nomi.
È lasciarsi avvolgere da un sogno
– disinteressati alle vie disegnate
dal coro delle sirene e da certe altre malie.
È un canto lieve che si leva nella notte
forse chiacchiere di stelle o sussurri d’amanti
– mentre il bianco spumeggiar del mar
rinfocola dolcissime nostalgie
nel seno del nauta.
Francesco Spera