Mondo Oggi

Martedì, 09 Gennaio 2007 10:53

Il prezzo della Fede

Vota questo articolo
(0 Voti)

Anteprima / In uscita “Il libro rosso dei martiri cinesi”
IL PREZZO DELLA FEDE
Esce in questi giorni, per i tipi della San Paolo,
Il libro rosso dei martiri cinesi, una raccolta di testimonianze e resoconti autobiografici della fede perseguitata, a cura di Gerolamo Fazzini. Si tratta del primo volume di una serie che vede la collaborazione tra la redazione di Mondo e Missione e le Edizioni San Paolo. Di seguito, ampi stralci della prefazione del cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong

È davvero un onore e un privilegio poter dare voce ai numerosi fratelli e sorelle del mio popolo che hanno sofferto, spesso fino al martirio, sotto una persecuzione molto dura, a tratti spietata. Tra i numerosi cattolici che sono stati imprigionati per trenta o più anni in Cina, non sono pochi coloro che ci hanno lasciato le loro memorie. Molte, di esse sono state tenute nel cassetto per un lungo periodo. C’erano motivazioni valide per farlo: non si volevano urtare le autorità politiche, mettendo ancora più in pericolo i nostri fratelli di fede. Però bisogna ammettere che c’era anche una specie di riluttanza, persino da parte di membri della Chiesa, di denunciare chiaramente le persecuzioni subite sotto il regime di Mao. Per molti anni il maoismo è stato esaltato, oltre il limite della ragionevolezza. Anche coloro che non erano d’accordo non hanno avuto il coraggio, o la libertà interiore, di parlare fuori dal coro ideologico, forse per non essere annoverati fra i reazionari. Oggi continuare sulla strada del silenzio sarebbe un errore incomprensibile e imperdonabile. Come spesso ci ha ricordato Giovanni Paolo Il, abbiamo il dovere della memoria, e in particolare della memoria dei martiri del XX secolo, di tutti i martiri, sotto qualsiasi regime, senza più nessuna reticenza. I confessori e i martiri della Chiesa di Cina appartengono all’intera cristianità ed è nostro dovere, oltre che diritto, presentare le loro testimonianze perché alimentino la fede dei cristiani di tutto il mondo. Oltretutto le vittime - o forse meglio i protagonisti - di quella stagione di persecuzione stanno ormai scomparendo. Davvero non c’è più nessun motivo per continuare a tacere. Anzi, mi auguro che i giovani sacerdoti e i fedeli cinesi raccolgano dalla bocca degli anziani le storie di sofferenza e martirio che non sono state ancora registrate, di cui si rischia di perdere la memoria per sempre. Mi rendo conto che questo libro, tra i primi nel suo genere, raccoglie solo una frazione delle testimonianze disponibili. In ogni caso, la raccolta qui contenuta è di grande valore umano e spirituale. L’editore mi ha anche chiesto di aggiungere una testimonianza personale, diretta, in questa introduzione. Io sono nato a Shanghai, ma ho lasciato la mia città natale nel 1948, prima dell’ascesa al potere del Partito comunista, in quanto il noviziato dei salesiani era a Hong Kong. Personalmente dunque, grazie a Dio, non sono stato vittima diretta del regime. Ma conosco bene le sofferenze inflitte alla Chiesa della mia città, davvero martire, e alla congregazione salesiana, che a Shanghai era numerosa. L’episodio più rilevante accadde il tragico 8 settembre del 1955, quando con una gigantesca retata la polizia arrestò centinaia di cattolici, dal vescovo ai sacerdoti, dai catechisti ai fedeli membri delle associazioni cattoliche, soprattutto

la Legionedi Maria. Furono condotti allo stadio per le corse dei cani, dove il vescovo, l’eroico Ignazio Gong Pinmei - creato cardinale in pectore nel 1979 mentre era ancora in prigione -, invece che rinnegare la fede gridò, tra la commozione dei cattolici là ammassati e Io sdegno dei carcerieri: «Viva Cristo Re, viva il Papa». La Chiesadi Shanghai annovera decine e decine di confessori della fede: sacerdoti, religiosi e laici morti, in prigione, a causa dei maltrattamenti e della fame. C’era una famiglia, di cognome Zhu, particolarmente nota ai cattolici di Shanghai e la cui storia ha commosso persone in tutto il mondo. Mamma Martina, vedova, aveva otto figli, dei quali quattro divennero sacerdoti gesuiti (M.M., agosto-settembre 1992, pp. 470- 472). Con l’eccezione di Michele, che si trovava a Roma presso la curia generalizia, furono tutti imprigionati l’8 settembre (anzi, il maggiore, Francesco Saverio, era ai lavori forzati già da due anni). Mamma Martina, chiamata «l’addolorata» dai cattolici di Shanghai, per quasi tre anni si recò a trovare ciascuno dei figli nelle diverse prigioni in cui erano richiusi. Andava a piedi, facendo chilometri per risparmiare quei pochi centesimi che le permettevano di portare loro qualche piccola cosa. Sebbene insultata dalle guardie, incoraggiava ciascuno dei figli ad andare avanti, ad accettare volentieri le sofferenze, a conservare la fiducia in Dio. Infine i figli furono trasferiti in campi di lavoro, in province lontane. Per oltre vent’anni mamma Martina non li ha più rivisti. Furono liberati solo all’inizio degli anni Ottanta, ma non Francesco Saverio, che morì in carcere nel 1983. Una figura notevole fu anche il gesuita padre Beda Zhang, una personalità molto nota a Shanghai, tra i primi a essere arrestato. Il governo sperava di convincerlo a persuadere i cattolici a staccarsi dalla Chiesa e dal Papa. Subì ogni sorta di pressione, e quando divenne chiaro che non si sarebbe lasciato convincere, i suoi carcerieri passarono alla violenza e alla tortura. I detenuti vicino alla sua cella lo udivano spesso invocare i nomi di Gesù, Maria e Giuseppe, poi sentirono solo i suoi lamenti. Dopo 94 giorni di detenzione padre Beda morì: il primo martire della nostra Chiesa di Shanghai. Qualche volta i giornalisti mi hanno chiesto:

la Chiesain Cina è ancora perseguitata oggi? Non è semplice rispondere a questa domanda con una breve frase perché, come si sa, la situazione è assai complessa. Il regime comunista, responsabile delle sofferenze descritte in questo libro, è ancora al potere; pur avendo rigettato la politica radicale del maoismo, non ha mai chiesto perdono per le violenze inflitte ai credenti e a tantissimi altri cinesi innocenti. Dal punto di vista politico, la causa ultima della persecuzione contro i cristiani è ancora ben in piedi: il sistema del partito unico, che governa ininterrottamente da quasi sessant’anni, senza mandato e verifica popolare, senza democrazia. Se certamente non ci sono più le persecuzioni sistematiche e in larga scala del periodo maoista, tuttavia la sofferenza della Chiesa non è affatto terminata. Le comunità e i vescovi della Chiesa ufficiale o «aperta», cioè riconosciuta dal governo, sono sottoposti a continui controlli, interferenze, abusi e molestie. Quindi le comunità della Chiesa ufficiale e i suoi leader non sono affatto liberi, come sembra a qualche osservatore superficiale. Le comunità chiamate «clandestine» o «sotterranee», che rifiutano (e a buon diritto) di sottomettersi alla politica religiosa del governo, sono sottoposte a continui soprusi e persino violenze, cosicché non sarebbe esagerato parlare, in questi casi, di persecuzione. Anch’io, come i protagonisti di questo libro, mi sono chiesto il perché di tanta sofferenza e violenza. La nostra fede in Dio, anche se non sempre sembra darci risposte immediate, rimane l’unico modo per conservare la speranza e la forza. Bellissima la catechesi che il Santo Padre Benedetto XVI ha offerto ai fedeli il 23 agosto scorso. Commentando l’Apocalisse, egli affronta con la sua impareggiabile profondità il dramma della persecuzione contro i discepoli di Cristo: «La storia rimane indecifrabile, incomprensibile. Nessuno può leggerla. Forse questo pianto di Giovanni davanti al mistero della storia così oscuro esprime lo sconcerto delle Chiese asiatiche per il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni a cui erano esposte in quel momento. E’ uno sconcerto nel quale può riflettersi il nostro sbigottimento di fronte alle gravi difficoltà, incomprensioni e ostilità che pure oggi

la Chiesasoffre in varie parti del mondo. Sono sofferenze che


la Chiesa certo non si merita, così come Gesù stesso non meritò il suo supplizio. Esse però rivelano sia la malvagità dell’uomo, quando si abbandona alle suggestioni del male, sia la superiore conduzione degli avvenimenti da parte di Dio. L’Apocalisse di Giovanni, benché pervasa da continui riferimenti a sofferenze, tribolazioni e pianto - la faccia oscura della storia -, è altrettanto permeata da frequenti canti di lode, che rappresentano quasi la faccia luminosa della storia. Siamo qui di fronte al tipico paradosso cristiano, secondo cui la sofferenza non è mai percepita come l’ultima parola, ma è vista come punto di passaggio verso la felicità». Sì, è proprio così: le pagine che leggerete non sono innanzitutto pagine di sofferenza e dolore; sono anche, e soprattutto, pagine di gioia. Con tanti altri, posso confermare anch’io le parole del Santo Padre. I numerosi vescovi, sacerdoti e fedeli incontrati nelle mie lunghe permanenze in Cina, nonostante i lunghi e terribili periodi di detenzione, erano persone felici e serene. Nessuno ci potrà togliere la gioia e la bellezza di essere discepoli di Gesù.

 

 

Cardinale Joseph Zen

Vescovo di Hong Kong

Mondo e Missione/Novembre 2006

Il Libro “Memorie dai «loagai» cinesi”

Diari, testimonianze, ricordi in cui sono state custodite per decenni cinque storie intense e autentiche di vita cristiana negli anni della persecuzione del regime maoista. Il libro rosso dei martiri cinesiriporta le vicende di padre Francesco Tan Tiande, ancora vivente: dopo trent’anni di lavori forzati non ha perso la sua serenità interiore dettata dalla fede. Seguono le pagine su padre Giovanni Huang, che racconta i suoi venticinque anni vissuti in un campo di lavoro; in una fabbrica dove fu impiegato forzatamente durante

la Rivoluzioneculturale, si suicidarono oltre mille detenuti. Autore del terzo capitolo è Li Daoming, cugino di padre Li Chang, anche lui provato da una lunga detenzione che, tuttavia, non ha mai fiaccato la sua passione per le comunità cristiane incontrate sia prima che dopo il carcere. Toccante anche il percorso interiore compiuto da Geltrude Li, giovane e timida maestra, inizialmente titubante nel confessare apertamente la sua fede, poi coraggiosa fino a trascrivere la sua esperienza in una ventina di pagine giunte in Italia con uno stratagemma: furono nascoste tra le suole delle scarpe dal missionario del Pime padre Giovanni  Carbone, espulso dalla Cina alla fine del 1952. Infine, il volume - corredato da un’ampia cronologia e da referenze bibliografiche - riassume la via crucis compiuta dai trappisti di Nostra Signora della Consolazione, protagonisti di una lunga «marcia della morte», che costò la vita a 33 monaci -14 preti e 19  fratelli laici - sottoposti a sevizie e torture, oppure giustiziati. (I. bad.)

Letto 2089 volte Ultima modifica il Martedì, 20 Marzo 2012 15:29
Fabrizio Foti

Architetto
Area Mondo Oggi - Rubrica Ecclesiale

Search