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Lunedì, 15 Gennaio 2007 11:16

LA PIAZZA CONTRO LA CHIESA

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LA PIAZZA CONTRO LA CHIESA

di Franco Garelli

La Stampa - 27 dicembre 2006

Con la scomparsa di Piergiorgio Welby, l'ammalato di distrofia muscolare che da mesi rivendicava il diritto di morire, non si sono attenuate le polemiche sui temi di fine vita, anzi di nuove ne sono emerse, per la decisione del Vicariato di Roma di negare i funerali religiosi. Molta gente non ha compreso il divieto, gridando al tradimento della carità cristiana, ricordando che Welby il suo paradiso l'ha conquistato con una vita di grandi sofferenze e rinunce, affermando che «solo Dio può giudicare la scelta di un uomo che ha avuto il suo Golgota». Nello spazio di fronte alla parrocchia don Bosco, ove si sono celebrati i funerali laici, la folla ha avuto un gesto di stizza al suono delle campane, che vibravano più per il loro normale ritmo liturgico che per sintonizzarsi con la pietà umana di cui si nutriva la piazza. Mai come in questa occasione la distanza tra la piazza e la Chiesa è sembrata incolmabile, con le porte del tempio sbarrate di fronte sia all'ultima domanda di una tragedia umana sia alla voglia di misericordia della gente comune.

Condizionante la risonanza pubblica del caso
Tuttavia, pure la Chiesa ha vissuto il suo dramma interno. Da tempo essa si scopre madre anche verso chi si toglie la vita, concedendo il funerale religioso ai suoi figli che compiono questo gesto estremo. L'attenuante è che si tratti di persone incapaci di intendere e di volere, spinte al suicidio da condizioni più grandi di loro. Perché, dunque, la Chiesa - questa la reazione di molta gente - non ha applicato per Welby la stessa compassione umana e cristiana? Certo, non si può dire che in Welby ci fosse un deficit di coscienza e di volontà. Ma la lucidità non manca nemmeno in molti suicidi, che la Chiesa comunque perdona guardando alle aggravanti che spingono a questo gesto.

Proprio la risonanza pubblica del caso e i motivi addotti dai protagonisti sembrano aver orientato la gerarchia cattolica al rifiuto del commiato religioso. Può un'istituzione religiosa, che ha nel suo Dna la difesa e la promozione a tutti i livelli della vita umana, celebrare un funerale religioso per una persona che - dal suo letto di cronico dolore - è diventata un'icona pubblica della battaglia per l'eutanasia? Una Chiesa che teme che tali questioni e casi siano strumentalizzati o trattati in modo emotivo o semplificato è necessariamente una Chiesa disumana? Non c'era il rischio che la concessione dei funerali religiosi a Welby fosse interpretata come un cedimento della Chiesa alle posizioni dei radicali sui temi di fine vita e una sconfessione dei suoi principi di sempre?

Mentre si ridefiniscono le regole della convivenza
Certo, diranno in molti, la vita e la sofferenza umana hanno maggior valore di una battaglia sui principi. Non si può sempre sacrificare i casi concreti per affermare dei principi astratti. Ma anche tener fermi alcuni punti cardine può essere un servizio che si rende a una comunità che - a seguito dello sviluppo tecnologico - è chiamata in molti ambiti di vita a ridefinire le regole della convivenza. Su tali questioni, il dilemma attraversa non soltanto il mondo laico, ma anche quello ecclesiale. La Chiesa che come istituzione dice no ai funerali di Welby è anche quella rappresentata da alcuni sacerdoti che non hanno mancato in privato di benedire la bara del defunto, e da tanti credenti che avvertono che - in molte situazioni umane - il senso del mistero supera di gran lunga la capacità di orientamento e di decisione.

Si può chiedere alla Chiesa di trovare il modo per meglio comporre l'at-tenzione ai casi singoli e la fermezza sui principi irrinunciabili; ma si deve anche chiedere a tutte le forze sociali e politiche di non operare semplificazioni in un campo - come quello di fine vita - in cui non tutte le scelte sono riconducibili al desiderio o al sentire dei singoli.



Adista n°4 del 13 gennaio 2007

Letto 1738 volte Ultima modifica il Lunedì, 26 Marzo 2007 16:20
Fabrizio Foti

Architetto
Area Mondo Oggi - Rubrica Ecclesiale

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