Pietro Scoppola, figlio modello del Vaticano Il
di Paolo Giuntella
scrittore e giornalista
da Jesus – dicembre 2007
Figlio del Concilio Vaticano II, uomo libero che non aveva paura; uomo di profonda fede che ha sempre legato il suo nome con il destino della nazione, che ha coniugato la libertà del pensiero con la fedeltà, serenamente impegnato, docilmente inquieto” Nelle parole del cardinal Silvestrini pronunciate al funerale di Pietro Scoppola c'è un bel ritratto di questa grande anima che ha traversato la vita politica, civile, culturale, ma anche la vita ecclesiale, del nostro Paese. La Grazia e la Libertà sono il suo ultimo messaggio spirituale. Credere nella Grazia coniugata alla libertà. La presenza divina e la condizione umana.
Storico autorevole e conosciuto ben oltre i confini italiani, Pietro Scoppola, giovanissimo, è stato tra i precursori della ricerca storiografica critica del Movimento cattolico in Italia. Celebri i suoi primi studi sul Modernismo. Poi i libri della prima maturità, su Chiesa e Stato in Italia e Chiesa e fascismo. Infine tutti i libri della sua piena maturità che coincidono anche con il suo progressivo impegno civile e politico: La proposta politica di De Gasperi, La "nuova cristianità" perduta, La Repubblica dei partiti, La Costituzione contesa, La democrazia dei cristiani, La coscienza e il potere, che raccoglie tutti i suoi articoli su Repubblica. Ma tutti attendiamo il suo inedito, il suo testamento spirituale, illustrato agli amici in conversazioni indimenticabili, dedicato sopprattutto alla spiritualità.
Scoppola ha realizzato un'invenzione molto importante a metà degli anni '70, 'onda del Concilio e della prima, grave, crisi della Democrazia cristiana: la Lega democratica, intorno a sé il meglio della cultura cattolico-democratica (ma anche molti giovani impegnati nell'associazionismo) e nelle élite sindacali. L'associazione, molto autorevole e ascoltata, fu l'incubatrice dello spirito dell'Ulivo, di cui Pietro fu poi uno dei fondatori, e dello stesso Partito democratico: Scoppola è stato membro della commissione di saggi incaricata di stenderne il Manifesto. È per molti di noi un "maestro" di laicità e un coerente testimone cristiano, dalla fede granitica. Gli chiesi alcuni giorni prima della morte quale defrnizione preferisse: “Cattolico liberale” o “cattolico democratico”. Mi rispose “tutte e due”, ma poi soggiunse: “Preferirei quella di cattolico cluniacense, lo spirito di riforma ma nella Chiesa, e di cattolico cistercense la povertà, l'essenzialità, la profondità, la bellezza della fede che ci comunicano e trasmettono le abbazie”. Amava molto la defrnizione che ne dette Paolo VI, quando, dopo il trauma del divorzio, nel 1975 monsignor Bartoletti andò dal Papa per chiedergli se nel grande convegno ecclesiale di "Evangelizzazione e promozione umana", potesse coinvolgere Pietro Scoppola che era stato il leader dei cattolici per il "no". Paolo di sl, confermando che era una voce sempre da ascoltare: “Scoppola è un cattolico a modo suo, ma bisogna lasciarlo stare”.