Il presidente dell'Ecuador: il mio socialismo deriva dal Vangelo
da Jesus – dicembre 2007
Chiude il suo intervento all'incontro di Sant'Egidio "Uomini e religioni" citando monsignor Leonidas Proaño, il vescovo degli indios ecuadoregni: “La verità si dice a parole, si realizza con l'azione. Nessuna doppiezza, nessun inganno, perché se aspiriamo a essere liberi, dobbiamo diventare schiavi della verità”. Rafael Correa Delgado, presidente della Repubblica dell'Ecuador, interviene il 21 ottobre al Teatro San Carlo di Napoli. Economista, master a Lovanio e dottorato negli Stati Uniti, 44 anni, rivendica il suo essere socialista e cattolico. Eletto nel novembre del 2006, la sua linea politica ha avuto una conferma plebiscitaria il 30 settembre, quando 9 milioni di ecuadoriani hanno eletto i I30 membri dell'Assemblea costituente. Un impegno - la riscrittura della Costituzione - che Correa ha assunto all'inizio del suo mandato per “andare oltre il dogma neoliberale e le democrazie di plastilina che sottomettono le società alle illusioni del mercato”.
I ripetuti interventi in materia di rapporti con le compagnie petrolifere (costrette oggi a pagare tributi molto più alti allo Stato e tutti gli arretrati accumulati, pena la cessazione dei contratti per lo sfruttamento del greggio) fanno di Correa uno degli astri nascenti della politica latinoamericana. Proprio in riferimento alla futura Costituzione, in un paio di messaggi la Conferenza episcopale ecuadoriana ha espresso l'auspicio che “metta fine alle irregolarità verificatesi negli ultimi anni e possa fornire il binario per le riforme di cui il Paese ha bisogno”. E, il 27 ottobre, ricevendo il nuovo ambasciatore dell'Ecuador presso la Santa Sede, il Papa gli ha chiesto che la nuova carta “contempli le più ampie garanzie per la libertà religiosa”.
In occasione dell'incontro di Napoli abbiamo chiesto al presidente Rafael Correa Delgado quali sono le sue attese rispetto all'azione della Chiesa in America latina e in Ecuador.
“La Chiesa in America latina”, ci ha risposto, “deve ritornare alla questione sociale. Mi piacerebbe moltissimo che risorgesse la Teologia della liberazione, che nasce dalla dottrina sociale della Chiesa. Una teologia completamente legata al Vangelo ma "coinvolta" con la realtà. Non possiamo dimenticare grandi preti, vescovi della Teologia della liberazione che erano esempio di santità, come monsignor Proano o dom Helder Câmara. L'America latina vive questo paradosso: è considerata la regione più cristiana del mondo, ma allo stesso tempo quella con maggior disuguaglianze, con le più profonde differenze e le più dolorose forme di povertà Per questo la Chiesa deve tornare con forza, alla denuncia delle ingiustizie. O siamo cristlanl e denunciamo queste iniquità, o scegliamo di stare dalla parte dell'iniquità ma non ci diciamo cristiani”.
Lei si dichiara cattolico, e di fatto esiste una collaborazione tra la Chiesa e la sua amministrazione. Che cosa manca?
“Dom Helder Câmara diceva: “Quando do da mangiare ai poveri mi chiamano santo, quando parlo delle cause della povertà mi chiamano comunista”. Negli ultimi anni la Chiesa ha assunto una prassi assistenzialista – carità verso i poveri, verso le vittime del sistema – ma è come se avesse smesso di chiedere perché ci sono i poveri e si preoccupasse solo di dare loro da mangiare. Invece ritengo che la Chiesa debba essere più capace di mettere in discussione, di denunciare con forza l'ideologia individualista, che ha rotto la coesione sociale e ha trasformato in merci anche i diritti fondamentali”.
C'è compatibilità tra vangelo e socialismo del XXI secolo?
“Assolutamente si. Non c'è un socialismo, ma ce ne sono de. Uno è quello cristiano, nato nel XX secolo, un socialismo che nega il materialismo dialettico e la lotta violenta, ma si basa sul Vangelo, afferma la supremazia del lavoro sul capitale, persegue la giustizia sociale, sottolinea l'importanza dell'azione collettiva. Il socialismo del XXI secolo è plurale, e uno dei suoi principi è che non esiste un modello, non esistono manuali, e ogni Paese deve rispondere alle proprie specificità. Il socialismo del Venezuela è diverso da quello del Cile e da quello dell'Ecuador. L'azione del nostro governo è anche ispirata a fonti cristiane ed il mio pensiero economico e sociale si fonda in buona parte sulla dottrina sociale della Chiesa. Direi che è un socialismo che si fonda sul Vangelo”.