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Martedì, 23 Settembre 2008 22:31

UN PASSO AVANTI

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UN PASSO AVANTI

di Camillo Ballin
Nigrizia – maggio 2008

Non nascondo di essere rimasto quasi scioccato quando ho letto nei titoli di Rai News 24: “Benedetto XVI battezza il giornalista Magdi Allam”. Non mi sarei mai aspettato che un Papa battezzasse un musulmano il Sabato Santo e davanti alle televisioni di tutto il mondo! Dire che Benedetto XVI ha fatto un passo gigantesco è dire troppo poco. Dobbiamo ammettere che ha avuto un coraggio che non viene da nessuna natura umana: può venire solo dall’Alto.

Vorrei fare qui alcune osservazioni personali. Non intendo presentare l’argomento in tutti i suoi aspetti, ma solo enucleare qualche punto. Magdi Allam non era un musulmano praticante, almeno da vari anni. Tuttavia era un musulmano, ma non accettava il fondamentalismo e lo rifiutava a voce alta. Troppi musulmani, cosiddetti “moderati”, sono “maestri di doppiezza”, come li definisce un noto musulmano arabo che sta pagando per le sue interpretazioni liberali dell’islam. Magdi Allam mise la sua moderatezza in pubblica piazza, anche se questo gli costa il dover essere continuamente protetto dalla polizia. Dobbiamo riconoscergli questo coraggio e questa sofferenza di essere sempre sorvegliato.

Alcuni lo hanno fortemente criticato per essere troppo filo-Israele. Non intendo discutere le sue scelte politiche. Ognuno deve avere la libertà di pensiero e saper rispettare la libertà degli altri. Idee politiche che non sono contrarie alla dottrina cattolica non impediscono una conversione al cristianesimo e, in particolare, alla chiesa cattolica. Dalla sua lettera di Pasqua al direttore del Corriere della sera si capisce chiaramente che la sua conversione è frutto di un lungo cammino personale e di un serio confronto con persone che per lui significavano una luce nel suo percorso verso Cristo. Non è stata una conversione immediata, né richiesta e nemmeno proposta da alcuno.

Ho partecipato a parecchi colloqui internazionali sul dialogo interreligioso. Si è sempre affermato che l’islam è tollerante. Anzi, al Cairo nel 2006 si gridò che la tolleranza era entrata nel mondo con l’islam. Papa Benedetto XVI ha voluto superare questo linguaggio statico, che tradisce molta falsità, e dare un segnale fortissimo a tutti, cristiani e musulmani. Ha voluto dire che dobbiamo mettere in pratica la libertà religiosa, che è uno dei principi fondamentali dei diritti dell’uomo.

Voglio far notare che non si tratta di libertà di culto (il poter pregare in una chiesa costruita con il permesso del governo), ma di libertà religiosa, cioè di poter scegliere tra una religione e un’altra. Il Pontefice ha voluto mettere alla luce del sole quello che avviene, nell’ombra, nella chiesa cattolica. In Francia, per esempio, si contano ogni anno tra le 150 e le 200 conversioni di musulmani al cristianesimo, ma moltissimi di questi convertiti rimangono nascosti. Mentre non fa problema che, sempre in Francia, oltre 3.000 persone passino ogni anno dal cristianesimo all’islam.

Il Papa ha voluto dire ai musulmani che la libertà religiosa, che molti governi islamici affermano, a parole, di rispettare nel loro paese, non consiste nella limitata e controllata libertà di culto ma nella libertà di scegliere tra islam e cristianesimo. E l’ha fatto nel momento più solenne dell’anno cristiano – durante la celebrazione della Pasqua – e davanti al mondo intero!

Mi torna alla mente la lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI nell’aula magna dell’università di Ratisbona, il 12 settembre 2006, in un “incontro con i rappresentanti della scienza”, durante il viaggio apostolico in Germania. In seguito a quella lezione, il mondo islamico s’infiammò e tutti esigevano le sue scuse. Ma il Papa sa dove vuole arrivare, e con il battesimo pubblico di Magdi Allam ha messo un altro paletto sulla via del vero dialogo interreligioso. Subito dopo la lezione a Ratisbona, un professore musulmano egiziano mi disse: «Benedetto XVI ha messo fine all’ipocrisia nel dialogo tra le religioni e ha iniziato il vero dialogo». E la storia gli sta dando ragione. Del resto, un mese dopo le tanto contestate parole del Papa all’università tedesca, ci furono una prima lettera, firmata da 38 personalità musulmane di differenti paesi e orientamenti che accoglievano e apprezzavano i chiarimenti fatti dal Papa, quindi una seconda, intitolata “Una parola comune tra noi e voi”, con 138 firme di leader islamici. Cose mai successe prima!

È mia opinione che il battesimo di Magdi Allam è un altro passo in avanti – e che passo! Si ha quasi l’impressione che il Papa stia guidando non solo la chiesa cattolica verso il vero dialogo, ma anche l’islam.

È normale che parecchi musulmani abbiano condannato sia Allam che il Papa. Ma molti non hanno voluto commentare niente, forse anche per non confermare negli europei l’idea che l’islam è violento e non rispetta la libertà di religione. Sempre dopo la lezione di Ratisbona, in Kuwait ci fu una dimostrazione contro la chiesa cattolica: un corteo di protestatari marciò dalla Grande Moschea alla cattedrale, dove tennero discorsi il cui contenuto si può facilmente indovinare. Ma bisogna dire che i manifestanti non erano più di cento: meno dei poliziotti che li scortavano. Seguì la distribuzione nelle strade di due opuscoli velenosi contro i cristiani e, soprattutto, contro vari Papi. Dopo la diffusione del secondo opuscolo, scrissi una lettera alquanto ferma al ministro degli interni.

Dopo il battesimo di Magdi Cristiano Allam, in Kuwait non c’è stata – almeno finora – nessuna reazione particolare, né sui giornali né per le strade. D’altra parte, mi sarei meravigliato che un paese che vuole essere aperto al dialogo come il Kuwait prendesse posizioni violente contro chi vuole mettere in pratica la libertà di religione. Mi auguro che il paese continui su questa via dell’apertura verso gli altri e dell’accettazione di idee e fedi diverse. Una prova che il Kuwait intende percorrere tale strada è data dal fatto che, dopo la lezione di Ratisbona, l’Università del Kuwait organizzò un Colloquio su “Il futuro del dialogo tra le culture, dopo la Lezione di Benedetto XVI”. Io stesso fui invitato a parlare. L’iniziativa ha fatto onore all’Università e al Kuwait stesso.

Dobbiamo essere riconoscenti al Papa per il coraggio e la coerenza. Non escludo che in qualche terra islamica questo battesimo possa creare gravi problemi. Ma sono convinto che si deve rispettare la libertà di ciascuno e che la chiesa deve essere fedele a Dio. Questo vuol dire che, quando una persona è convinta che Gesù Cristo è il suo Signore e il suo Dio, la chiesa deve accoglierla.

Letto 1814 volte Ultima modifica il Giovedì, 25 Settembre 2008 00:36

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