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Giovedì, 26 Novembre 2009 10:23

Uno. Nessuno. Duecentomila.

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Sono tanti, divisi e ora anche contestati. E, mentre la riforma dell'ordinamento della professione forense procede, i giovani scendono in piazza. Per sopravvivere.

A Roma li chiamano «parafangari», sono gli avvocati che tirano a fine mese grazie agli incidenti stradali e alle cause con le assicurazioni.

A Milano, invece, hanno cominciato a chiamarli «invisibili», sono giovani professionisti (moltissime donne) che lavorano alle dipendenze delle grandi law firm. Fanno il lavoro dell'avvocato, «ma non sono avvocati, sono salariati» per dirla con Marco Ubertini, presidente della Cassa forense. La maggior parte di loro, assieme ai «parafangari» romani, non arriva a dichiarare un reddito annuo di 10 mila euro, tetto che li esenta dall'iscrizione alla Cassa, ma che in prospettiva rischia di buttarli fuori dalla professione. Saranno, infatti, gli ordini a decidere, sulla base di alcuni requisiti come appunto il reddito, la permanenza di un avvocato nell'albo professionale. È uno dei passaggi più critici del disegno di riforma forense che, mentre Economy va in stampa, viene licenziato dalla commissione Giustìzia del Senato. A distanza di 73 anni dal regio decreto che ha disciplinato l'ordinamento forense, l'avvocatura si prepara dunque a voltare pagina. Il disegno di riforma introduce diverse novità che dovrebbero consentire alla categoria di mettersi al passo coi tempi, come per esempio l'assicurazione professionale, l'obbligo di iscrizione alla Cassa previdenziale anche per i redditi minimi (misura che permetterebbe l'emersione di 50 mila professionisti che mancano all'appello della Cassa), un miglior raccordo con il sistema universitario per regolamentare l'accesso alla categoria e la formazione obbligatoria continua che dovrebbe assicurare la preparazione dell'avvocato. Per questo saranno potenziate le scuole di specializzazione che consentiranno ai singoli avvocati di fregiarsi per esempio del titolo di penalista o di giuslavorista. Materia che fa discutere, per il business che queste scuole, autorizzate dal Consiglio nazionale forense, promettono di muovere.

Tuttavia, ci sono preoccupazioni ben più gravi.

Sul piatto della bilancia pesano molto, per esempio, i paletti e le nuove esclusive annunciate nel testo di riforma. A parte la previsione di un ritorno al passato con il ripristino delle tariffe minime e il patto di quota lite, cancellate nel 2006 dalle liberalizzazioni dell'ex ministro Bersani, la riforma dell'avvocatura che si appresta a passare all'esame del Parlamento stabilisce che la consulenza, in ogni ramo del diritto, venga riservata in esclusiva agli avvocati.

Giovanna Ligas è il presidente dell'Associazione italiana giuristi d'impresa (Aigi), ma anche a capo dell'ufficio legale di Hewlett Packard. Sulla consulenza legale e l'assistenza stragiudiziale ha scatenato una guerra santa. Ha messo insieme ^31 e Ania, e Lega coop  Confcooperative, Assogestioni e Assonime e altri «cartelli» del sistema industriale che hanno inviato una lettera di fuoco al Senato contro la riforma.

«Si sta cercando di salvaguardare un'area sempre più ampia, limitando l'accesso a determinate attività finora libe-re» afferma Ligas a Economy. «Nell'ambito della consulenza legale, del patrocinio dinanzi a determinate corti o della difesa nelle procedure arbitrali e delle commissioni tributarie finora non era necessaria la presenza dell'avvocato e le stesse aziende potevano essere assistite dai propri dipendenti-legali. Ma se la riforma venisse approvata così com'è, le imprese dovranno rinunciare alle funzioni legali interne e dovranno rivolgersi ad avvocati esterni».

Nelle piccole e medie aziende, ma anche nelle multinazionali, la tensione è altissima. «La cosa che più mi preoccupa non è tanto la guerra tra avvocati, ma il fatto che tra cinque anni potrei essere costretto a cancellarmi dall'albo» racconta Marco Tajana, direttore legale europeo di Tenaris Dalmine. «Saremmo l'unico ordine professionale al mondo che perde l'abilitazione se non si esercita l'attività per più di cinque anni».

Il problema tocca da vicino anche i docenti universitari iscritti all'albo, ma non i politici-avvocati (dai parlamentari ai membri di giunta comunale), che non dovranno dimostrare a nessuno «la prova dell'effettività e della continuità (dell'esercizio) durante il periodo di carica» recita l'articolo 19 della riforma. Gaetano Romano, presidente dell'Unione giovani avvocati, fa notare una curiosità.

«Il comitato ristretto che ha dato vita assieme al Consiglio nazionale forense e a qualche associazione al testo di riforma è composto da cinque avvocati su sei.

Non ci meraviglia, dunque, se gli avvocati che assumano una carica politica siano esentati dall'esercizio della professione, e anche dalla formazione obbligatoria, prevista invece per i praticanti».

Niente rimborsi spese.

Francesco P. ha 24 anni e sta cercando in tutti i modi di infilarsi in uno studio legale per terminare il suo praticantato. «Vogliono rendere obbligatorie le scuole forensi anche per i praticanti» racconta a Economy. «Machi le paga? I corsi costano circa 3 mila euro e la maggioranza di noi non guadagna nemmeno un euro durante il praticantato. A me non pagano neppure i rimborsi spese. Forse sarebbe stato meglio introdurre il numero chiuso all'esame di abilitazione». I giovani praticanti sono una spina nel fianco dell'avvocatura. Il movimento che fa capo a Romano ha intasato i fax del guardasigilli Angelino Alfano e della presidenza del Consiglio «a difesa della base della classe forense» e si prepara a scendere in piazza a Roma il 28 novembre. I praticanti, i più giovani, rappresentano il futuro della categoria.

Ma tra la crisi economica che ha chiuso le porte degli studi, e le barriere di accesso e di carriera innalzate dai dominus rischiano l'estinzione.

E un esercito che a partire dal 2004 nelle statistiche della Cassa ha smesso di spingere. «Tanto per noi non c'è alcuna speranza di indossare la toga» racconta Anna, un'aspirante praticante 23enne di Roma che ha messo su internet il suo curriculum e le sue ultime speranze di diventare avvocato a Roma, la capitale delle toghe italiane: quasi 26 mila iscritti all'albo, un esercito che supera i legali di tutta la Francia.

Gli ultimi dati ufficiali dicono che alla fine del 2008 in Italia c'erano 198.141 avvocati, praticamente uno ogni 303 cittadini o, per restare in tema, tre togati per ogni detenuto nelle patrie galere. Nove anni fa erano 110 mila. Tra il 2006 e il 2008 il tasso di crescita medio è stato dell'I 1%, con i picchi maggiori nel Sud e nelle Isole: solo all'Ordine di Tempio Pausania il balzo è stato del 33%, mentre nel distretto di Cagliari l'aumento è stato pari al 24%.

Il contingente di nuovi legali è passato dai 10.100 del 1999 ai 14.229 del 2008, mentre il boom dei praticanti si è arrestato nel 2004, quando si erano iscritti al registro oltre 23 mila neolaureati in giurisprudenza. Nel 2008 sono stati soltanto 15 mila: un numero che preoccupa i vertici della Cassa forense, perché prelude a una riduzione del numero di avvocati.

«Il calo dei praticanti è giustificato dalla contrazione del mercato» spiega Libertini «ma occorre monitorare attentamente il fenomeno per formulare previsioni attendibili sulla struttura della categoria e sugli effetti previdenziali». Insomma, una professione che invecchia. E che si preoccupa della pensione.

articolo di Giovanni Francavilla, Economy


In particolare le principali novità previste dalla riforma riguardano:

  • accesso alla professione: si renderà più uniforme la valutazione dei candidati, che saranno seguiti in un percorso formativo realizzato in stretta collaborazione con le Università. E’ previsto un test informatico di ingresso per la iscrizione al registro dei praticanti, il tirocinio dura due anni e si compone di pratica e contestuale frequenza obbligatoria di corsi di formazione di almeno 250 ore complessive di formazione nel biennio (decorso il primo anno di pratica, al praticante è dovuto un adeguato compenso), l’esame di stato si sostiene nella sede di Corte d’appello nel cui distretto il praticante ha svolto il maggior periodo di tirocinio e si articola in una prova scritta e in una prova orale;
  • assicurazione: obbligo per il legale, pena l’illecito disciplinare, di stipulare una polizza di assicurazione per la responsabilità civile volta a coprire anche i valori ricevuti in deposito;
  • formazione permanente: l'avvocato ha l’obbligo di curare il costante e continuo aggiornamento per assicurare la qualità delle prestazioni professionali nell’interesse degli utenti;
  • iscrizione e permanenza nell'albo: secondo le nuove regole per l'iscrizione e la permanenza nell’albo occorre aver superato l’esame di abilitazione non oltre i cinque anni precedenti la domanda di iscrizione e dare prova di esercizio effettivo e continuato della professione;
  • procedimento disciplinare: cambiano le regole per i “processi” agli avvocati per rendere il giudice domestico più terzo e imparziale;
  • pubblicità: è consentito all’avvocato dare informazioni sul modo di esercizio della professione, purché in maniere veritiera, non elogiativa, non ingannevole e non comparativa;
  • società tra avvocati: sono ammesse, anche di natura multidisciplinare (mentre sono vietate quelle di capitali);
  • specializzazioni: l’avvocato potrà fregiarsi del titolo di specialista in diritto di famiglia, diritto societario, diritto tributario, diritto penale, eccetera, dopo aver seguito scuole e corsi di alta formazione di durata non inferiore a due anni e per un totale di almeno 400 ore di formazione complessive, al termine dei quali sosterrà un esame presso il Cnf, che rilascerà il titolo;
  • sportello per il cittadino: ciascun consiglio dell’ordine istituisce uno sportello volto a fornire informazioni e orientamento ai cittadini per le fruizioni di una prestazione professionale di avvocato e per l’accesso alla giustizia;
  • tariffe: il compenso è sempre pattuito tra avvocato e cliente e l’avvocato è tenuto a render nota la complessità dell’incarico fornendo le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili al momento del conferimento (in mancanza di accordo si applicano le tariffe professionali vincolanti nel minimo e nel massimo).


 

Letto 3072 volte Ultima modifica il Giovedì, 17 Dicembre 2009 14:18

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