Mondo Oggi

Martedì, 30 Marzo 2010 22:10

Il prete e le baby gang

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Don Valentino Porcile vive in un quartiere popolare dove abbondano dei latinos. La parrocchia offre loro una serie di attività tutte gratuite. Non solo: nelle situazioni estreme, il sacerdote ha pure occupato case abbandonate per dare un tetto a famiglie straniere in difficoltà.

Teatro di un fenomeno unico in Italia, Genova ha assistito negli ultimi anni al diffondersi di baby gang di latinos nei quartieri popolari della città. La comunità ecuadoriana si colloca ai primi posti tra i 37 mila residenti stranieri nel comune ed è particolarmente presente nella delegazione di don Valentino Porcile, 42 anni, responsabile della parrocchia dei SS. Andrea e Ambrogio di Cornigliano. Il fenomeno delle baby gang è particolarmente sentito nella città ligure, dove fino a qualche anno fa si fronteggiavano le bande dei latin kings e dei nietos.

«Dietro all'adesione dei ragazzi a queste bande si nascondono spesso figure adulte devianti», spiega don Valentino. «Si è detto molto su questo argomento. Mi sento di affermare, tuttavia, che, a parte poche famiglie in difficoltà, non è vero che alle spalle di questi ragazzi delle bande ci siano solo strutture familiari allo sbando. La verità è che, spesso, s'innescano meccanismi difficili da controllare. I ragazzi vanno a scuola, entrano in contatto con un modello alternativo di vita fortemente deviante. Vedono stravolto nel tempo un intero sistema valoriale. Ciò che dovrebbe essere normale per un adolescente improvvisamente non lo è più, e viceversa. La vera normalità è avere un mondo a misura di bambino e di ragazzo. Purtroppo, oggi non lo vedo, e questo è l'inizio della discesa verso il baratro».

Ecco, dunque, che la parrocchia di don Valentino garantisce un dopo-scuola totalmente gratuito per tutti i figli di chi abita nel quartiere, incontri di catechismo, attività di oratorio, laboratori interculturali, corsi di italiano: tutte opportunità che offrono ai giovani una realtà alternativa a quella della "strada".

«Assieme agli educatori, cerco di fornire loro un modello di vita "normale", con un sistema di valori sano», continua don Valentino. «I nostri sono spazi sicuri. Questo non significa che caccio i ragazzi che possono creare problemi. Chiedo semplicemente loro di fare una scelta, condivisa con le loro famiglie».

Il quartiere è stato profondamente segnato nella storia dalla presenza delle acciaierie Ilva, principale polo di attrazione per l'immigrazione proveniente dall'Italia del sud. La chiusura degli stabilimenti ha segnato negli anni un forte spopolamento del quartiere. Il conseguente crollo degli affitti ha portato una nuova ondata migratoria, con un'altissima presenza di cittadini stranieri.

Don Valentino lavora ormai da sei anni con le famiglie che vivono sul territorio, nel continuo tentativo di attenuare il disagio sociale presente nel quartiere. «Questa realtà è portata, per tradizione, a vivere i processi migratori e ad affrontare i disagi che ne scaturiscono», spiega il sacerdote, che di recente si è sentito affibbiare la qualifica di "prete squatter" per l'occupazione abusiva di una casa. Lo scorso febbraio, nel tentativo di prestare soccorso a una bambina che viveva in auto con i genitori, don Valentino ha condotto una famiglia romena in un casolare abbandonato e, con la solidarietà dei vicini, ha fornito loro un tetto dove vivere. «Il padre lavora come muratore. È una famiglia perbene. Da esseri umani, non si può assistere a tutto questo senza fare nulla. È come trovarsi in alto mare e soccorrere un naufrago con un salvagente. Prima si lancia il salvagente. In modo istintivo. Senza pensare troppo. Poi si pensa al da farsi».

 

Nigrizia aprile 2009

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