Vita nello Spirito

Lunedì, 28 Marzo 2005 18:29

I dodici gradini dell'umiltà. L'ottavo gradino (sr. Francesca osb)

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“Il monaco non faccia nulla se non ciò che è raccomandato dalla comune regola del monastero e dagli esempi degli anziani” (RB 7).

Il ottavo gradino

Il monaco non faccia nulla se non ciò che è raccomandato dalla comune regola del monastero e dagli esempi degli anziani” (RB 7).

Dunque appiattimento totale? Quello che si è sempre fatto si continua a fare, quello che andava bene per i nostri padri, per i nostri nonni, per i nostri antenati, va bene ancora per noi. Come se il tempo non fosse passato. Nessuna novità, nessuna evoluzione, nessuna crescita.

Sarà questa la perfezione per il monaco, per il cristiano veramente umile?

Eppure la vita non è certamente statica, la vita è movimento a tutti i livelli.

Già sul piano biologico, le nostre cellule si rinnovano continuamente, il nostro corpo cresce e poi decresce in una mutazione continua: oggi non sono più quello di ieri.
La vita psichica conosce anch'essa la sua evoluzione e le sue alternanze: oggi rido e domani piango,oggi ho coraggio e domani mi sento depresso. Non sono mai lo stesso e non so prevedere che cosa proverò domani.

La mente poi acquisisce continuamente nuove nozioni, nuovi concetti, nuovi modi di ragionare e la memoria accumula immagini sempre nuove che modificano il mio approccio con la realtà.

C'è una storia del nostro corpo, una storia dei nostri comportamenti, una storia della nostra vita intellettuale. E c'è una storia del contesto in cui vivo: della mia famiglia, del mio paese, del mondo intero. Una storia della scienza, una storia della civiltà.

In un contesto di evoluzione universale dovrò forse, per essere umile, immobilizzarmi in comportamenti stereotipi, in ragionamenti precostituiti, in una ritualità che sia fine a se stessa?

Eppure san Benedetto stesso nell'elaborare la sua regola ha introdotto innovazioni notevoli rispetto alle primitive tradizioni monastiche e persino alle prescrizioni dei suoi immediati predecessori.

Allora, a che cosa ci invita il santo Patriarca con questo gradino di umiltà? che cosa ci proibisce? Non certo una giusta creatività, né l'esigenza giusta di essere noi stessi con le caratteristiche che ci fanno individui unici, creati a uno a uno dalla fantasia del nostro Creatore. Non ci è richiesto di metterci in uno stampo per essere tutti eguali come tanti oggetti fatti in serie.

Quello che è riprovato in questa norma è una ricerca irrazionale e sciocca del nuovo a tutti i costi, dell'originalità stravagante che vuole distinguersi dagli altri a costo di cadere nel ridicolo, di non volere accettare le norme che regolano una giusta convivenza e che necessariamente possono in qualche caso mortificare un po' una spontaneità troppo selvaggia. Si tratta forse di riscoprire il significato profondo di certe norme di comportamento e di accorgersi che gli esempi degli anziani  hanno la loro saggezza e che possono ancora evitarci sbagli e deviazioni.

Si tratta probabilmente di inserirci nella storia e di capirne il corso per guidarlo dall'interno secondo la novità dello Spirito che nel nostro intimo ci ricorda l'insegnamento del Signore e ci chiama a novità in una continuità costruttiva e feconda.

sr. Francesca osb

 

Letto 2322 volte Ultima modifica il Domenica, 12 Maggio 2019 16:03
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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