Vita nello Spirito

Sabato, 26 Giugno 2004 10:56

La maschera ed il volto (Stefano Toschi)

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Cosa si nasconde dietro la persona? L'antica maschera del teatro greco può nascondere o rivelare, mortificare o potenziare. Ogni uomo è persona e talvolta può smarrire la trasparenza del suo volto.

 

La maschera e il volto

di Stefano Toschi

Cosa si nasconde dietro la persona? L'antica maschera del teatro greco può nascondere o rivelare, mortificare o potenziare. Ogni uomo è persona e talvolta può smarrire la trasparenza del suo volto.


Il primo a introdurre il concetto di persona (gr. pròsopon) in filosofia è lo stoico Epitteto. Il termine greco pròsopon e quello latino persona significano prima di tutto "personaggio" in senso teatrale. La dottrina di Epitteto si rivela fatalista e rassegnata. Lo stoicismo sarebbe insomma la filosofia dei deboli -dei disabili! - i quali, non osando sperare di raggiungere la felicità, che secondo il pensiero classico è il fine della vita dell'uomo, si accontenterebbero di recitare il ruolo esteriore a loro assegnato dal destino.

Benché vi siano oggi molti "deboli" che la pensano diversamente la tentazione della rassegnazione è ancora molto forte e diffusa. Ciò avviene perché le persone portatrici di deficit evidenti - coloro che preferisco chiamare "le persone più trasparenti", poiché non possono nascondere né dimenticare i loro limiti e i loro problemi - sono spesso in conflitto con qualche parte di sé che impedisce la realizzazione dei loro desideri e soffoca la loro aspirazione alla felicità. Questa lotta violenta può portare, con il passare del tempo e l'assenza di risultati, all'esaurimento e alla rassegnazione. È la "essa mentalità generale a spingere in questo senso con l'idea, profondamente inculcata, che"gli handicappati sono persone infelici". Come può l'individuo aspirare alla felicità se chi potrebbe essergli prossimo non fa che ripetergli che lui è essenzialmente un infelice? L’individuo stesso finirà con il crederlo...

Persona non è mai semplice identità (A=A), ma sempre relazione, con gli altri o con un se stesso che si presenta almeno in parte come altro da ciò che volevamo essere. E’ ovvio (tautologico) che nella persona più trasparente questa relazionalità si manifesti con maggiore evidenza. Nella persona "disabile" l'elemento umano è chiaro fino a risultare imbarazzante: "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce" - come dice la Gaudium et spes - le illusioni e le delusioni, la volontà e l'abulia, l'accettazione o il rifiuto della creaturalità, l'amore e l'odio, la vita e la morte...

Le persone "normali" spesso preferiscono tenersi lontane da quelle "più trasparenti" proprio perché sono impaurite da questi volti senza maschere, La "normalità" si costruisce nascondendo e dimenticando i limiti, rendendosi il più possibile opachi. La persona "più trasparente" è come uno specchio in cui siamo costretti a vedere la nostra vera faccia, o almeno un aspetto di noi che non siamo ancora riusciti a integrare.

Persona, in latino, significa anche maschera: la maschera degli attori della tragedia o della commedia. È così chiamata perché attraverso di essa risuona la voce. Quando una maschera è trasparente, lascia scorgere il volto che ricopre. In un certo senso anche la "parte" sul palcoscenico può essere trasparente, se lascia intravedere l'attore che la sostiene. Così avviene per le persone "più trasparenti": spesso sono costrette a interpretare se stesse, senza potersi celare dietro a un ruolo socialmente riconosciuto (ad esempio una "veste professionale"). In esse l'umanità, la personalità, l'individualità nei suoi problemi relazionali, si rendono evidenti attraverso i limiti fisici, psichici o comportamentali.

Ho detto che le persone più trasparenti sono spesso costrette a interpretare se stesse. Si tratta, però, di una costrizione che, se viene assunta, può diventare una scelta, un atto di libertà. Questa affermazione può sembrare paradossale. Ma nelle cose più importanti della vita non siamo posti di fronte ad alternative reali. Io non posso inventare me stesso da zero. Non posso decidere chi essere, in quale tempo vivere, quali genitori avere, fra quale popolo nascere, quale lingua madre parlare ecc. Queste cose posso solamente accettare che sono mie - cioè assumerle, prenderle responsabilmente su di me - oppure non accettarle - ma se non le accetto, non mi rimangono alternative reali. Soltanto prendendo coscienza di questi dati di fatto e accettandoli con amore posso imparare a dirigere la mia vita. In effetti, l'unica cosa da scegliere è se amarmi o no. Non posso decidere chi sono, ma posso decidere se avere o no rispetto di me stesso. Non posso decidere che volto avere, ma posso accettare e apprezzare il fatto che la mia maschera è trasparente.

Diversamente da Epiteto, non voglio limitarmi a recitare una parte. Non voglio rinunciare a desiderare. Desidero amare quello che sono, perché solo questo mi dà una base solida anche nei miei rapporti con gli altri. Per mettere in pratica il comandamento "ama il tuo prossimo come te stesso" bisogna evidentemente nutrire un sano amore di se stessi.

Non a caso siamo arrivati a toccare il comandamento che riassume tutta "la Legge e i Profeti". L’argomento del rispetto di se stessi, dell'amore di sé ha un'importanza letteralmente fondamentale. Una riflessione sulla persona dal punto di vista cristiano porta naturalmente a debordare dall'ambito dei meri concetti per entrare nella dimensione dell'amore. La persona o è nell'amore o lo sarà. Se non è amata, se non si ama, se non ama, diventa un ostacolo per se stessa e può solo sperare in un amore futuro, oppure disperare. Tutte le pietre scartate dai costruttori di questo mondo avvertono sempre più la necessità di ritrovare il rispetto di se stesse, perché questa è la base indispensabile per vivere dignitosamente. E’ infatti l'unica via per liberarsi radicalmente dalla mentalità dominante, senza più interiorizzare il bisogno indotto di essere "normali", di essere "ricchi", di avere"potere" ecc. Non può esserci liberazione senza amore. Per questo la prima parola del Redentore è: "Smettila di aspettare. Cambia idea e fidati dell'amore che Dio ha per te".

(da L'ancora, 1/2 2002)

Letto 2014 volte Ultima modifica il Giovedì, 24 Giugno 2010 22:01
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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