Itinerari interiori
di Bernard Feillet
Intorno agli anni ’50 – questa metà del sec. XX che René Rémond apprezza in “Cristiani, voltate pagina” come l’ultimo periodo di un cattolicesimo largamente stabile nella società francese - era relativamente facile chi si diceva credente o non credente di una o di un’altra religione.
Oggi il campo delle credenze, delle correnti spirituali è largamente aperto alla libera scelta e alla ricerca personale di quanti non trovano risposta agli interrogativi che le religioni stabili non sembrano dare. Tanto che Marcel Gauchet, che rimane attento a ciò che rappresenta storicamente la tradizione cristiana, formula questa diagnosi: “Se non accade niente, si può dire che tra un secolo non resterà più gran ché del cristianesimo”.
In “Dio nel XXI secolo” Marcel Neusch punta la posta in gioco dei rapporti della Chiesa cattolica e della società contemporanea nel cuore del fermento delle rivendicazioni della coscienza individuale: “La Chiesa cattolica, che a lungo ha esitato a sottoscrivere la libertà religiosa, è entrata in ritardo in un movimento innescato fuori di lei e che si è fatto in gran parte senza di lei e contro di lei”.
Nuove strade si aprono a chi vuole mantenere deste le domande riguardanti la vita e l’uomo.
Seguendo “Vi ho chiamati amici” come “Che la vostra gioia sia piena”, Timothy Radcliffe (che è stato fino a poco fa il Maestro generale dei Domenicani) invita a vivere l’avventura cristiana sotto il segno della libertà e della responsabilità. Egli situa la sua parola nel cuore “dell’esplosione di questo mondo in fuga” secondo l’espressione di Tony Blair. Egli prende decisamente il rischio dell’altro: “La compassione autentica sconvolge i nostri progetti e ci conduce verso direzioni inattese. Se abbiamo il coraggio di vedere i poveri, i feriti, gli stranieri tra noi, allora chi può conoscere a quali conseguenze andiamo incontro”? Se attacca le insufficienze e le rigidezze d’una società religiosa vecchia non è per un approccio negativo, ma per aprire nuove prospettive a coloro che tendono a diventare cristiani o che si impegnano nella vita religiosa.
Un altro inglese, Laurence Freeman, monaco benedettino, che come Timothy Radcliffe, non oppone la vita spirituale allo humour ed al buon senso, propone di associare la pratica della meditazione alla luce della fede. In “Gesù, il Maestro interiore” egli accompagna il processo della conoscenza di sé, come itinerario di scoperta e di incontro, persino di comunione, con l’esperienza interiore unica di Gesù.
La sua lettura del Vangelo non è mai dissociata da un’opera personale. La fede non è più adesione a credenze, ma dinamismo di trasfigurazione dell’essere. Nella prefazione, sottolineando la specificità e l’universalità di questo messaggio, il Dalai Lama ha scritto che il Padre Laurence è animato da una fede tutta cristiana scrivendo “Gesù, il Maestro interiore dove spiega, a partire dalla sua esperienza, come il legame con Gesù e il suo insegnamento, associato alla meditazione può illuminare la vita spirituale”.
A questa esperienza interiore fa appello anche il teologo ispano-indiano Raimon Panikkar per tentare di cogliere il mistero di Dio nell’uomo. Se – secondo lui - con la trasformazione della sua vita, ciascuno può rendere conto di questo segreto che è in lui, non si può per il fatto stesso, fare un discorso su Dio. Nella “Esperienza di Dio” egli propone di esplorare nell’amore, la felicità, la sofferenza e la disgrazia, ciò che dà all’esistenza una luce divina .”L’unica mediazione possibile è il nostro proprio essere la nostra esistenza, la nostra entità propria tra Dio e il niente”. Situa questa esperienza nella relazione con l’altro. La scopre in una cultura e in una storia. La percepisce là dove l’uomo si fa, dove l’umanità si costruisce nel crogiolo di tutte le civiltà.
Questo approccio, notevole per la sua apertura a tutte le religioni e a tutte le culture, si iscrive in un prolungamento delle mistiche renane del XIII e XIV secolo: di religiosi abitati dal mistero di un Dio impossibile da definire. Questa via della teologia negativa non ha cessato di affascinare i credenti per secoli. I testi che la delimitano sono nondimeno di difficile lettura. Cosciente di questo problema Jean Marie Guaullette ha elaborato un piccolo trattato sulla libertà interiore, in una trascrizione libera di Maestro Eckart , “Lascia che Dio sia con te”. Così presentati, questi testi entrano in risonanza con l’interrogativo moderno sul silenzio di Dio e l’eco della sua presenza nell’uomo appassionato di assoluto.
(da Actualité des religions)