Vita nello Spirito

Giovedì, 10 Novembre 2005 01:19

Le tre vie (Giovanni Vannucci)

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Le tre vie

di Giovanni Vannucci

Le tre parabole contenute nel brano di Mt 13, 44-52 riguardano tre momenti distinti dell'umana avventura: il regno di Dio si può trovare per caso - il contadino che ignora che nel campo dove lavora è sepolto un tesoro, lo scopre e gioisce; il regno di Dio si trova nella ricerca - il mercante di perle che cerca la perla preziosa perché sa che esiste (il contadino e il mercante concordano nella necessità di vender quanto posseggono per avere il tesoro e la perla); nella parabola dei pescatori che tirano a riva la rete, essi non sono i protagonisti, lo sono invece i pesci che vengono selezionati e scelti.

Il contadino "compra il campo", non il tesoro. Il tesoro è in più, è gratuito. L'uomo con la virtù portata al grado eroico compra il campo, compra la vita, compra il suo "stare in questo mondo" che lo porterà al possesso del tesoro del regno di Dio. Il tesoro è sempre un dono, deve essere conquistato, meritato con la rinuncia a tutto ciò che ha chiamato "suo", fino a quel momento.

La rinuncia viene finalizzata all'acquisto del tesoro, la valorizzazione delle opere per avere il tesoro non toglie però un intimo malessere di averlo truffato, perché il valore del campo non può essere quello del tesoro, malessere che rivela la presenza di un dualismo; il contadino vangando entro di sé scopre il regno di Dio, ma non pensa di essere lui stesso il regno di Dio, non si sente figlio, ma servo, offre la sua vita, ma non la riconosce consustanziata con quella del Padre. È la via di Pietro: "Abbiamo rinunciato a tutto, quale premio ci darai?".

Il mercante di perle è il saggio, il cercatore della verità, della perla. Per lui la vita è come un'epopea iniziatica. Ricerca audace, tensione massima, rischi enormi. Sforzo ardente verso un fine sovrumano: divenire il collaboratore di Dio, il Figlio del Padre, un dio in Dio. La sua ascesi ha un solo movente: conoscersi e conoscere, raggiungere la verità la perla più preziosa, la verità che sola può dare un senso alla vita.

Cerca la verità nelle regioni ove suppone possa trovarsi. Cercandola la trova, la sua gioia è grande, ma gioia consapevole, senza l'incanto della sorpresa, con l'intima soddisfazione di una raggiunta conferma, A differenza del contadino non si stupisce di aver trovato il regno di Dio, scopo di tutte le sue ricerche, nè rifiuta di pagare quanto gli è richiesto. Il contadino compra il campo, non il tesoro, e con perplessità possederà il tesoro. Il mercante compra la perla, l'oggetto delle sue ricerche, ben ne conosce il valore. L'uno e l'altro giungono allo stesso risultato; il mercante, una volta in possesso della perla, non si dà pensiero delle difficoltà.

Dio, la perla, lo chiama a un incessante superamento, e cosciente dell'estrema distanza tra Dio e lui, tra la perla e i suoi beni, insieme è consapevole della parentela essenziale esistente tra i due termini e quindi della possibilità e della necessità di un'ascesi deificatrice. Il Creatore vuole dei creatori, lo Spirito vuole dei liberi spiriti, i figli di Dio hanno accesso alla vita e alle energie divine.

Il mercante, la via della saggezza, procede con serenità e sicurezza, forse il possesso per lui è raggiungibile nella vita terrena; il contadino, la via dell'ascesi, cammina con timore e tremore, e non è mai certo di raggiungere il possesso del tesoro.

L'essenza della cosa è pur sempre una: il regno di Dio è in vendita, viene comprato a prezzo di tutto ciò che si possiede. Comunque sia cercato il regno di Dio, una volta intravisto, ossessiona, riempie di sé ogni spazio, colma di sé tutto, e tutto diventa un niente davanti alla sua verità.

Veniamo alla parabola della rete: in essa la rete gettata in mare cattura "ogni sorta di cose", buone e cattive; le buone verranno conservate, le cattive gettate di nuovo in mare. Mentre nelle prime due parabole viene sottolineato il lavoro, lo sforzo individuale dei due ricercatori, il contadino e il mercante, in questa tutto avviene per una sorta di fatalità: la rete vien gettata dai pescatori, dagli Angeli, i pesci v'incappano casualmente, né i buoni nè i cattivi la cercano, vi s'imbattono.

Per chi ha raggiunto il Regno o attraverso la via dell'acquisto del campo per l'abbandono di tutto ciò che non sia il Regno, o mediante la via della perfetta dedizione alla verità, la legge della selezione e della scelta non è operante, egli si è liberato da ogni cosa sindacabile. La selezione vige per gli esseri comuni, che vivono nel mare della vita, incappano nella rete, la morte, e verranno scelti dagli Angeli, in conformità alle cose buone, attinenti allo Spirito, o alle cose cattive, attinenti alla forma materiale.

Questa visione domanderebbe un lungo sviluppo; se teniamo presente che la parola prima e ultima del Vangelo è l'invito a risvegliarsi, comprenderemo che il contadino e il mercante sono due risvegliati alla visione del Regno che perseguono in due vie differenti: l'ascesi e la conoscenza; mentre accanto a essi continua a vivere una massa di non risvegliati, buoni e cattivi, ma non consapevolmente coscienti del loro mistero di uomini. In essi non esiste il fattore di libertà o di responsabilità, una misteriosa volontà per essi opera e decide. La rete non sceglie, raccoglie, le cose raccolte non si scelgono da sole, sono scelte dai pescatori e il loro giudizio è insindacabile, essi sanno cosa conservare. In questa prospettiva l'invito a essere svegli assume un aspetto tremendo e impellente.

(da Adista, 2 luglio 2005, p. 15)

Letto 2120 volte Ultima modifica il Martedì, 28 Febbraio 2006 11:18
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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