Vita nello Spirito

Venerdì, 30 Novembre 2007 23:58

Helder, un dono di Dio al mondo (Marcelo Barros)

Vota questo articolo
(1 Vota)
Helder, un dono di Dio al mondo

di Marcelo Barros





È morto il 27 agosto 1999 dom Helder Camara.
Forse, in Brasile, molti giovani non l'hanno conosciuto. In realtà, per anni, il nome e la parola di questo vescovo profeta sono stati censurati dalla dittatura militare.

Poco dopo "l'apertura politica", dom Helder rinunciò al suo incarico di arcivescovo di Olinda e Recife. Il suo successore assunse il compito di distruggere quello che, per più di due decenni, il dom e la sua Chiesa avevano realizzato.
Negli ultimi anni, quello che non era riuscito ai militari è sembrato riuscire ad alcuni signori della gerarchia ecclesiastica: far dimenticare e passare sotto silenzio la profezia di colui che proprio Giovanni Paolo II, quando visitò Recife (1980) aveva chiamato:"Fratello dei poveri, mio fratello".
Lo Spirito di Dio ha affidato a gruppi di laici, come"Igreja Nova", il Cendehec (Centro di Difesa dei Diritti Umani D. Helder Camara) e quelli che coordinano le "Opere di Frate Francesco", la missione di restituire dom Helder al mondo e il mondo a dom Helder. In vari modi, questi gruppi hanno fatto in modo che la voce e la vita del dom fossero nuovamente conosciute ed ascoltate nel mondo. Hanno reso anche possibile che il vecchio patriarca fosse liberato da anni di silenzio e, a 90 anni, esercitasse nuovamente la sua missione di profeta.

Il nostro amato arcivescovo, che mai accettò di essere chiamato Eccellenza o "Dom", come titolo simbolo di nobiltà, fu veramente un dono di Dio per l'umanità di questo secolo. Sono vissuto ed ho lavorato con lui per dodici anni. Da lui fui ordinato diacono e poi prete. Con lui ho capito che il progetto di Dio è l'unità delle religioni e delle culture in funzione della pace e della giustizia per la terra. Nel 1970, aiutandolo a prepararsi per partecipare al Parlamento delle Religioni per la Pace a Kyoto (Giappone), lo sentii dire: "Le religioni devono dialogare e camminare insieme per essere la coscienza etica dell'umanità e il grido pacifico degli impoveriti".
Desiderava riunire gruppi e persone affamati e assetati di giustizia nel mondo intero dicendo loro che, anche se pochi e deboli, avevano un'immensa fecondità. Li chiamava "minoranze abramitiche". Mi ricordo il suo modo di essere vescovo. Aveva un funzione propria e personale di profeta, con la sua autorità morale e la sua responsabilità di pastore, senza tuttavia mai imporsi a nessuno. Una volta, ho visto un prete ringraziarlo per il fatto che, durante i suoi 21 anni di arcivescovado, non aveva mai assunto un atteggiamento autoritario o di rifiuto di qualcuno, nemmeno se questo lo aveva criticato apertamente o si era mostrato suo avversario.

Fu la sua fede nella responsabilità condivisa che lo portò a fondare la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), la Confederazione Episcopale Latinoamericana (CELAM), oltre ad avere ispirato la creazione della Sudene e di tanti organismi di promozione umana. Egli, che non aveva mai cercato il potere per se', ha vissuto i suoi ultimi anni ed è morto come il povero che ha sempre cercato di essere: "Vorrei essere una semplice pozzanghera per riflettere il cielo".

Mi ricordo della sua figura già curva, al festeggiamento dei suoi 80 anni, che danzava il frevo (danza del Nordeste brasiliano) con le comunità povere. Chiedo a Dio che ci dia nuovamente vescovi e pastori capaci di danzare il frevo con il povero.
Negli ultimi anni, ho seguito a distanza la sua campagna per un 2000 senza miseria. Nel 1996, aveva scritto insieme all'Abbe' Pierre, il francese apostolo della solidarietà che gli rendeva visita a Recife: "Abbiamo più di 80 anni e ancora ci sono molte cose da fare per rimettere il mondo in ordine. Con le poche forze che ci restano, continueremo a combattere contro la miseria".

Dom Helder è morto un giorno dopo la marcia che ha riunito migliaia di persone a Brasilia. I giornali discutono se i partecipanti fossero circa centomila, come previsto dai movimenti popolari, o quarantamila, come calcolato dagli organi di governo. Se potesse, dom Helder oggi ripeterebbe loro quello che proclamava già vent'anni fa: "Chi ha preso coscienza delle ingiustizie generate dalla cattiva distribuzione della ricchezza, se ha grandezza d'animo, coglierà le proteste silenziose o violente dei poveri. La protesta dei poveri è la voce di Dio".

Letto 1412 volte Ultima modifica il Venerdì, 01 Febbraio 2008 00:20
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search