Helder, un dono di Dio al mondo
di Marcelo Barros

È morto il 27 agosto 1999 dom Helder Camara.
  Forse, in Brasile, molti giovani non l'hanno conosciuto. In realtà, per  anni, il nome e la parola di questo vescovo profeta sono stati  censurati dalla dittatura militare.
Poco dopo "l'apertura  politica", dom Helder rinunciò al suo incarico di arcivescovo di Olinda  e Recife. Il suo successore assunse il compito di distruggere quello  che, per più di due decenni, il dom e la sua Chiesa avevano realizzato.
  Negli ultimi anni, quello che non era riuscito ai militari è sembrato  riuscire ad alcuni signori della gerarchia ecclesiastica: far  dimenticare e passare sotto silenzio la profezia di colui che proprio  Giovanni Paolo II, quando visitò Recife (1980) aveva chiamato:"Fratello dei poveri, mio fratello".
  Lo Spirito di Dio ha affidato a gruppi di laici, come"Igreja Nova", il  Cendehec (Centro di Difesa dei Diritti Umani D. Helder Camara) e quelli  che coordinano le "Opere di Frate Francesco", la missione di restituire  dom Helder al mondo e il mondo a dom Helder. In vari modi, questi  gruppi hanno fatto in modo che la voce e la vita del dom fossero  nuovamente conosciute ed ascoltate nel mondo. Hanno reso anche  possibile che il vecchio patriarca fosse liberato da anni di silenzio  e, a 90 anni, esercitasse nuovamente la sua missione di profeta.
Il  nostro amato arcivescovo, che mai accettò di essere chiamato Eccellenza  o "Dom", come titolo simbolo di nobiltà, fu veramente un dono di Dio  per l'umanità di questo secolo. Sono vissuto ed ho lavorato con lui per  dodici anni. Da lui fui ordinato diacono e poi prete. Con lui ho capito  che il progetto di Dio è l'unità delle religioni e delle culture in  funzione della pace e della giustizia per la terra. Nel 1970,  aiutandolo a prepararsi per partecipare al Parlamento delle Religioni  per la Pace a Kyoto (Giappone), lo sentii dire: "Le religioni devono  dialogare e camminare insieme per essere la coscienza etica  dell'umanità e il grido pacifico degli impoveriti".
 Desiderava  riunire gruppi e persone affamati e assetati di giustizia nel mondo  intero dicendo loro che, anche se pochi e deboli, avevano un'immensa  fecondità. Li chiamava "minoranze abramitiche". Mi ricordo il suo modo  di essere vescovo. Aveva un funzione propria e personale di profeta,  con la sua autorità morale e la sua responsabilità di pastore, senza  tuttavia mai imporsi a nessuno. Una volta, ho visto un prete  ringraziarlo per il fatto che, durante i suoi 21 anni di arcivescovado,  non aveva mai assunto un atteggiamento autoritario o di rifiuto di  qualcuno, nemmeno se questo lo aveva criticato apertamente o si era  mostrato suo avversario.
Fu la sua fede nella responsabilità condivisa che lo portò a fondare la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), la Confederazione Episcopale Latinoamericana (CELAM), oltre ad avere ispirato la creazione della Sudene e di tanti organismi di promozione umana. Egli, che non aveva mai cercato il potere per se', ha vissuto i suoi ultimi anni ed è morto come il povero che ha sempre cercato di essere: "Vorrei essere una semplice pozzanghera per riflettere il cielo".
Mi ricordo della sua  figura già curva, al festeggiamento dei suoi 80 anni, che danzava il  frevo (danza del Nordeste brasiliano) con le comunità povere. Chiedo a  Dio che ci dia nuovamente vescovi e pastori capaci di danzare il frevo  con il povero.
 Negli ultimi anni, ho seguito a distanza la sua  campagna per un 2000 senza miseria. Nel 1996, aveva scritto insieme  all'Abbe' Pierre, il francese apostolo della solidarietà che gli  rendeva visita a Recife: "Abbiamo più di 80 anni e ancora ci sono molte  cose da fare per rimettere il mondo in ordine. Con le poche forze che  ci restano, continueremo a combattere contro la miseria".
Dom Helder è morto un giorno dopo la marcia che ha riunito migliaia di persone a Brasilia. I giornali discutono se i partecipanti fossero circa centomila, come previsto dai movimenti popolari, o quarantamila, come calcolato dagli organi di governo. Se potesse, dom Helder oggi ripeterebbe loro quello che proclamava già vent'anni fa: "Chi ha preso coscienza delle ingiustizie generate dalla cattiva distribuzione della ricchezza, se ha grandezza d'animo, coglierà le proteste silenziose o violente dei poveri. La protesta dei poveri è la voce di Dio".

