Vita nello Spirito

Mercoledì, 02 Giugno 2010 21:50

La parabola dei due figli (Benedettine di S. Maria di Rosano)

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Abbiamo una sintesi stupenda del lavoro spirituale, intenso ma carico di promesse che dobbiamo deciderci ad affrontare con slancio e tenacia per pregustare fin d'ora la beatitudine del regno dei cieli.

Benedettine di S. Maria di Rosano

"Non ne ho voglia: ma poi, pentitosi, ci andò" (Mt 21,30)

Il Signore, padrone della vigna, non solo cerca continuamente operai da mandare nella sua vigna, ma sa anche che chi al primo incontro gli ha risposto di no può ravvedersi, pentirsi e mettersi di nuovo a disposizione per il regno dei cieli. La salvezza che egli offre, infatti, è un bene che non conosce i limiti della nostra instabilità, perché Dio è sempre fedele alle sue promesse dettate dall'amore.

È l'insegnamento che Gesù propone un giorno, dopo un vivace e serrato dialogo con i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo, ponendo, da saggio maestro e inarrivabile conoscitore del cuore umano, una domanda quasi retorica, a cui essi rispondono prontamente, senza avvedersi di accusare in tal modo con la loro stessa parola se stessi.

"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli...". La breve parabola presenta semplicemente i modi diversi in cui due figli rispondono, prima a parole poi in pratica, al comando del padre di andare a lavorare nella vigna. Due dei modi possibili e molto verosimili: c'è chi sembra il più disponibile ed entusiasta, ma poi lasciato a se stesso non conclude nulla; c'è chi si giustifica subito con tante difficoltà, ma guardando alla meta le sa superare ed alla fine la conquista veramente, obbedendo.

"Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?", domanda il Signore. Con questa parola diretta e precisa, forse inaspettata, che però è il fulcro del discorso, Egli vuol passare dal generico racconto all'applicazione personale, per portare i suoi interlocutori — e ognuno di noi — a confrontarsi con il comportamento di quei due figli, soprattutto a riconoscere quale atteggiamento interiore guida e dà valore alle nostre scelte quotidiane, con le quali si tesse la vita terrena e si prepara quella eterna.

Gesù ha davanti a sé i detentori della legge, i rappresentanti del popolo e alla loro ovvia risposta — fa la volontà del padre chi esegue veramente il suo comando — Egli soggiunge, e con il tono autoritario ad essi ben noto, una sconvolgente dichiarazione: "In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno dei cieli". E quasi a voler dissipare ogni ambigua interpretazione o una loro comoda evasione dichiara: "Voi al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti". Come leggiamo nel Commento a Matteo di S. Bruno di Segni, all'inizio i pubblicani e i peccatori non vollero credere, ma in seguito condotti a pentimento, convenendo da ogni parte, erano battezzati nel fiume Giordano. Invece i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e tutti gli altri che fingevano sempre di obbedire e servire Dio e lo promettevano, vedendo Giovanni Battista, né fecero penitenza, né vollero credergli.

Tutti i Padri sono concordi nel riconoscere che la misteriosa e mirabile realtà di grazia che è la conversione del cuore, si ripete incessantemente nella storia delle anime ed è il tesoro vivo della famiglia di Dio pellegrina sulla terra. "A chiunque di vero cuore si converta a Dio infatti, dice Clemente Alessandrino, sono aperte le porte, e il Padre accoglie il figlio, purché sia veramente pentito, col cuore pieno di gioia. La vera penitenza poi non è solo non ricadere di nuovo nelle stesse colpe, ma strappare del tutto dall'anima quei peccati per i quali ci si riconosce rei di morte". Ed ancora soggiunge: "Forse è impossibile troncare subito tutte in una volta certe passioni ormai sviluppate; ma con la grazia di Dio, con la preghiera degli altri e l'aiuto dei fratelli, insieme ad una vera penitenza e all'assidua meditazione, si può ottenere anche questo".

Abbiamo una sintesi stupenda del lavoro spirituale, intenso ma carico di promesse che dobbiamo deciderci ad affrontare con slancio e tenacia per pregustare fin d'ora la beatitudine del regno dei cieli. Per questo S. Giovanni Crisostomo esortava così i suoi cristiani, che come quei due figli, come noi, conoscevano l'alternarsi della fedeltà entusiasta e della faticosa perseveranza: "Quando noi ritorniamo ad amare ardentemente Dio, egli non ricorda più il passato. Dio non è come gli uomini. Dio, se noi ci pentiamo, non rimprovera le nostre colpe passate e non dice: Perché sei stato lontano tanto tempo?, ma ci ama quando noi ritorniamo; soltanto occorre che noi ritorniamo a Lui. Ebbene, uniamoci a Lui strettamente, ardentemente e inchiodiamo i nostri cuori con il suo timore". E con paziente sollecitudine insisteva: "Riflettete e non disperate mai. Abbiate sempre fiducia e fatevi coraggio. Basta che vi incamminiate sulla via che porta alla salvezza e avanzerete rapidamente. State attenti a non chiudere la porta e a non ostru­ire l'entrata. Breve è il tempo presente e la fatica leggera. E quand'anche la fatica fosse pesante, neppure per questo dovete scoraggiarvi".

(Beata Pacis Visio, 8/2005)


Pensate a Dio con benevolenza, con rettitudine, abbiate buona opinione di Lui. Egli desidera che noi amorosamente pensiamo e confidiamo in Lui. Non dovete credere che Dio perdoni difficilmente. Più un'amicizia umana è intima, meno si teme che una parola detta a caso possa offendere... Soprattutto ricordate che Dio non abita dove è oscurità, malinconia, abbattimento e depressione. Non fate nemmeno atti di dolore se questi vi deprimono, ma fate atti di amore e di speranza. L'abbattimento non viene mai da Dio; e da Lui non viene neppure nessun pensiero che renda il suo servizio difficile. Abbiate sempre la più alta opinione del vostro Signore e Maestro

(P. Daniele Considine sj).

Letto 3392 volte Ultima modifica il Domenica, 31 Ottobre 2010 20:21
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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