Vita nello Spirito

Sabato, 19 Febbraio 2011 21:57

Un Giubileo per liberare la spiritualità (Marcelo Barros)

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Fin dai primi tempi del cristianesimo le Chiese hanno convissuto con tendenze contraddittorie al loro interno. Ci sono i gruppi cristiani che privilegiano la ragione, la dottrina e l'oggettività dell'organizzazione, e ce ne sono altri che fanno il loro cammino sottolineando l'emozione e il sentimento.

Un Giubileo per liberare la spiritualità

 di Marcelo Barros

 

"Questa sarà l'alleanza che io concluderò
con la casa dì Israele dopo quei giorni, dice il Signore.
Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore.
Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.
Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo:
Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande, dice il Signore."

(Ger 31,33 ss.)

 

Probabilmente la maggior parte delle persone che leggono queste pagine avranno capito che sto proponendo un Giubileo per liberare la spiritualità. Certamente, nelle Chiese, c'è chi non capisce questo modo di parlare, perché pensa che una buona spiritualità debba essere sempre controllata o addomesticata, per non creare problemi alle autorità ecclesiastiche. Di fatto, la storia dà ragione a queste persone "sagge"; tutti i mistici hanno avuto problemi con le autorità delle loro Chiese, dando loro del lavoro. Sembra che tutta la buona mistica sia davvero sovversiva. Mette in discussione le istituzioni ed esige cambiamenti. Oggi, nelle Chiese storiche, ci sono ambienti nei quali si parla del pericolo delle sette e delle deviazioni. Alcuni criticano la Nuova Era, altri parlano male del Movimento Carismatico. Ci sono persone e gruppi che vivono addirittura una certa tentazione di tornare allo spirito delle crociate, alla mentalità di un cristianesimo battagliero, contro pentecostali e cristiani di Chiese diverse, negli accampamenti e insediamenti di contadini.

Nel 1925, i membri del movimento ecumenico Cristianesimo Pratico, che in seguito si sarebbe legato al Consiglio Mondiale delle Chiese, affermavano:

La dottrina e l'ecclesiasticismo delle istituzioni divideranno sempre. Il servizio in comune unisce. Quando nemmeno il servizio in comune può unire, solo la conversione a una mistica evangelica del cuore delle persone da ciascun lato, o da almeno uno dei due lati, renderà possibile il dialogo e la ricerca di una vera comunione.

La celebrazione del Giubileo ci chiede un rinnovamento dello Spirito che libera. Si tratta di un'azione liberatrice della persona e del modo di vivere la fede. È in questo senso che la proclamazione del Giubileo libera la spiritualità.

a - La liberazione dalla paura

"L'amore getta via la paura", ci insegna la lettera di Giovanni. Così, poiché lo spirito del Giubileo è tanto ardito che le persone lo trovano irreale e troppo radicale, la spiritualità suscitata dal Giubileo deve provocare in noi questa libertà di osare e di vincere le barriere delle paure e delle convenzioni.

Celebrare il Giubileo dovrà trasmettere euforia alle coscienze. Il Vangelo di Gesù Cristo è essenzialmente una parola di libertà e non di coercizione.

In un suo libro, significativamente intitolato Cristiani verso il secolo XXI, che può aiutare le persone e le comunità a prepararsi per celebrare l'arrivo del nuovo millennio, Josè Comblin ricorda che "Secondo la Bibbia la libertà è la stessa ragion d'essere dell'umanità, l'asse centrale di tutta l'esistenza. Dio infatti è amore e l'amore non può esistere se non c'è libertà (...) La vita della Chiesa, nel compito dell'evangelizzazione (e nella proposta del Giubileo), è come una festa di matrimonio. Tutto quello che è bello e piacevole è offerto. Manca solo una cosa, la sposa, cioè la libertà!". (1) L'altro giorno, ho saputo di un vescovo che, affermando che si deve dare la massima importanza al sacramento per meglio fruire della sua ricchezza spirituale, ha detto ai sacerdoti che nella liturgia deve essere usata solo la traduzione ufficiale del lezionario, approvata dalla conferenza episcopale (sia in termini esegetici che in termini pastorali, una delle peggiori traduzioni esistenti in Brasile). In nome della spiritualità eucaristica ha proibito decisamente che nell'Eucarestia si usi qualsiasi altro pane che non sia l'ostia. E così via. È il cammino spirituale basato sulla legge della paura e non sulla libertà dell'amore. Per essere vera e profonda, la spiritualità del Giubileo deve portare amnistia e libertà spirituale alle persone. suppone un atteggiamento interiore di creatività e fantasia che solo la libertà personale rende possibile.

b - La liberazione dal razionalismo eccessivo

Fin dai primi tempi del cristianesimo le Chiese hanno convissuto con tendenze contraddittorie al loro interno. Ci sono i gruppi cristiani che privilegiano la ragione, la dottrina e l'oggettività dell'organizzazione, e ce ne sono altri che fanno il loro cammino sottolineando l'emozione e il sentimento. Ci sono sempre state forme che hanno privilegiato un cristianesimo più dogmatico e razionale e altre un'espressione di fede pentecostale e carismatica. Nell'ultimo millennio, il modello predominante nella Chiesa Cattolica Romana è stato il razionalismo occidentale, responsabile della freddezza del dogmatismo che crea divisioni e, tra le altre cose, dell'emarginazione delle donne nella Chiesa. La proclamazione del Giubileo deve essere un'ottima occasione per ricuperare una spiritualità che sia più integrata e integrante.

Ci sono tempi, come ci dicono i mistici, in cui, sebbene sia importante comporre queste diverse tendenze, la spiritualità, come ogni atto di amore, non può essere prevalentemente razionale. Già nel medioevo una monaca benedettina, grande mistica oggi riscoperta, affermava: "La sapienza del cuore dell'Essere Supremo è tanto elevata che solo il cuore e non la mente può percepire l'eternità primordiale di ogni creatura" (Hildegardis De Bingen). San Giovanni della Croce, dopo aver vissuto la terribile esperienza della sua fuga dalla prigione, scrisse un poesia nella quale chiama "fiamma interiore" la forza spirituale che lo ha spinto, il cuore:

In mezzo a tenebre favorevoli, nessuno a guardarmi,
da ogni parte l'oscurità;
nessun segnale espresso, nessun'altra luce, nessuna guida,
eccetto il mio cuore, la fiamma, la mia fiamma interiore!
(2)

Oggi quello che vediamo nella tendenza delle mistiche che invadono il mondo, provenienti dalle più diverse religioni e culture, è la sete dell'esperienza diretta. Esiste la richiesta di tutti a sperimentare. Del resto nessuno può trattare la spiritualità come un professore di nuoto, specializzato in lezioni teoriche, che rifiutasse di entrare nell'acqua e nuotare. Nonostante la mistica biblica giudaico-cristiana insista che il nostro Dio si rivela attraverso l’umano e tramite segni, non possiamo negare che Lui si lasci cercare e trovare nell'esperienza amorosa degli amanti.

Santa Teresa accenna a un "Dissolversi in Dio":
Sebbene non siano stati esaminati più di sette luoghi di dimora, in ciascuno di questi ne esistono molti altri al di sotto, al di sopra e lateralmente. Con giardini, adorabili fonti e labirinti, tutti così deliziosi che tu senti la voglia di dissolverti nelle grazie del Dio grandioso che ha creato l'anima a sua immagine e somiglianza"
(Teresa d'Àvila). (3)

Questo suppone una capacità di stupirsi che dobbiamo sviluppare. Il razionalismo non ci educa alla capacità di sorprenderci. Il rabbino ebreo A. Heschel definisce la mistica come "la capacità di stupirsi e meravigliarsi". Parla di uno "Stupore fondamentale" che provoca la lode e la stessa fede. (4)

La spiritualità non si disgiunge dalla razionalità e dal pensiero, ma non ci isola dal sentimento e dall'emozione. Se fosse dominata dalla tirannia della ragione si ritornerebbe al razionalismo. La stessa proposta del Giubileo di celebrare con riti che sono antichi e vanno oltre la ragione, ci aiuta ad unire la mente al cuore e alla buona fantasia. Speriamo che nel modo di celebrare, nella preghiera personale e nella maniera di vivere la fede, questa celebrazione del Giubileo ci aiuti a crescere in un'esperienza di relazione amorosa con Dio, basata sull'ammirazione e sull'estasi.

c - Liberarsi dal maschilismo "ecclesiastico"

È difficile immaginare che, nel 1996, alla fine del secolo XX, i soldati islamici che conquistarono Kabul (Afghanistan), abbiano annunciato la decisione di applicare alla lettera la Charia, una legge canonica musulmana che costringe le donne a rimanere in casa e uscire in strada solo se coperte con un velo. Ma è ancor più difficile capire che, nello stesso tempo in cui accadeva questo in nome di Allah, negli ambienti cattolici risuonava la decisione del papa di negare ancora una volta alle donne il diritto al sacerdozio e a occupare nella Chiesa lo stesso posto degli uomini. Come gli Islamici recludono la donna in casa per obbedienza alla legge sacra, il Vaticano dichiara: "L'ha detto Dio, è scritto nelle parole della rivelazione", e lascia trasparire il tono di una dichiarazione dogmatica che, in principio, dovrebbe giuridicamente obbligare tutti i cattolici ad accettarne il contenuto come materia della propria fede.

Non è mia intenzione dimostrare qui quanto sia fragile l'argomentazione teologica secondo la quale Gesù ordinò solo uomini, o semplicemente che un'ordinazione di donne sarebbe contraria alla più profonda tradizione delle Chiese. Su questo già molti hanno scritto. In questo libro dialogo con persone che scelgano di fare una lettura biblica orante, storica, non fondamentalista. Non è quindi necessario provare la mancanza del fondamento esegetico o teologico dell'interpretazione fondamentalista della fede, fatta in questo caso dalle autorità del Vaticano. Ciò che mi spinge a tornare su questo tema è il fatto che, nello stesso tempo, venne dal Vaticano la proposta di un Giubileo senza la percezione che la chiusura alla donna fosse un atteggiamento antispirituale e contro lo spirito del Giubileo.

È vero che il papa ha scritto una lettera intitolata "La dignità della donna", e nel 1995 ha inviato a Pechino una donna come rappresentante del Vaticano, alla conferenza dell'ONU sulle donne. È vero che la dottrina insiste nel dire che c'è un'uguaglianza di dignità e di partecipazione al sacerdozio comune del battesimo. Ma, nella realtà, il discorso maschera una pratica discriminatoria che qualsiasi persona a contatto con le comunità locali e le organizzazioni della Chiesa cattolica avverte. Poiché il più profondo della vita si svolge a un livello che va al di là delle parole, questa silenziosa e perseverante esclusione ha provocato problemi per l'insieme della Chiesa. La priva di una collaborazione specifica, preziosa, e lascia un campo aperto a rapporti ingiusti e ambigui. Qual è la conseguenza mistica e spirituale di un modo di leggere la fede che accetti tale discriminazione e dia al mondo questa controtestimonianza? Come non aprire gli occhi e rendersi conto che questa posizione è contraria a tutto quello che lo spirito di Dio ispira oggi alla parte più sana e spirituale dell'umanità? Rileggendo alcuni testi dei cosiddetti "Vangeli apocrifi", ha più che mai attirato la mia attenzione l'importanza che hanno in essi le donne, come Maria Maddalena, Maria, madre di Gesù, ed altre. Uno dei testi antichi del cristianesimo è citato nel documento che erroneamente è stato conosciuto come la Seconda Lettera di Clemente di Roma. Si tratta di Dio. Il Signore rispose: "Quando avrete distrutto la veste della vergogna, quando due saranno uno e quando il maschile e femminile non saranno più il maschile e la femminile". (5) Altri testi antichi dicono che chi risuscita con Cristo non è più né uomo né donna, o unisce in sé queste due caratteristiche.

Se il Giubileo è un tempo per ricordare e per ricominciare, è importante renderci conto che questo "ritorno alla nostra origine" ci chiede un atteggiamento interiore che, in qualche modo, deve nuovamente unificare in noi la dimensione maschile e femminile. Ci fa vivere un'esperienza mistica diversa da un cammino puramente accademico o meccanico. Risveglia in ogni persona una specie di ritorno all'utero della madre o della Madre divina, nella quale "viviamo, ci muoviamo e siamo".

Tutta la mistica ci chiede una disponibilità a sviluppare elementi culturali legati alla femminilità. Quella orientale ha sempre sottolineato questo aspetto. Come dice Lao Tsé: "Il più soave vince il più rigido. L'acqua vince la roccia. Il femminile vince il maschile".

 

Note

1. José Comblin, Cristaos rumo ao século XXI; nova caminhada da libertação, Paulus, 1996, p. 65 ss.; cit. da Gilberto Gorgulho e Ana Flora Anderson, Chamados a libertade, Vida Pastoral, nov./dic. 1996, p. 8.
2.  Cfr. Matthew Fox, A vinda do Cristo Cósmico, Record Nova Era, Rio 1995, p. 62.
3.  Cfr. Matthew Fox, op. cit., p. 60.
4.  Cfr. ap. Matthew Fox, op. cit., p. 81.
5.  II Clementis ad I Cor 12,2 citato da P. Evdokimov, A mulher e a salvação do mundo, Paulinas, São Paulo, p. 173.

Letto 5246 volte Ultima modifica il Lunedì, 07 Marzo 2011 11:27
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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