Vita nello Spirito

Venerdì, 28 Ottobre 2011 21:11

Tutti i Santi

Vota questo articolo
(4 Voti)

Gesù non ci presenta dei santi come modelli di vita, ma Dio stesso, al quale i santi si sono configurati. Santo è chi si impegna a divenire come lui.

 

Dio non si serve più del fango
ma dello Spirito Santo.
Noi siamo formati da lui
come Cristo nel seno della Verqine.
Giovanni Crisostomo

La santità non consiste nelle visioni,
ma nell’amore.
Francesco di Sales

La meta finale della salvezza (Apocalisse).

L'autore traccia il grandioso progetto della salvezza universale, che s'innerva nel presente della Chiesa, in attesa di trasformarsi nella completezza finale del Regno di Dio, dove ogni male e ingiustizia scompariranno.
La Chiesa muove verso l'omega, che è Cristo. L'interpretazione del presente e positiva - nonostante tutto - perchè e qui che nascono e si sviluppano il Regno di Dio e il mistero dei suoi collaboratori poveri, puri e santi. All’apparenza, sembra che la storia racchiuda solo miserie, incertezze e male, ma tutto ruota attorno alla speranza che il Cristo risorto r vivente sostiene.
La pericope giovannea contempla il dinamismo della storia, dalla meta raggiunta. Nella meditazione della fede (in visione), prospetta il destino dell'umanità, quando il popolo eletto del nuovo Israele si comporrà nell'unità e nella pace. 144.000 sono i salvati, ossia un numero infinito secondo la mistica orientale delle cifre (dodici e mille, Israele perfetto e sconfinato); sono tutti avvolti nella veste candida (simbolo della luce di Dio); li accomuna pari dignità (di ogni nazione, razza, popolo e lingua). Hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello, ossia sono passati nel crogiuolo della grande tribolazione e hanno completato nella loro carne quello che mancava ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa (Col I, 24). Reggono delle palme (condividono con Cristo la vittoria sul male). Ora sono con lui nella gloria stessa di Dio.

Il cammino verso la salvezza (1 Giovanni).

L'apostolo si pone nell'ottica dell'esistenza terrena, del cammino che i fedeli percorrono ancora come un enigma (1Cor XIII, 12; ciò che saremo non e stato ancora rivelato). Il mondo, inteso come realtà negativa, opposta a Dio, circonda con irrisione e incomprensioni: non conoscendo Dio, non conosce né stima il santo (la ragione per cui il mondo non ci conosce è perchè non ha conosciuto lui).
Conforto e sostegno di questo itinerario di speranza è l'embrionale comunione d'amore (1Gv III, 1-2) che il Padre ha seminato in noi; la santità piena e definitiva sarà l'intimità col divino giunta al suo vertice (lo vedremo cosi come egli è: la visione-contemplazione senza più schermo alcuno). Sorretti da questa speranza, i fedeli si purificano ogni giorno (chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso) e rinnovano l'impegno cosi che splenda in essi la libertà della gloria dei figli di Dio (Rom VIII, 21).

Il punto di partenza dell'esperienza cristiana (Vangelo).

Il  cammino (1Gv) verso la gloriosa meta finale (Ap) va condotto nello spirito delle Beatitudini.
La proclamazione delle Beatitudini - che apre il primo dei cinque grandi discorsi strutturanti il Vangelo di Matteo costituisce una sorta di manifesto, e la prospettiva di fondo che illumina ogni programma di vita cristiana.
Gesù espone il suo pensiero sulla montagna (come Mose). Si siede: è la postura dell'autorità che legifera. Attorno a lui, i discepoli ricevono l'insegnamento, che dovrà tradursi in vita vissuta.
Le Beatitudini rappresentano la più completa ed esigente definizione di santità come forma perfetta del discepolato. Sofferenti, miti, affamati di giustizia, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per la giustizia e insultati, sono specificazioni di una Beatitudine essenziale: la Povertà, intesa nel senso biblico di disposizione globale dell’essere umano al progetto che Dio sta realizzando nell'umanità stessa e nella storia (non sono, quindi, un complesso di norme osservando le quali l'uomo si assicura la salvezza, né un elenco di doveri cristiani da presentare a Dio come credenziali). Con le Beatitudini, Gesù propone un atteggiamento religioso totale, caratterizzato da una generosità e da una donazione senza riserve ed esitazioni. Il santo, quindi, non è colui che ha raggiunto una meta, ma colui che si supera continuamente in amore; suo compito è di essere perfetto come è perfetto il Padre celeste (Mt V, 48).
Gesù non ci presenta dei santi come modelli di vita, ma Dio stesso, al quale i santi si sono configurati. Santo è chi si impegna a divenire come lui (in quanto immagine del Padre ed esecutore della sua volontà): imparate da me che sono mite e umile di cuore (Mt XI, 29).
Le Beatitudini sono il prisma che rifrange sia l'attitudine sia i veri atteggiamenti di Cristo; egli annuncia quello che vive, in perfetta identità tra messaggio e messaggero.
In comunione con Cristo, dunque, la vita del discepolo, pur con le sue difficoltà, acquista senso perchè integrata in Dio e approdante a Lui.

A confronto con la Parola

  • Come cristiano, e ancor più come religioso, mi è affidato il compito di alimentare l'embrione d'amore seminato in me, e la speranza. Mi domando se stia dando il mio positivo apporto in merito o se, talvolta, non ne ostacoli la fioritura con un atteggiamento indifferente e pessimistico.
  • La povertà interiore (alla quale invita anche la nostra Regola) è alla base delle Beatitudini. Solo se veramente povero posso essere arricchito della presenza di Dio e progredire nella santità.
  • Cristo, nostro modello, invita a vivere la mitezza e l’umiltà di cuore che fu sua. Raramente, devo ammetterlo, la mia condotta rispecchia le virtù del Maestro divino. L'arroganza, lo spirito di rivalità e di superiorità rischiano di soffocarle.
  •  Il vero discepolo di Cristo non misura l'amore, e sa che sarà giudicato sulla sua capacità d'amare. Mi rendo conto d'essere avaro nel donarne a Dio (accontentandomi dello stretto necessario) e agli altri (limitandomi, per lo più, solo a gesti di buona educazione).

Preghiera conclusiva

Signore, sii prodigo di misericordia verso di noi, che faticosamente cerchiamo di incarnare lo spirito delle Beatitudini. Alimenta la nostra capacità d'amare cosi da essere tuoi autentici testimoni. La tua luce di grazia bruci i residui di egoismo e ci faccia degni di partecipare alla festa eterna del tuo amore, per proclamare con la schiera immensa dei salvati: Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza  al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen.

(da Vita nostra)

 

Letto 3021 volte Ultima modifica il Sabato, 29 Ottobre 2011 19:22
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search