“Le religioni hanno sempre collocato i luoghi sacri sulle vette dei monti per indicare trascendenza o distacco?”. A questo interrogativo si confrontano uno scrittore non credente e un teologo. Ma anche noi, senza essere né l’uno, né nell’altro, possiamo comunicarci le nostre più profonde sensazioni in merito. Per restare nella nostra religione cattolica, unica tra tutte rivelata da Dio e compiuta dalla sua presenza operante nella storia, è bene che ricordiamo quello scenario, che si aprì incandescente davanti agli occhi di Mosè, quando sul monte Sinai a lui si rivelò Dio. “Togliti i calzari, perché la terra che tu calpesti è sacra”. Infatti “di fronte alla roccia si riconosce meglio la nostra friabilità” afferma lo scrittore De Luca. Da quella altezza infinita Dio si comunica all’uomo, consegnando le tavole di pietra sulle quali sono scolpiti i dieci comandamenti, perché nessuno osi cancellarli dalla terra, nè tantomeno dalla coscienza degli uomini. E’ sulla montagna che Elia sente accarezzare il suo volto da una leggera aria, segno del passaggio di Dio nel cuore dell’uomo. E’ sulla montagna, il Tabor, che Cristo si trasfigura nello splendore della sua divinità davanti agli apostoli; è sul Calvario, che tra tuoni, lampi e terremoto, Dio assiste esterrefatto alla morte del figlio, lasciando cadere dall’alto dei cieli la sua lacrima sulla terra, bagnata dal sangue del Crocifisso. Possiamo allora dire a Dio : “dove abiti?” Del resto lo chiesero gli apostoli a Gesù. Non è una domanda blasfema, né impertinente, ma desiderosa di afferrare il divino, di vedere il suo volto, di avvicinarsi a lui, di conoscere la sua dimora. Quale senso si nasconde dietro questa altezza dalla quale Dio sempre ha rivelato se stesso? “L’altezza indica la differenza tra Dio e l’uomo, Dio sta in alto, l’uomo in basso”, non perché Dio lo schiacci, “ma perché vuole tirar fuori l’uomo dalle bassezze in cui è caduto. In alto è diverso, là si realizza aria pulita, arrampicarsi sui pendii del sacro permette di abituarsi all’altezza, all’aria pura non inquinata dal peccato” afferma il teologo Matino. Io aggiungo: significa elevare lo spirito, significa pensare secondo Dio. “Qualcuno però - è ancora il teologo che parla - dice che anche il diavolo frequenta le alte vette”, specialmente quella sulla quale tentò il Signore, senza pensare che lo avrebbe sconfitto ancora più prepotentemente sul Calvario.
Facciamo nostra la preghiera del re Salomone nel dedicare il tempio al Signore: “ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo, ascolta e perdona”. Allora ti spieghi perché quando soffri, quando ti senti abbandonato, quando si fa buio nel cuore, quando preghi, senti d’innalzare lo sguardo verso l’alto, è perché in quel momento cerchi Dio. Se poi ti viene voglia di imprecare, abbassa gli occhi, perché non è con lui che te la devi prendere.
Ti consoli il pensiero che Dio non abita solo in alto, ma anche in te, se ti eleverai dalle bassezze della tua vita.
Decio Cipolloni