Vita nello Spirito

Domenica, 17 Luglio 2016 12:11

Tempo di virtù o di vizi? (Decio Cipolloni)

Vota questo articolo
(1 Vota)

Questo tempo non ci consente di andare in vacanza da Dio, né dalle virtù, che restano il vero abito firmato, da non cambiare mai.

L’estate è una stagione così tanto attesa ed in questi ultimi anni così tanto calda da piegare anche le fibre più forti. Essa è tempo che privilegia il successo, può creare miti, può deresponsabilizzare, prolungando la spensieratezza, quasi fosse condizione necessaria per riposarsi. E’ anche però tempo per gli incontri, per superare le barriere e le differenze sociali, per costruire solidarietà, per offrire fiducia e per umanizzare i rapporti, per rompere la solitudine, per vincere la tentazione dell’effimero e temprarsi all’austerità di una vita più autentica e più essenziale. Il grande educatore dei giovani San Giovanni Bosco osava dire loro: “Ricordatevi che le vacanze sono la vendemmia del diavolo”.

Dunque questo tempo non ci consente di andare in vacanza da Dio, né dalle virtù, che restano il vero abito firmato, da non cambiare mai. A questo proposito stando a quanto recita il Compendio del catechismo della Chiesa cattolica, le virtù sono: “una disposizione abituale e ferma a fare il bene". La sapienza della Chiesa ne indica quattro e le chiama cardinali, perché fondamento di ogni maturazione umana. Per contro, lo stesso catechismo non dimentica di ricordarci che esistono anche i vizi, chiamandoli addirittura per nome: “superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia”. Non intendo soffermarmi su questi perché sono alla portata di tutti, meno lo sono le virtù, che riproponiamo in una sintetica riflessione.

La prudenza: virtù che ti appartiene se non ti affidi all’improvvisazione e all’avventura. Essa non può essere un calcolo matematico, perché tutto torni a tuo vantaggio, ma è un dono che viene dall’alto, perché tu faccia il bene ed eviti il male. In quale mercato pensi di acquistarla? A quello della televisione? Di internet? Della piazza? Oppure nel silenzio della preghiera e nella testimonianza dei santi?

La giustizia: nasce dall’uomo, si sviluppa e si realizza in lui educandolo a difendere i suoi diritti e a professare i suoi doveri. Quale giustizia, quella che nasce dalla sopraffazione, dall’odio, dalla vendetta? In nome di questa, il volto dell’uomo è stato sfigurato, la sua libertà conculcata, la sua gioia spenta. Ama e comincerai a vivere la giustizia.

La fortezza: Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Essa è consapevolezza dei propri limiti, è certezza di ideali, è lotta per vivere di coerenza, è sforzo per rifiutare il compromesso, per calpestare la corruzione, per vincere la prova. E’ dono di Dio perché egli viene incontro alla tua debolezza. Vuoi sapere quanto vali, chiediti quanto sei forte nelle prove.

La temperanza: ultima nell’elenco delle virtù cardinali, è un argine indispensabile alla vita passionale e tumultuosa dell’uomo. L’astinenza, la sobrietà, la castità, la clemenza, la dolcezza, la diligenza, l’umiltà e la discrezione sono frutto della temperanza. Lascia entrare nella notte della tua vita la luce di Dio e non camminerai nelle tenebre, ma la temperanza guiderà i tuoi passi.

Caro lettore, non considerare queste riflessioni un discorso di sagrestia, ma una confidenza di chi scrive, perché sa quanto bisogno ha la sua vita di queste virtù.

Decio Cipolloni

 

Letto 2041 volte Ultima modifica il Domenica, 17 Luglio 2016 12:45
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search