In ricordo di P. Franco

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Venerdì, 17 Settembre 2004 22:58

Introduzione alla spiritualità marista

di Padre Franco Gioannetti 

Venticinquesima parte

I membri della Società dovranno inoltre abbandonare tutto così come gli apostoli abbandonarono tutto per seguire Cristo. L'obbedienza per loro era inseparabile dalla povertà; abbandonare tutto, rinunciare a se stessi per mezzo dell'abnegazione, seguire Cristo nell'obbedienza.

di Giovanni Salvini

...siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti (Mt 5,45)

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Il terzo gradino dell’umiltà consiste nel sottomettersi in tutta obbedienza, per amore di Dio, al superiore, a imitazione del Signore, del quale l’Apostolo dice: "Fatto obbediente fino alla morte" (RB 7,34).

Ci sono delle obbedienza necessarie a ogni uomo, che non è possibile eludere in alcun modo e che punteggiano tutta la vita di ciascuno, proprio perché sono caratteristiche della condizione di ogni creatura.

L’umiltà è l’atteggiamento di un uomo che una volta in qualche modo ha incontrato Dio e si è prostrato davanti a Lui con la faccia a terra.

Mercoledì, 08 Settembre 2004 23:03

Progetto di pace e violenze

di Marcelo Barros

Un elemento comune a molte religioni è stato denunciato come espressione di una cultura violenta: la teologia del sacrificio. Le persone sacrificano animali e spargono sangue per rendersi graditi a Dio. Il cristianesimo non sacrifica animali, ma ha ereditato dal giudaismo una concezione di culto sacrificale. Le religioni nere e indigene sono pure considerate violente per l'uso di sacrifici animali e per le storie guerriere di alcuni Orixàs.

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di Adista

Piccolo di mole, toccante per contenuto, e davvero innovativo nelle tematiche: tale si presenta La religiosità della vita, un libro in cui la teologa domenicana Antonietta Potente rivisita in particolare i tradizionali voti religiosi parlando, appunto, di "religiosità della vita", una prospettiva che apre, a religiosi e laici, orizzonti nuovi per vivere con gioia, impegno, condivisione e solidarietà ogni momento della propria esistenza.

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Mercoledì, 08 Settembre 2004 22:48

Così vicini, così lontani

di Rufus Black

Due messaggi SMS - uno triste, l'altro allegro - mi hanno colpito per la potenza e i problemi della comunicazione nell’era elettronica. Ho ricevuto il primo qualche anno fa in un nebbioso mattino d'inverno sulla riva del lago di Ginevra. "Nonno se n'è andato in pace. Con amore, mamma e papà". L'altro lo trovai al mio risveglio a Londra a febbraio dello scorso anno. Era di mia moglie: "Sono incinta!".

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Mercoledì, 08 Settembre 2004 22:43

Pasqua, annuncio di vita piena

a cura di Enzo Bianchi

Quest'anno [2004], per una felice e rara coincidenza di calendari, i cristiani di tutte le confessioni d'Oriente e d'Occidente celebreranno la festa fondante la loro fede nel medesimo giorno: occasione apparentemente di scarsa rilevanza, soprattutto nei nostri Paesi occidentali in cui le Chiese con più fedeli e la società civile seguono il calendario "gregoriano", ma occasione che in realtà ha in sé una rara potenzialità di "buona novella" nei Paesi in cui i cristiani sono un "piccolo gregge", una minoranza a sua volta divisa in confessioni, riti e tradizioni diverse.

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Lunedì, 28 Giugno 2004 00:27

Il sacramento della musica

Il sacramento della musica
di Marcelo Barros


 


Stato del Gioas, Brasile centro-occidentale, qualche anno fa. Un'assemblea di capi indigeni venuti da tutto il paese. In un intervallo dell'incontro, noto un indio solitario e triste. Mi avvicino e gli domando perché se ne sta così mesto.


L’uomo mi risponde d’impeto: "Perché non sto cantando". Gli dico che, se vuole, può senz’altro cantare. Mi guarda attonito e replica: "Ma io posso cantare solo se posso danzare".


Io a insistere che può cantare e danzare. E lui mi guarda ancor più sbalordito: "Io posso cantare e danzare soltanto nel villaggio, con la mia comunità".


Imparai così che per molti popoli indigeni la musica è un modo di mantenere l'equilibrio personale, un importante strumento di integrazione comunitaria e un vero sacramento dell’intimità con il divino.


Fra i vari segni ed elementi di una spiritualità cosmica che sto presentando lungo questo anno, vorrei invitarvi a riflettere sul senso spirituale della musica, e sul suo contributo per un ulteriore approfondimento della relazione con Dio, in comunione con le culture oppresse.


Business o preghiera


Chi vive in uno stile di vita occidentale si trova immerso in una coltura visiva, ma anche in una atmosfera riempita di suoni. Siamo costantemente esposti al rumore di apparecchi elettronici: computer, radio tivù e amplificatori. I mezzi di trasporto hanno clacson e suoni propri.


Ascoltiamo musica nello studio del dentista, in aereo e, in alcuni paesi, perfino nella stazione dei pullman. Ma questa musica elettronica non sempre riesce a condurci alla melodia profonda del cuore.


Nelle religioni antiche, la musica nasce dalla preghiera e serve a portare il fedele al più intimo di sè stesso, a unificare il suo cuore e così condurlo alla divinità. In certe tradizioni indù, la meditazione comincia con la melodia monotonica dell'Ommm, che deve regolare la respirazione e pacificare tutto l'essere. Anche nel buddismo, il mantra può mutare gradualmente lo stato di spirito del devoto.


Nel medioevo cristiano, i monaci ritenevano che il canto gregoriano li proteggesse dai pensieri negativi e li reintegrasse nella comunità terapeutica di fede. A quei tempi, le persone avevano coscienza del potere trasformante della musica. Mettevano in musica le parole delle Scritture perché rimanessero incise più a fondo nella memoria dei devoti e perché l'effetto di quelle parole fosse più intenso. Nel secolo XI, il monaco Guido da Arezzo codificò le sette note. La teoria musicale non comprendeva unicamente la composizione e l'esecuzione di musiche, ma le proporzioni architettoniche e la struttura della società. Si supponeva che la musica regolasse persino la salute del corpo e potesse spiegare il funzionamento dell'universo.


La musica è oggi una delle merci più redditizie dello show-business. Ma è necessario andare al di là della cultura dello spettacolo e ricuperare lo spirito della festa. In questo percorso, la comunione con le popolazioni tradizionali ha molto da insegnarci. Un capo indigeno mi ha fatto scoprire che il cantare umano unisce il cuore al Grande Spirito e alla sua melodia divina solo quando si integra nella grande sinfonia della natura. Lì la musica fa di ogni suono della vita un bell'accompagnamento strumentale e obbedisce alla melodia interiore che ogni essere umano custodisce nel più profondo di sé. Questa verità è attestata da sant'Agostino che già nel secolo IV insegnava: "L'uomo nuovo conosce il canto nuovo. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione di amore. Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo" (Discorso 34 sul Salmo 149).


(da Nigrizia, novembre 2003)

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