In ricordo di P. Franco

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Domenica, 27 Febbraio 2005 18:42

Il linguaggio delle lacrime (Luciano Manicardi)

«Il paese dette lacrime è così misterioso», fa dire Antoine de Saint-Exupéry al suo piccolo principe. Ma il pianto è anche quanto di più noto e sperimentato vi possa essere tra gli uomini: è una caratteristica umana tipica e universale, un'espressione specifica dell'umanità.

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Martedì, 22 Febbraio 2005 01:52

La generazione dei Figli di Dio (Giovanni Vannucci)

La generazione dei figli di Dio
di Giovanni Vannucci





Il primo capitolo dell'evangelista Giovanni (Gv 1, 18) potrebbe essere definito: la generazione eterna dei figli di Dio. Leggendo attentamente possiamo vedere che in esso l'evangelista, dopo aver parlato del Verbo, della Parola di Dio: "Il Verbo era in Dio", indica la sua discesa nel tenebroso caos di tutte le esistenze possibili.

Le creature originariamente sono tenebra, in esse la discesa del Verbo risveglia la vita, vita che nella coscienza umana diventa luce: "la vita era la luce degli uomini". L'umana coscienza è, in se stessa, tenebra, accogliendo la luce diviene luce: "la luce vera che, venendo nel mondo, illumina ogni uomo". Ma quando respinge la luce e sostituisce se stessa alla luce, oscura maggiormente la propria tenebra. L'umanità si divide così in due schiere: quella che accoglie e quella che respinge la luce. L'accoglienza della luce del Verbo è il concepimento dei figli di Dio: "la Parola è fatta carne" e la carne è divenuta il tabernacolo che l'accoglie e in essa si trasfigura.

L'esistenza concreta è un velame intessuto attorno a una particella di luce divina, essa si rivela in ogni coscienza come qualità, possibilità, archetipo di un'idea divina. La coscienza singola ha l'unico ed essenziale compito di sprigionare in sé tutto lo splendore della scintilla divina; allora, e allora solamente, diventa capace di deporre i velami esistenziali per ascendere alla natura dei figli di Dio. Unificandoci col Verbo incarnato, Dio ci genera nella qualità di figli suoi: generando in noi l'unico suo figlio eterno, incarnandosi in noi come si è incarnato in Gesù. Allora l'essenza della coscienza individuale, che è un niente esistenziale, si accorda con l'archetipo divino di cui essa è un riflesso.

Agli inizi è un unico sole che si riflette in un unico specchio; nell'istante successivo lo specchio viene frantumato e l'immagine del sole si moltiplica nei frammenti, un unico sole e miriadi di sue immagini. Un unico sole, la Parola eterna creatrice, il Nome che è al di sopra di tutti gli altri nomi, un'unica sorgente di luce e uno sterminato stuolo di frammenti che ne contengono le particelle. Quando il frammento prende coscienza che la luce che ha in sé è il riverbero del sole unico ed eterno, inizia il cammino della sua nascita di figlio di Dio.

La coscienza umana sente se stessa come espressione della Parola eterna, scopre la sua incarnazione come iniziazione alla conoscenza del Verbo, affronta le sue vicende come una necessaria via di ascesa, e di spogliazione dalle densificazioni tenebrose. Il mistero dell'esistenza si rivelerà come la continua ripetizione della passione del Verbo incarnato, che agonizza nella materia perché nasca allo Spirito. Nasce una differente visione della vicenda umana; a tutte le dotte ipotesi sulle origini della creazione, della vita, della coscienza, essa aggiunge la verità che il Pensiero divino ha assunto la carne, rivelando il senso del nascere e del morire, del soffrire e del gioire di noi uomini: l'ascesa dei figli del sangue e della carne alla grandezza dei figli di Dio.

Ascesa indipendente dalle contingenze storiche in cui l'uomo vive, e che è una realtà vitale inerente al destino sovrumano dell'umanità, e per chiunque riesca a saldare l'uomo terrestre all'uomo luminoso che è in lui, l'ascesa diventa una realtà vivente, come la spiga matura è la realtà vivente del chicco di grano seminato nella zolla. L'errore dell'uomo è di credersi compiuto quando ha raggiunto la sua maturità fisica e mentale, in realtà ha portato a compimento il supporto perituro dell'Essere imperituro che in lui vuole maturare.

La Parola Incarnata si esprime in noi con quanto in noi c'è di più puro, distrugge in noi quanto da lei non può essere informato, e quanto di se stessa informa rende onnipotente. Quando in noi matura, ci dona la fede vera, quella fede che muove le montagne, che di nulla ha paura. Quella fede che osa tutto, perché certezza che in ogni cosa la Parola è presente e che la sua presenza sorregge e spinge ogni cosa verso il bene supremo.

Quando questa fede si accende, allora in noi è come una primavera di spirito, viviamo della Parola che in noi s'incarna ed essa vive di noi. Allora ci è dolce ogni rinuncia a quanto in noi non è Parola e Luce. Perché abbiamo bisogno di credere nel destino sovrumano dell'uomo per cessare la schiavitù dell'esistere, abbiamo bisogno di sentirci strumenti di un regno sovrumano, di sentire che la luce che portiamo riflessa, nel breve frammento del nostro specchio, è pur sempre quella che vi ha impresso il Sole eterno, e ad essa vogliamo assomigliare!


(Da: Giovanni Vannucci, Il Risveglio della coscienza, già Edizioni CENS, ora reperibile nel catalogo Servitium Città aperta edizioni srl / Associazione Emmaus via Conte Ruggero, 73 - 94018 Troina (En) Tel. 0935.653530 - Fax 0935.650234 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.servitium.it)



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C'è da chiedersi: quali persone possono significativamente abitare questa stagione del "ritorno del sacro"? La risposta pare scontata: i "pellegrini dell'Assoluto".

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Mercoledì, 02 Febbraio 2005 00:02

Elogio della quotidianità (Sr Germana Strola)

Una della caratteristiche principali della vita monastica consiste nello scorrere semplice, umile e sempre uguale del vivere quotidiano.

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Martedì, 01 Febbraio 2005 23:50

Il "male oscuro" dell'anima (Felice Di Giandomenico)

"Cercava un posto la tristezza, veramente desolato e solitario. Vide deserto il mio cuore e si annidò in quel vuoto". Questo aforisma del poeta, drammaturgo e scienziato tedesco Johann Wolfgang Goethe descrive in maniera efficace il mal di vivere, il male oscuro, l’avvilimento, la malinconia, la perdita del senso di vivere. Termini diversi per indicare un fenomeno che, attualmente, sembra essersi diffuso in modo piuttosto preoccupante netta collettività: la depressione.

Giovedì, 27 Gennaio 2005 01:24

Il sangue della terra (Marcelo Barros)

Il sangue della terra
di Marcelo Barros





Agli elementi del cosmo come la terra, l'aria, l'acqua e il fuoco, l'umanità ha aggiunto altre come la pietra, il vento e gli alberi. Anche in essi ha scoperto segni forti della presenza divina. Nel mondo moderno, uno dei fattori più determinanti per lo sviluppo è stato il petrolio.

Qualcuno si meraviglierà che nel parlare di spiritualità cosmica dedichiamo una puntata al petrolio, un liquido che, fin dalla sua comparsa, ha provocato tanti conflitti e guerre, oltre a spingere all'estremo l'umana cupidigia.

Tuttavia la sfida del credente sta nel mettere in connessione tutti gli aspetti della vita con la spiritualità, e scoprire una parola di Dio in ogni elemento che ci circonda.

Il petrolio è un liquido oleoso, normalmente di densità minore di quella dell'acqua. Il suo aspetto varia dall'incolore al nero, passando per il verde e il marrone. Lo si trova in mare o in regioni che un tempo furono marittime. Trae origine dalla materia organica sepolta (principalmente alghe), assieme a sedimenti lacustri o marini. Questo agglomerato è composto di carbonio più altri componenti come idrogeno e zolfo; quest'ultimo deve essere eliminato in quanto, durante la combustione, produce una sostanza altamente corrosiva e inquinante.

Gli elementi basilari del petrolio si formarono almeno tre miliardi di anni fa, ben prima che apparisse la vita sulla terra. In ere successive, che coprono non meno di 600 milioni di anni, questo miscuglio originale andò arricchendosi di sostanze organiche fino a diventare petrolio. Per questo è considerato una risorsa naturale non rinnovabile.

Il petrolio è conosciuto fin dai tempi antichi. A Babilonia, l'attuale Iraq, il re Nabucodonosor se ne serviva per pavimentare le strade; gli egizi lo impiegavano come impermeabilizzante. La tecnica della perforazione di pozzi profondi era padroneggiata da duecento anni prima di Cristo, ma l'obiettivo dei popoli antichi quando scavavano, era trovare l'acqua potabile. La Bibbia fa allusione a laghi di bitume, asfalto o petrolio. Quei pozzi di materia infiammabile e maleodoranti erano visti come luoghi del castigo divino. «La valle di Siddim era piena di pozzi di bitume. Il re di Sodoma e il re di Gomorra vi caddero dentro» (Genesi 14, 10). L'Apocalisse (19, 20 e 20, 10) prende come simbolo della città dell'oppressione Babilonia, regione dove il petrolio è abbondante da sempre. Il testo biblico assicura che la Bestia e il Falso profeta saranno gettati nel lago di zolfo e fuoco ardente.

A motivo del rischio di combustione e incendio, come pure per la loro parvenza e odore misteriosi, i pozzi di petrolio furono sempre associati dalla Bibbia e da alcune mitologie antiche al giudizio e castigo finale. In certe tradizioni di matrice africana, il bitume o petrolio allo stato naturale è associato a Exu. L'orixà (spirito) delle relazioni commerciali e della comunicazione.

Nella cultura moderna il petrolio è ancora la principale fonte di energia che l'essere umano possiede. Trasformato, fornisce materiali - utilizzati praticamente in tutti i settori delle attività umane dai trasporti alla medicina. Il petrolio è la materia prima della plastica e di tanti prodotti nelle nostre case. Poiché la paraffina con la quale si fanno, per l'uso di diverse religioni, le candele, proviene dal petrolio, ecco che questo si è ritagliato uno spazio persino nelle attività religiose e liturgiche.

Malgrado l'esistenza di pozzi petroliferi nel mondo intero, la maggiore abbondanza di petrolio si trova non nella parte ricca del mondo, ma nell'emisfero meridionale. Il fatto che tanti paesi dell'America latina, Africa e Medio Oriente siano traboccanti di oro nero, non ha apportato ricchezza ai rispettivi popoli, ma al primo mondo, che continua a sfruttarli come all'epoca del colonizzazione. Agli inizi di questo 2003, l'umanità ha assistito all'invasione nordamericana in Iraq. Autorità stesse del governo statunitense, come il vicesegretario alla difesa Paul Wolfowitz, hanno dichiarato: «In realtà la ragione principale dell'azione militare è stata il fatto che l'Iraq nuota nel petrolio» (Jornal do Commercio di Recife, 5/7/03). Il colonialismo non è cambiato: per mettete le mani sulla ricchezza dei poveri, i conquistatori assassinano intere comunità, danno pozzi alle fiamme, inquinano mari e distruggono l'ecosistema di immense regioni del pianeta.

In Brasile, un capo indigeno visitò un giorno un'area nella quale, per praticare delle trivellazioni per il petrolio, un'impresa aveva tagliato a metà una montagna e deviato il corso di un fiume. Nel vedere quello scempio, il cacique commentò: «Voi non siete dei. Chi vi ha dato il diritto di fare una cosa simile a Madre Terra?».

È davvero urgente la crescita di una spiritualità ecologica ed ecumenica che aiuti persone e comunità a vivere una relazione di rispetto e di uso equilibrato delle ricchezze della terra e del sottosuolo. La nostra proposta non è di sacralizzare le forze del cosmo, né di demonizzare gli elementi del sottosuolo. Possiamo disporre delle ricchezze di superficie e sottosuolo senza distruggere la natura, né ridurla a una semplice merce di più da saper sfruttare.

(da Nigrizia, 4, 2003)

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Per Frankl l'agire umano è frutto di una libera scelta che ognuno può fare di fronte ai condizionamenti. Anche ai peggiori, come la deportazione nei lager.

Il sesto gradino dell'umiltà si ha se il monaco si accontenta di tutto ciò che è più vile e spregevole e in tutto quello che gli viene comandato si considera come  un operaio inetto e indegno (RB 7, 49).

Spiritualità Marista 

di Padre Franco Gioannetti
 


Ventottesima parte


In primo luogo faccio ora riferimento ad alcuni brani del volume "Parole di un Fondatore", che riporta discorsi, riflessioni, esortazioni del P. Colin, citandoli sinteticamente.

Nei paragrafi 42, 3; 117, 3; 119, 9 il P. Colin ci dice che:

"la Chiesa nascente è il modello della società di Maria che non ha altri modelli che quella".

Nel paragrafo 115, 5: "la Società di Maria ne deve rappresentare i primi tempi".

Nel 120, 1 afferma che la Società deve irrigare una nuova Chiesa.

Nel 150 che deve imitare la Chiesa nascente.

Vorrei ora puntualizzare in modo più approfondito, secondo la Tradizione (dei Padri) e secondo il pensare di Colin, le parole apostolato ed apostolico, sulle quali avremo modo di tornare quando esporremo la spiritualità della missione Marista.

Ciò che diciamo ora di apostolato ed apostolico è un approfondimento di quanto esposto brevemente nella parte XXIV.

Nelle costituzioni della Società di Maria del 1872 al numero 8 il fondatore ci dice: "nei vari ministeri a cui devono attendere (i religiosi) si comportino con tale modestia, dimenticanza di sé ed abnegazione da risultare veramente sconosciuti e come nascosti in questo mondo".

La missione così concepita nasce e matura in uno stile di vita determinato dall’esempio di Cristo unico modello degli apostoli.

Leggiamo in proposito quanto dicono le Costituzioni del 1872 al n. 244.

Poiché fa parte dello scopo della Società andare di luogo in luogo a diffondere la parola di Dio e catechizzare gli incolti, al fine di adempiere un così santo imitare sempre Nostro Signore Gesù Cristo, il quale, prima di insegnare in pubblico, volle restare quaranta giorni nel deserto; dopo andò per le città e i villaggi della Giudea predicando ovunque che il regno di Dio era vicino e invitando i peccatori a penitenza.


Sabato, 01 Gennaio 2005 18:39

Il mistero del Natale (Sr. Germana Strola)

Nei testi liturgici del Natale si intrecciano molti motivi di varia natura e ricchi di diverse prospettive: non solo si compie, in modo inaudito e per tanti aspetti paradossale, l'attesa messianica vissuta durante l'Avvento, e nemmeno soltanto si celebra l'incarnazione del Dio con noi, o la visita del Verbo nell'anima;

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