Formazione Religiosa

Giovedì, 03 Febbraio 2005 00:45

I mestieranti del sacro ed i pellegrini dell'Assoluto (Faustino Ferrari)

Vota questo articolo
(1 Vota)

C'è da chiedersi: quali persone possono significativamente abitare questa stagione del "ritorno del sacro"? La risposta pare scontata: i "pellegrini dell'Assoluto".

Nei decenni scorsi i sociologi di varie scuole avevano descritto il fenomeno della "morte di Dio" e dell'"eclissi del sacro". Con queste espressioni sottolineavano la scomparsa dell'interesse umano nei confronti della dimensione religiosa, del suo linguaggio e dei suoi rituali. L'orizzonte che si profilava era quello di una società complessivamente agnostica - se non atea - e con la relegazione della religione a fenomeno assolutamente marginale. La società contemporanea era una società "secolarizzata".

Sulla scorta di questa analisi sociologica, si era sviluppata una riflessione più ampia e che aveva coinvolto anche la teologia. È stata la stagione della "teologia della morte di Dio". Suoi prodromi venivano individuati in alcuni brevi testi che teologo protestante Dietrich Bonhoeffer aveva scritto durante la sua prigionia in carcere, prima di essere ucciso dai nazisti. Grande risalto veniva dato all'aforisma 125 de La gaia scienza, là dove Nietzsche metteva in bocca ad un uomo folle l'annuncio della morte di Dio. Nelle articolazioni più estreme (impossibile qui modularle nelle diverse sfaccettature) questa corrente teologica arrivava ad affermare che era proprio del cristianesimo (secondo una prospettiva di pensiero, in definitiva, hegeliana) dissolversi in una etica dal valore civile. Gesù veniva presentato come colui che aveva offerto all'uomo la possibilità di vivere in maniera nuova ed originale la propria dimensione religiosa. Come Cristo, secondo il concetto paolino della kenosis, si è annichilito, così il cristiano coglie la dimensione più profonda del suo essere per il mondo attraverso il suo dissolvimento in questa società non più religiosa.

Successivamente ci si è accorti che il fenomeno religioso non tendeva a scomparire dalla società contemporanea, ma iniziava a modularsi in maniera diversa, originale, rispetto al passato. Già Harvey Cox, pochi anni dopo il suo testo La città secolare (nel quale descriveva con mirabile sagacia gli effetti dell'urbanizzazione sul cristianesimo e sulla Chiesa), in La svolta ad Oriente si poneva in ascolto di questi nuove emergenze della dimensione religiosa nella vita degli uomini di fine millennio.

Si è in seguito iniziato a parlare di "ritorno del sacro". Il fenomeno della secolarizzazione non cancellava nell'uomo l'interesse per il fenomeno religioso. Anzi, l'uomo continuava a presentare un bisogno radicale di assoluto e questo bisogno trovava risposte attraverso i più diversi approcci a fenomeni (più o meno) "religiosi". La città secolare si rivela una società incapace di dare senso compiuto al vissuto dell'uomo. Di fronte all'abissale aridità della tecnica l'uomo è tornato a sognare le stelle, a respirare il silenzio del vento, a domandarsi il senso delle cose e della vita. O, almeno, ad averne una profonda nostalgia.

Ma se la domanda di senso e di esperienza "religiosa" resta primaria, oggi ci si rende conto che le cosiddette religioni "tradizionali" sono in difficoltà nel sapersi mettere in ascolto di questi nuovi bisogni religiosi e nel cercare di offrire delle risposte - meglio ancora, degli itinerari possibili. Queste difficoltà affiorano continuamente. Molte persone confidano di non sentirsi ascoltate, di non trovare persone disposte ad ascoltare. Spesso, le persone indicate come incapaci ad ascoltare risultano essere uomini e donne di chiesa. Poiché hanno già le risposte preconfezionate. Ci sono i commi dei diversi catechismi. Quello che sanno dire è: bisogna andare a messa… bisogna sposarsi in chiesa… bisogna battezzare i figli… bisogna confessarsi… riducendo se stessi a dei mestieranti del sacro e l'annuncio di fede ad una serie di obblighi comportamentali.

Dato che il bisogno di assoluto è forte, gli uomini e le donne di oggi cercano, nel vasto supermercato del religioso, altre offerte che possano soddisfarli. Ma spesso queste "offerte" risultano fuorvianti, se non, addirittura, devianti. C'è da chiedersi allora: quali persone possono significativamente abitare questa stagione del "ritorno del sacro"? La risposta mi pare scontata: i "pellegrini dell'Assoluto". È ciò che percepiamo già a partire dalla nostra esperienza. Non siamo alla ricerca di testi particolari, non ci soddisfano i catechismi e neppure le persone che parlano di Dio alla stregua del compito loro assegnato da una professione. Cerchiamo persone che ci comunichino, attraverso la propria esperienza, l'Assoluto. Persone nelle quali percepiamo che la ricerca dell'Assoluto è stata così radicale da trasformare la propria vita, trasfigurandola. Persone che si sono messe in cammino, lasciando dietro a sé le sicurezze del sacro (il sacro - anche nella sua terribilità - rappresenta sempre una sicurezza per l'uomo perché definisce con chiarezza il suo rapporto con il mondo divino!) per iniziare ad abbeverarsi alla fonti dell'Assoluto. Abbiamo bisogno di questi pellegrini dell'Assoluto in quanto maestri di vita. Maestri per la loro capacità di far risuonare nelle loro parole gli echi di quell'unica Parola che si comunica sempre e comunque agli uomini.

Paradossalmente, questa società che conosce il ritorno del sacro mostra di aver meno bisogno di mestieranti del sacro che di pellegrini dell'Assoluto. Ma saremo noi stessi capaci di lasciare i cortili del tempio, ad uscire "fuori le mura" (cfr Ebrei 13,12) e a metterci alla ricerca dell'Assoluto?

Faustino Ferrari

 

Letto 2872 volte Ultima modifica il Domenica, 15 Gennaio 2017 21:32
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search