Il mistero del Natale
di Sr. Germana Strola o.c.s.o.
Nei testi liturgici del Natale si intrecciano molti motivi di varia natura e ricchi di diverse prospettive: non solo si compie, in modo inaudito e per tanti aspetti paradossale, l'attesa messianica vissuta durante l'Avvento, e nemmeno soltanto si celebra l'incarnazione del Dio con noi, o la visita del Verbo nell'anima; si possono percepire altre tematiche significative nei resti evangelici che Matteo e Luca dedicano all'infanzia di Gesù, che sono di grande rilievo anche e soprattutto per la vita monastica.
La nascita di Cristo dalla Vergine Madre riprende e corona il tema della maternità impossibile che nell'Antico Testamento sottolineava la presenza particolare di Dio nella vita di alcuni personaggi chiave della storia sacra. Ad esempio, nella narrazione patriarcale, la sterilità di Sara, insieme all'età avanzata di Abramo, sottolineano, con la loro impossibilità di dare alla luce, la gratuità e lo specifico intervento di Dio nella nascita del figlio della promessa, Isacco, da cui deriva tutta la discendenza benedetta di coloro che Dio si è scelto come suo popolo.
Lo stesso tema viene modulato, con altre variazioni, nella sterilità di Rachele, per la nascita di Giuseppe e poi di Beniamino, anch'esse figure di grande rilievo nella storia sacra; e di nuovo nella nascita di Sansone, di Samuele, ecc. - all'inizio dell'istituzione della monarchia e della profezia veterotestamentaria - per non dimenticare il celebre oracolo profetico di Is 7,10-14. Prima di giungere, sullo scorcio dell'Antico e del Nuovo Testamento, alla nascita di Giovanni Battista, il motivo del parto impossibile appare come uno dei fili conduttori della profezia escatologica: Gerusalemme si interroga con stupore sulla moltitudine dei figli, a lei ignoti, eppure generati dalla sua maternità, che si radunano attorno a lei dagli estremi confini della terra (Is 49,20.21; 66,7-9; cf inoltre Is 26,17-19; 51,1-2; Ez 16,61; ecc.).
Il tema non va quindi letto come un particolare narrativo che solo arricchisce di colori e di toni così realisticamente umani lo svolgimento della storia sacra: si tratta di una modalità specifica attraverso la quale viene sottolineato l'intervento diretto e del tutto peculiare del Signore, a cui nulla è impossibile, in alcuni momenti chiave della storia della salvezza. La sua presenza efficace viene messa in risalto proprio attraverso il registro dell'impossibilità della vita di alcuni patriarchi, profeti, mediatori del suo mistero - o nella vita del popolo eletto degli ultimi tempi - per illuminare che qualsiasi forma di vita o evento salvifico viene da lui e scaturisce sempre per miracolo. Il compiersi dell'impossibile diviene il luogo per antonomasia dove si manifesta l'intervento di Dio: ma questo illumina di nuova luce l'intera realtà, che pur nell'apparente normalità dell'esistere, riceve una nuova luce sulla sua origine, sul suo sussistere e sul suo fine, in ultima analisi gratuito e divino.
Il segno della contraddizione, sigillo dell'umano
Di Gesù, e di nessun altro, viene detto che è concepito dallo Spirito Santo: la sua concezione verginale, quindi, sotto il sigillo dello Spirito, segna il carattere unico e singolare del suo essere figlio di Dio. Ma, allo stesso tempo, la sua nascita viene particolarmente posta sotto il segno della contraddizione. Innanzitutto, il fidanzamento, lo sposalizio di Maria e di Giuseppe, con l'evento dell'annunciazione - e la concezione dallo Spirito Santo - viene, per così dire, fortemente messo in crisi. Dio irrompe in quella che avrebbe potuto essere la vita felice di una giovane coppia. Dopo l'annunciazione, e la scomparsa dell'Angelo (Lc 1,38b), nessuna menzione di altro conforto soprannaturale per Maria; lei stessa non darà nessuna spiegazione della sua gravidanza, lasciando che Dio disponga di lei e di quello che le accadrà; ed è Dio ancora che interviene, nell'apparizione a Giuseppe (Mt 1,18-22), per ricongiungere in indissolubile unità la loro sponsalità verginale - nel totale rispetto dell'appartenenza dell'una e dell'altro al suo mistero.
Sono quindi assai noti e frequentemente rilevati dall'omiletica tradizionale i molti dettagli evangelici che illustrano come la contraddizione segni la nascita di Cristo: quando sta per compiersi la gestazione, Maria e Giuseppe debbono mettersi in viaggio (Lc 2,4-5), e non trovano accoglienza da nessuna parte, proprio nell'imminenza del parto (Lc 2,6-7). La descrizione della precarietà del rifugio in cui Gesù nasce — nel rifiuto degli uomini, nella povertà di una spoliazione che diventa trasparenza della knosi del Verbo (Fil 2,6-11) - in compagnia degli ultimi (Lc 2,8), viene articolata con il coro luminoso e inneggiante della moltitudine degli angeli che celebra la comunione del divino e dell'umano. I cieli si aprono sul Figlio di Dio che nasce nell'umiltà, rifiutato dagli uomini e deposto in una. mangiatoia; la gioia festante dei canti celesti squarcia la tenebra della notte come un segno di riconciliazione cosmica, profezia della risurrezione.
Il tema della contraddizione continua ad emergere dalla narrazione evangelica degli episodi del Natale: la parola profetica rivolta da Simeone a Maria nella circoncisione del Figlio (Lc 2,34-35), la fuga in Egitto (Mt 2,13-15), la strage degli innocenti (Mt 2,16-18), il ritorno nell'oscurità di Nazareth (Mt 2,19-23); la pace idilliaca che accompagna tradizionalmente la celebrazione del Natale - che diviene nelle nostre civiltà occidentali occasione mondana di sfarzo consumistico - ricopre di luce la realtà vissuta dalla sacra famiglia, così segnata dalla prova, dall'esposizione al pericolo e alla sofferenza della precarietà, eppure così avvolta di pace, di forza e di fede nell'abbandono senza misura.
La contraddizione del vivere, che segna così profondamente le nostre esistenze, continuamente esposte allo scontro con il limite, non risparmia quindi affatto, anzi, caratterizza quanto mai intensamente i primissimi anni della vita di Gesù (e la vita della sacra famiglia).
Si potrebbe quasi dire che essa illustra la piena assunzione della realtà umana del Verbo che si incarna. Eppure in essa, e soprattutto Mt che rileva il compiersi del disegno di Dio, con la ripresa dei temi profetici dell'AT (Mt 2,6 / Mi 5,1.3); Mt 2,15 / Os 11,1; Mt 2,17-18 / Ger 31,15; ecc.). Tanto che nella celebrazione del Natale, la forza della luce che risplende nelle tenebre (cf. Gv 1,4-5) avvolge ogni cosa, nella serenità e nella pace.
Il mistero del Cristo Gesù: Uomo - Dio
La nascita impossibile di Gesù dalla Vergine Madre, che rivela in lui la concezione dallo Spirito Santo, si articola in tal modo con il tema della precarietà umana, assunta in pienezza nella sua fragilità di piccolo d'uomo. In lui, il compiersi di ciò che è impossibile segna l'origine divina, mentre l'esposizione alla prova nei suoi molteplici aspetti (spoliazione, rifiuto degli uomini, minaccia di morte, esilio, emarginazione, ecc.) dice la piena realtà dell'umano: l'uno e l'altra si aprono come un velo sul mistero del Verbo fatto carne, dell'Uomo-Dio, il Cristo Gesù. O forse si potrebbe dire, in altri termini e più a fondo, che entrambi gli aspetti illustrano in modo paradigmatico il carattere miracoloso - cioè impossibile, gratuito, divino - dell'evento dell'incarnazione: in esso si rispecchia e riceve piena luce anche il mistero dell'esistere di ogni uomo, che si apre, proprio attraverso il compiersi dell'impossibile e l'assunzione della contraddizione, a una origine e a un destino spalancati sull'orizzonte di Dio.
(da Vita Nostra, novembre-dicembre 2003)