In ricordo di P. Franco

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Sabato, 07 Maggio 2005 20:50

Il nuovo respiro (Giovanni Vannucci)

Il nuovo respiro
di Giovanni Vannucci




Potremmo definire il brano di Gv 14,15-21, insieme ad altri brani naturalmente, la genesi, la nascita dell'uomo nuovo nella nuova realtà coscienziale di Cristo. "Se mi amate, custodite le mie parole-germi". Amare Cristo significa rispondere attivamente all'Amore infinito che ci avvolge e ci feconda; custodire le parole di Cristo, vuol dire preparare loro la matrice adatta ad accoglierle, farle germinare e nascere, riceverle nella loro originaria forza, con forte umiltà che ci aiuti ad allontanare qualunque altra energia germinativa che nasca dalle zone egoistiche del nostro essere personale.

L'opera di ascesi, di purificazione, di offerta totale di se stessi alle forze santificatrici della grazia, richiesta ai fedeli di ogni verbo religioso, risponde alla necessità di proteggere, in una matrice incontaminata e adatta, le parole-seme di ogni rivelazione; solo quando esse trovano una terra gentile, pura, nasce l'uomo generato da Dio. Quando la matrice è pronta, allora Cristo nasce e l'uomo nasce, la parola si fa carne, la carne si fa luce e l'uomo impara ad amare.

In questo abbraccio fecondo, luminoso, senza ombre, la suprema invocazione di Cristo: "Pregherò il Padre che mandi il Consolatore", si rivela energia trasformatrice che dinamizza la terra, la carne, il sangue e li fa fiorire in uno spazio nuovo: lo Spirito; lo Spirito si fa carne, la carne diviene Spirito. E respiro dell'uomo è unito a quello di Dio, il respiro di Dio è unito a quello dell'uomo, nasce il nuovo soffio, il nuovo alito divino-umano. Il fango sale verso la luce, la luce si riveste di materia. Questo è lo Spirito di verità, il vero respiro di Dio e dell'uomo.

L'uomo che non si apre al nuovo ritmo gioioso, non può vedere, conoscere la novità: rimanendo chiuso nelle vecchie mura, non può aprirsi alla luminosa vita del nuovo respiro. L'uomo non è più orfano, il nuovo respiro lo rende fecondo, la sua fioritura e crescente fruttificazione sono il perenne ritorno di Cristo. Cristo torna quando il tempo umano cessa, quando lo spazio umano si infrange nell'infinito divino; quando il tempo si spoglia della sua caducità, la terra perde i suoi pesanti limiti e l'uomo comprende che non c'è più la morte, la risurrezione ha trasformato la mortte in una provocazione assoluta alla vita.

Nel nuovo respiro la terra dona i frutti attesi da millenni, luce visibile, luce che tutto compenetra, amore per la terra e per il cielo, per ogni essere esistente, amore che disvela l'universo nel suo vero significato di gloriosa manifestazione dell'Invisibile: il cielo è ormai sulla terra fino alla consumazione delle ere.

Nel nuovo respiro l’uomo potrà vivere la vita, quella vita che si apre il varco attraverso tutte le morti, e avanza, potente e gioiosa, finchè rimarrà una morte da oltrepassare. Allora sapremo che Cristo, il Vivente, è nel Padre, che gli uomini viventi sono nel Figlio e il Figlio è in loro nella sconfinata gioia di aver ritrovato la loro vera natura di figli dell’unico Padre. I viventi, fecondati dalle parole-seme del Figlio, ameranno, il loro amore illimitato come l’amore del Padre. Vivranno; non parleranno della vita, vivranno. Le vecchie gloriose istituzioni crolleranno tarlate, rimarranno un esercizio per i dotti cultori del passato, trionferà la vita che dal Padre trabocca nel Figlio, dal Figlio al figli, dai figli risale gioiosa alla sua prima sorgente. I figli, che respireranno il nuovo respiro divino, andranno incontro all'uomo, a ogni uomo di qualunque colore sia la sua pelle, l'inviteranno a costruire la novità, ove ciascuno è se stesso e tutti si sentiranno destinati a vivere l'amore per l'amore, saranno una nuova stirpe di uomini animati dalla fede fino all'abbandono, alla totale rinuncia della propria volontà, stirpe chiamata a edificare, in un impeto travolgente di amore, il nuovo tempio.

Il nuovo soffio divino, energia essenziale e totalizzante, coinvolgendo tutto l'uomo, rivelerà la verità delle cose create, l'eterno nella caducità delle cose e degli eventi, il permanente nelle forme illusorie ed effimere, manifesterà le conquiste della mente nel doloroso svolgersi delle vicende umane, inizierà le coscienze alla vita di contemplazione e il cuore inquieto vi troverà la pace. [...] Il nuovo respiro si rivelerà come vita, non arida e lontana dottrina; le sue impulsioni vitali appariranno non astratte parole ma modi possibili di essere, tendenti a rendere spirituale la mente che vive di essi.

La Sapienza rivestirà le coscienze, attuandosi in una viva comunione con il Padre, unione con noi da parte di Dio, unione con Dio da parte nostra. L'intelletto sarà l'apertura del fiore mentale, la mente concreta sarà fecondata dal nuovo respiro, la Verità ci offrirà le sue preziose perle. La mente dischiusa dall'amore, libera dalle leggi degli istinti e degli impulsi egoistici, sarà dotata del dono del Consiglio e avrà pace in una conoscenza illimitata. [...] Una nuova qualità colmerà l'uomo interiore, la Pietà, guida sicura verso il segreto cuore delle creature, risposta instancabile a tutte le domande d'amore. Il Timore verso l'Assoluto silenzioso perderà il suo terrificante aspetto, si libererà da ogni forma di paura, e manifesterà il suo vero volto di umile amore verso il Padre e le sue creature.

Il nuovo respiro, rinnovando l'uomo intero, sarà l'inizio di un canto nuovo, il canto che nasce dal cuore che crede soltanto nella vita, il canto del cuore che ha ritrovato la figliolanza divina. Non ci sarà più morte, ma vita; non più dolore, ma gioia; non più disperazione: ogni uomo saprà di essere una viva pietra del nuovo tempio che lo Spirito innalza nell'uomo e con l'uomo.


Da: Giovanni Vannucci, Il Risveglio della coscienza, già Edizioni Cens, ora Servitium Città aperta edizioni srl.
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È una situazione molto delicata, quella rispecchiata dal biglietto che Paolo scrive all'amico Filemone nell'atto di rimandargli Onesimo, uno schiavo fuggito dalla sua casa e diventato cristiano come cristiano del resto era lo stesso Filemone.

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L’incarnazione, al cuore della rivelazione cristiana, afferma che Dio incontra l’uomo nel corpo e che il corpo è la vita dell’uomo per incontrare Dio. «Entrando nel mondo Cristo dice: “Tu non hai voluto nè sacrificio nè offerta per i peccati, un corpo invece mi hai preparato”» (Eb 10,5). Il cammino di Dio verso l’uomo, dall’atto creazionale e attraverso l’intera storia di salvezza, è il continuo tendere di Dio alla corporeità: «Il fine di tutto l’agire di Dio è la corporeità» (Friererich Oetinger).

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Possiamo ancora sperare? Il Vangelo predica senza alcun imbarazzo la speranza e la fiducia. C’è un Dio buono che ci ha fatto delle promesse. E Dio le mantiene. Forse il nostra parlare da cristiani è talvolta troppo ingenuo, troppo pacifista e troppo d’un altro mondo.

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Domenica, 17 Aprile 2005 20:37

Convertirsi alla pace (Marcelo Barros)

Convertirsi alla pace
di Marcelo Barros


«Dobbiamo noi essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo» (Gandhi). Classico momento forte di metanoia, o cambiamento interiore, il quaresimale cammino verso la pasqua è per molti cristiani un'occasione di riflessione e di nuovi proponimenti.
Deve, però, anche essere l'occasione per verificare fino a che punto i vari messaggi di solidarietà e di pace che essi oseranno lanciare in pubblico sapranno influenzare il loro processo di conversione, sia personale che sociale.



Le succitate parole di Gandhi mi sono tornate alla mente, quando i vescovi brasiliani hanno lanciato la Campagna di fraternità 2005 che inizierà il prossimo mercoledì delle Ceneri. Quest'anno, la tradizionale iniziativa quaresimale cattolica sarà, per la seconda volta, "ecumenica", perché promossa anche da altre 7 denominazioni cristiane che fanno parte del Consiglio nazionale delle chiese cristiane del Brasile. Il tema sarà "Solidarietà e Pace". Mi domando: trascorreremo 40 giorni gridando "Viva la pace e la solidarietà", oppure trasformandoci in facitori di pace e creatori di solidarietà? La differenza è abissale.

Una campagna in favore della pace è oggi più che urgente in Brasile. L’Onu ha posto la nostra nazione al quarto posto per numero di omicidi per arma da fuoco. Nel dicembre del 2005, il parlamento ha approvato lo Statuto del disarmo, firmato dal presidente Lula: una legge che rende più difficile comperare e possedere un’arma. Dal luglio scorso, inoltre, il Governo ha lanciato una campagna nazionale di disarmo, con l'intento di togliere le armi dalle mani dei cittadini, i quali ricevono un compenso in denaro per ogni arma consegnata. L'iniziativa ha avuto un sorprendente successo: si parla di una riduzione di omicidi (30%) e di incidenti per arma da fuoco (50%) in tutto il paese. Tra qualche mese, i brasiliani dovranno pronunciarsi, attraverso un referendum, sul divieto di commercio delle armi e munizioni. Potenti lobby - sostenute dai fabbricanti e commercianti di armi - si sono mobilitare contro l'approvazione definitiva della legge. Il loro argomento è il seguente: «Il governo dovrebbe disarmare i banditi, non i cittadini che hanno armi solo per difendersi». Una sorta di ideologia della "violenza preventiva ": mi armo, sì, ma soltanto per prevenire la violenza. Intanto, però, i sondaggi rivelano che moltissime delle armi acquistate o possedute legalmente finiscono nelle mani di gang di spacciatori di droga.

Questo bisogno di armarsi per prevenire la violenza è allarmante... e avvilente. Davanti al rischio di essere una vittima, la persona si arroga il diritto di fare vittime. È la versione – un po’ ridotta, quasi a dimensione familiare – della "guerra preventiva" del presidente americano George W. Bush, dove la giustizia veniva risolta a suon di sparatorie.


 



Nella divisione del mondo in gente per bene e di buona famiglia, da una parte, e banditi reali o potenziali, dall'altra, è ovvio che gli unici ad avere il diritto (e il merito) di vivere sono i primi. Questa logica mortale viene seguita in varie parti del mondo. In Honduras, ad esempio. in un rapporto su questa nazione, il quotidiano francese Le Monde del 14 dicembre scorso riportava che, negli ultimi cinque anni, con il beneplacito di molti benpensanti, sono stati «eliminati come banditi ben 2.725 minori, alcuni tra i 3 e i 5 anni». Ma come si può guardare a un bimbo come a un "potenziale bandito"?

Nel messaggio del Papa per la celebrazione della Giornata mondiale della pace (10 gennaio 2005) è affermato:

«Per conseguire il bene della pace bisogna, con lucida consapevolezza, affermare che la violenza è un male inaccettabile e che mai risolve i problemi. La violenza è una menzogna, poiché è contraria alla verità della nostra fede, alla verità della nostra umanità. La violenza distrugge ciò che sostiene di difendere: la dignità, la vita, la libertà degli esseri umani. È pertanto indispensabile promuovere una grande opera educativa delle coscienze, che formi tutti, soprattutto le nuove generazioni, al bene».

Mi auguro che il cammino quaresimale verso la celebrazione pasquale della vittoria della vita sulla morte ci immerga tutti in una "campagna mondiale di disarmo", per fare emergere dalla tomba una cultura di pace e di non violenza attiva. Solo così ognuno di noi potrà pronunciare per il suo vicino questa antica benedizione irlandese:

Che il cammino sia lieve ai tuoi piedi
E la brezza soave alle tue spalle.
Che il sole illumini il tuo volto
E le piogge cadano serene sui tuoi campi.
Fino a quando ti rivedrò di nuovo,
Dio ti protegga
nel palmo della sua mano.



(da Nigrizia, febbraio 2005)

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Domenica, 10 Aprile 2005 15:16

Sensi di colpa (Felice Di Giandomenico)

Tra negazione di responsabilità e fragilità emotiva. Nel senso di colpa troviamo l’eterna battaglia tra il bene e il male, tra ciò che non lo è, tra istinto di conservazione e immolazione di sé per una giusta causa.

Spiritualità Marista 

di Padre Franco Gioannetti





Trentesima parte

Un ulteriore passo in avanti possiamo farlo vedendo ancora altri brani di “Parole di un fondatore” che sono in relazione a Maria e che cito brevemente:

I maristi appartengono a Maria…74/3;  143/3;  156/7

…sono chiamati e scelti da Maria…78/7;  107;  172/26;  176/3

…debbono imitare Maria in generale…79/7;  1/2

…nella piccolezza e nella vita nascosta… 116/8;  119/8;  120/2

…avendo il suo spirito ed i suoi sentimenti… 112/6;  188/13

…avendo anche le virtù di mari: modestia, povertà, piccolezza… 146/4;  119/8;  120/2

In sintesi dunque sono chiamati ad essere “Icone viventi di Maria”.

(Il visitatore o la visitatrice stupiti e forse seccati dalle citazioni troppo sintetiche possono richiedere all’autore, P. Franco, coordinatore del sito i testi completi. Grazie).


Altri Paesi "entrano" in Europa, l'Europa si "allarga", come sentiamo ripetere in questi giorni. Oppure, realtà ancor più affascinante, ritrova una parte di se stessa per troppo tempo alienata? Dove si collocano oggi i confini dell'Europa?

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Se la domenica è la Pasqua settimanale, la Pasqua è la grande domenica annuale. E se tutta la settimana converge verso la domenica e da essa riparte per vivificare, alla luce del Mistero celebrato, la nuova settimana, così la Pasqua è la meta del cammino quaresimale e sorgente della vita nuova donataci dal Cristo.

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Venerdì, 01 Aprile 2005 22:15

Il battesimo del fuoco (Giovanni Vannucci)

Il battesimo del fuoco
di Giovanni Vannucci






Le autorità religiose di Gerusalemme gli mandarono degli inviati a chiedergli chi egli fosse, e in nome di chi battezzava. Giovanni risponde di non essere il Messia atteso, né un profeta, ma uno che grida: "Raddrizzate le vie del Signore". Il suo battesimo è la preparazione al battesimo dello Spirito Santo che verrà amministrato da uno che è già in mezzo al popolo. Il giorno dopo Gesù andò da Giovanni, che ancora non lo conosceva, e gli si rivelò come "l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo", il peccato che insidia radicalmente l'uomo: la ricaduta nel nulla. Lo riconobbe come l'Atteso perché Colui che l'aveva inviato a battezzare gli aveva detto: "Tu va' a battezzare con l'acqua, quegli su cui vedrai discendere lo Spirito e rimanere su di lui è Colui che libera dal peccato non più simbolicamente con l'acqua, ma realmente con lo Spirito Santo". Giovanni vide plasticamente, come colomba, discendere e posarsi su Gesù lo Spirito Santo, e lo riconobbe e lo annunciò come "il Figlio di Dio".

Nelle narrazioni dell'incontro riportate dagli altri evangelisti ci sono dei particolari che mostrano gli avvenimenti sotto una luce differente, quasi delle contraddizioni; mi soffermo su di essi perché dal contrasto appare, così mi sembra, che Giovanni ha colto il significato soprastorico dell'incontro del Battista con Gesù, significato che diventa emblematico di quella interiorizzazione del mistero di Gesù Cristo che caratterizza il quarto Vangelo, sì da renderlo il Vangelo che indica le tappe da percorrere per il nostro personale incontro e la nostra personale unione con la Parola che vuole incarnarsi in noi, per renderci figli di Dio. Nelle narrazioni dell'incontro riportate dagli altri evangelisti ci sono dei particolari che mostrano gli avvenimenti sotto una luce differente, quasi delle contraddizioni; mi soffermo su di essi perché dal contrasto appare, così mi sembra, che Giovanni ha colto il significato soprastorico dell'incontro del Battista con Gesù, significato che diventa emblematico di quella interiorizzazione del mistero di Gesù Cristo che caratterizza il quarto Vangelo, sì da renderlo il Vangelo che indica le tappe da percorrere per il nostro personale incontro e la nostra personale unione con la Parola che vuole incarnarsi in noi, per renderci figli di Dio.

Negli altri evangelisti, lo Spirito Santo scende su Gesù dopo che è stato battezzato. Matteo e Marco dicono che fu a Gesù che i cieli si aprirono e che fu Lui a vedere lo Spirito Santo che scendeva. Nel Vangelo di Giovanni, non è negato, ma neppure affermato che la discesa dello Spirito Santo abbia fatto seguito al battesimo di Gesù, di cui l'evangelista non fa parola. Il punto in cui concordano è il fatto che il Battista inizia la sua predicazione di penitenza che precede la manifestazione di Gesù come portatore dell'immersione nello Spirito Santo; nella prospettiva dell'evangelista l'episodio costituisce la rivelazione dell'uomo che dopo il suo ritorno alle sue origini divine, il battesimo nell'acqua, scopre che il suo compito, unico e inalienabile, è quello di divenire come Gesù, uomo dello Spirito Santo.

Soffermiamoci sulla predicazione del Battista, quale è riportata dagli altri evangelisti; ai Farisei e Sadducei, chiusi e sicuri nei loro sistemi dottrinali e rituali, vengono rivolte delle dure parole: "Razza di vipere, cambiate la direzione dei vostri pensieri. Cessate di dire: abbiamo Abramo per padre. Dio può suscitare da queste pietre i figli di Abramo" (Mt 3, 7-9); alla folla, agli esattori del fisco, ai soldati vengono date queste indicazioni: "Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, non esigete niente di più del dovuto, non fate violenza a nessuno" (Lc 3, 10-14). Il battesimo del Battista è un vigoroso richiamo a Dio, sorgente dei valori che informano l'attività umana. Ai dotti viene detto di rivedere nella verità divina le loro teorie, agli altri di regolare i loro rapporti con il prossimo non seguendo le proprie aspirazioni egoistiche, ma l'apertura di coscienza che solo Dio può dare.

Il battesimo nell'acqua è nella chiara presa di coscienza delle origini divine dell'uomo, è il fermo distacco da tutte le forze istintive e passionali. È la nascita all'io cosciente e responsabile. Quando questo battesimo è portato a compimento, l'uomo può accedere al secondo battesimo, quello dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo scende come forza distruttrice e rinnovatrice di tutto l'uomo che, in questo bagno purificatore e trasfigurante, comprende con stupore gioioso di essere il figlio prediletto di Dio. È la nascita dell'io spirituale, dell'io consapevole del proprio destino sovrumano, la più alta coscienza personale.

Il passaggio dall'io cosciente, quello che nasce nel battesimo dell'acqua, all'io spirituale, quello che nasce dalla discesa dello Spirito Santo, è compiuto dal battesimo del fuoco. Quello in cui l'uomo deve sperimentare la passione, la morte, la totale purificazione della carne e del sangue, la rinunzia a tutto ciò che viene dal basso per ritrovare l'unità nell'Origine divina. Questo battesimo è indicato da Cristo: "Il Figlio dell'Uomo dovrà soffrire, essere rinnegato e disprezzato dagli uomini prima di morire e risorgere". La nostra risurrezione nella vita divina deve essere preceduta, come quella di Cristo, dalla passione e dalla morte.

Questo è il battesimo nel fuoco che media il superamento dell'io cosciente allo stato dell'io spirituale. L'io spirituale, ultima tappa della realizzazione cristiana, richiede il superamento dell'umano con l'eliminazione di ogni particolarismo, di ogni separazione attraverso l'identificazione con il mistero divino, la "volontà del Padre". Allora il cristiano, come Gesù Cristo, potrà salire "alla destra del Padre". Questo ritorno alla destra del Padre, nell'esperienza religiosa cristiana, a differenza di altre esperienze religiose, non è un annientamento nell'Assoluto, ma uno stato attivo di coscienza universale, la coscienza dei figli di Dio, arricchito dalla coscienza acquisita dall'io cosciente unita e fusa nell'io spirituale.
Pubblicato in Maestri Contemporanei

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