Vita nello Spirito

Domenica, 10 Aprile 2005 15:16

Sensi di colpa (Felice Di Giandomenico)

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Tra negazione di responsabilità e fragilità emotiva. Nel senso di colpa troviamo l’eterna battaglia tra il bene e il male, tra ciò che non lo è, tra istinto di conservazione e immolazione di sé per una giusta causa.

Agitazione, insonnia, rimorso, tendenza a rimuginare sul passato, irritabilità. Questi sono alcuni dei sintomi prodotti dai sensi di colpa, ovvero quei dolorosi stati d’animo in cui ci si sente responsabili di un male causato – spesso senza volerlo – a persone care o, comunque, affettivamente significative.

Portati agli estremi, i sensi di colpa possono avere delle ripercussioni assai negative sull’equilibrio psichico di una persona, alterando notevolmente il modo di rapportarsi ad una realtà emotivamente iper-investita e percepita in modo distorto.

I protagonisti dell’esperienza di colpevolezza sono sempre due: da un lato l’Io del soggetto con la sua storia evolutiva, con le sue solidità e fragilità: dall’altro il cosiddetto Io  ideale, che include le norme sociali, gli altri, la legge, la realtà delle cose e delle persone, il concetto stesso di Dio.

Nel senso di colpa troviamo l’eterna battaglia tra il bene e il male, tra ciò che non lo è, tra istinto di conservazione e immolazione di sé per una giusta causa.

È necessario saper scendere a patti con i propri limiti senza farsene un dramma e lavorare interiormente affinché, la disarmonia che un severo senso di colpa può creare a livello interiore, possa essere riequilibrata attraver4so un lavoro introspettivo in cui può maturare anche il nostro rapporto quotidiano con l’Assoluto. I rimorsi, i sensi di colpa, la mistificazione di quanto compiuto, non devono protrarsi nel tempo; servono a prendere coscienza degli errori commessi e devono essere affrontati e risolti in tempi brevi, altrimenti possono creare serie difficoltà nel modo di rapportarsi agli altri e nelle relazioni in genere.

È necessario arrivare ad essere consapevoli di ciò che siamo in realtà, e non di ciò che vorremmo essere! La consapevolezza è l’ingrediente fondamentale per una sana crescita psicologica e, soprattutto, spirituale. Essere consapevoli significa saper fare i conti con i propri limiti creaturali, con le proprie paure, con il proprio modo di porsi in relazione con gli altri al fine di entrare in sintonia con la propria interiorità.

La consapevolezza esige che le maschere che di solito vengono indossate nelle più svariate situazioni di vita (e che spesso vengono imposte da “regole” sociale discutibili), vengano rimosse da modalità di affrontare la realtà prive di sotterfugi o di patetiche giustificazioni di circostanza.  

Felice Di Giandomenico



Nell’interiorità il soggetto si raccoglie in sé e, strano a dirsi, nel momento del contatto più intimo con se stesso si accorge che il suo io personale è anche il luogo del  superamento di sé. L’interiorità è il luogo dell’invenzione e creazione soggettiva dove l’individuo interroga se stesso e decide autonomamente, ma anche luogo della passività e dell’ascolto dove le esigenze di vivere da umani parlano a lui prima e oltre le proposte che lui fa a se stesso.

(Alessandro Manenti, Vivere gli ideali/2. Fra senso posto e senso dato, ed. Dehoniane, Bologna)   
 

Letto 2759 volte Ultima modifica il Sabato, 27 Aprile 2013 10:17
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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