Una storiella narra che Satana, ormai stanco e avanti con gli anni, decise di ritirarsi dalle sue losche attività e prendersi un congruo periodo di riposo. Decise, inoltre, di mettere all'asta le sue armi diaboliche e di seduzione, e molti demoni accorsero per aggiudicarsi le migliori: lussuria, malvagità, ira, inganno, superbia, infedeltà, calunnia, violenza, omicidio, orgoglio, ecc.
Solo due delle potenti armi tenne per sé Satana e non mise all'asta: la disperazione e la sua naturale conseguenza: lo scoraggiamento. «Non si sa mai - pensò - dovessi tornare in attività è quanto di meglio può servire per distruggere e far capitolare un'anima».
A volte le storielle come questa, nella loro semplicità, invitano a riflettere su aspetti che, effettivamente, rendono buio ed opaco l'esistere, minando in modo insidioso il mondo interiore di un individuo e condizionando notevolmente la sua quotidianità, le sue relazioni, i suoi affetti e, non ultima, la sua vita di fede.
Ogni esistenza ha la sua dose di dolore, di insicurezze, di delusioni e ogni anima porta impresse su di sé cicatrici, a volte ben rimarginate e quasi invisibili, altre volte evidenti, aperte e doloranti. Ed è su questo tipo di ferite che, disperazione e scoraggiamento, possono avere un effetto assai nocivo, che non consente alcuna possibilità di guarigione. Sono sale su piaghe aperte!
Lo scoraggiamento, che può scaturire dalla disperazione, indica una resa senza condizioni ai "fatti della vita", la perdita di fiducia nelle proprie potenzialità e nella propria forza interiore. Ci si lascia andare all'abulia, al non agire - perché tanto è tutto inutile - si alza bandiera bianca nei confronti dell' esistenza, vissuta come un peso insopportabile.
Disperazione e scoraggiamento allontanano l'essere umano anche da Dio e, di conseguenza, da ogni forma di bene, di fiducia incondizionata nell'Assoluto. Si tende a parlare sempre di cose negative e guardare i lati peggiori della vita convinti che, ormai, non c'è più niente da fare per migliorare il proprio "essere-nel-mondo". Non è semplice pessimismo!
Se si cede alla disperazione, si entra inevitabilmente in conflitto con se stessi, arrivando a sperimentare quel tremendo senso di vuoto interiore che ci tenta a considerare assurda la vita e a pensare che tutto ciò che facciamo, per noi stessi e per gli altri, sia privo di significato.
Mi viene in mente una bella considerazione di un sacerdote cattolico palestinese, Elias Chacour, che riassume in poche battute il senso di quel desiderio, tipicamente umano, di dare una spiegazione plausibile e convincente ad ogni evento doloroso o stato d'animo negativo della nostra vita: «Quello che Dio permette e che l'uomo non si spiega rimane un mistero. Non si possono che trarre delle lezioni da ciò che si è verificato». Dovremmo riuscire sempre ad imparare da ciò che ci accade perché è proprio da questo modo di apprendere i "fatti della vita" che, forse, è possibile aggirare la disperazione e lo scoraggiamento, facendo tesoro delle nostre pregresse cadute sui sentieri della vita.
Felice Di Giandomenico
(da L'Ancora)