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Venerdì, 25 Novembre 2016 18:14

– Ia Domenica di Avvento -

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- 27 Novembre 2016 -

Omelia

di Don Paolo Scquizzato,


Prima lettura: Is 2,1-5

2Alla fine dei giorni,

il monte del tempio del Signore

sarà saldo sulla cima dei monti

e s'innalzerà sopra i colli,

e ad esso affluiranno tutte le genti.

3Verranno molti popoli e diranno:

«Venite, saliamo sul monte del Signore,

al tempio del Dio di Giacobbe,

perché ci insegni le sue vie

e possiamo camminare per i suoi sentieri».

Poiché da Sion uscirà la legge

e da Gerusalemme la parola del Signore.

4Egli sarà giudice fra le genti

e arbitro fra molti popoli.

Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,

delle loro lance faranno falci;

una nazione non alzerà più la spada

contro un'altra nazione,

non impareranno più l'arte della guerra.

5Casa di Giacobbe, venite,

camminiamo nella luce del Signore.

 

 

Salmo: 121

Rit.: Cantate al Signore un canto nuovo,

perché ha compiuto meraviglie.


Alleluia, Alleluia, Alleluia.


Quale gioia, quando mi dissero:

»Andremo alla casa del Signore!».

2 Già sono fermi i nostri piedi

alle tue porte, Gerusalemme! Rit.


7 Risuoni il mare e quanto racchiude,

il mondo e i suoi abitanti.

8 I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne

9 davanti al Signore che viene a giudicare la terra. Rit.


4 È là che salgono le tribù,

le tribù del Signore,

secondo la legge d'Israele,

per lodare il nome del Signore.

5 Là sono posti i troni del giudizio,

i troni della casa di Davide. Rit.



Seconda lettura: Rm 13,11-14a

11E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. 12La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. 14Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

 

 

Canto del Vangelo: Mc 11,9.10

Alleluia, alleluia!

Mostraci, Signore, la tua misericordia

e donaci la tua salvezza.

Alleluia!



Vangelo: Mt 24,37-44

37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata.

42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.

 

OMELIA

Non si accorsero di nulla... (v. 39).

La vita è una pratica di 'attenzione'. Il grande dramma che può capitarci, è quello di vivere inconsapevolmente, un lasciarsi vivere, fare della distrazione la propria cifra esistenziale. Alla fine il diluvio – la morte biologica – toccherà tutti, e l'avrà vinta su coloro che non si son mai resi conto di essere vivi.

Perché la morte non può toccare i 'vivi', ma può seppellire i viventi.

Ecco perché Gesù insiste sulla necessità di vegliare e di tenersi pronti (v. 42; 44).

Ciò che conta è essere svegli, discernere il momento presente al fine di compiere tutte quelle scelte che permetteranno di vivere in pienezza e dunque per sempre, impedendo così al diluvio di portarci via con sé.

L'avvenire è definito dall'intensità con cui si vive il presente.

Ora la domanda fondamentale è come vivere il momento presente in modo tale da vincere anche il nostro diluvio esistenziale? Detto in altre parole, come vivere da risorti in questa nostra storia?

Il Vangelo è disarmante su questo punto. La vita eterna, ossia la vita qualitativamente così alta da vincere anche la morte, non è questione di 'quantità', ossia di aggiungere chissà cosà al quotidiano già così difficile, ma di 'qualità': vivere le solite cose quotidiane , 'mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito...' (v. 39), in maniera consapevole e nella modalità dell'amore. Vivendo i piccoli gesti di ogni giorno in maniera non autoreferenziale ma nella fecondità, si va costruendo la propria vita come un'arca in grado di solcare anche il diluvio e giungere così al porto sicuro.

L'amore eternizza ogni più piccolo gesto.

La possibilità di superare il diluvio/morte ce la costruiamo nel nostro quotidiano dunque, rispondendo al male col bene, giocandoci i rapporti interpersonali come occasione di comunione, di perdono e di festa.

Gesù insiste molto sulla necessità di entrare in questa logica. La parabola della 'casa sulla roccia' in fondo non è altro che ribadire questo concetto:

«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Mt 7, 24).

«Dio non distoglie anzi tempo il nostro sguardo dal lavoro che proprio Lui ci ha imposto, poiché Egli si presenta a noi raggiungibile mediante questo stesso lavoro. No, Egli non fa svanire nella sua luce intensa gli aspetti particolari del­le nostre mete terrene, poiché l'intimità della nostra unione con Lui è precisamente in funzione dell'effettiva perfezione che dare­mo alla nostra più infima opera. Meditiamo questa verità fonda­mentale a sazietà, sino a che essa diventi per noi abituale quanto la percezione del rilievo o la lettura delle parole. In ciò che Egli ha di più vivo e di più incarnato, Dio non è lontano da noi, fuori della sfera tangibile; ma ci aspetta ad ogni istante nell'azione, nell'opera del momento. In qualche maniera, è sulla punta della mia penna, del mio piccone, sul mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero. È portando sino all'ultima perfezione na­turale il tratto, il colpo, il punto al quale mi sto dedicando, che co­glierò la Meta ultima cui tende il mio volere profondo» (Teilhard de Chardin, Ambiente divino. 19)

 

CAMMINO DELLA SETTIMANA

Due spunti su cui meditare, a Voi cercarne altri

  • 42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.

  • La vita eterna non è questione di 'quantità', ma di 'qualità': vivere le solite cose quotidiane , 'mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito...' (v. 39), in maniera consapevole e nella modalità dell'amore.

Buon cammino!!



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Letto 2365 volte Ultima modifica il Sabato, 17 Dicembre 2016 19:38

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